Balotelli e Verona: un amore mai nato, ma è la sua ultima possibilità
Le voci degli ultimi giorni parlano del possibile trasferimento di Mario Balotelli al Chievo Verona. Una notizia che solo qualche anno fa avremmo preso per ridicola, da fantacalcio. Eppure oggi, a diversi anni di distanza, non suona poi così strana. Cos'è cambiato nel calcio in questi anni per far sì che un talento indiscusso, come quello di Balotelli, finisca in provincia? Probabilmente niente. Ad essere cambiato è proprio Mario, uscito ridimensionato dalla seconda esperienza fallimentare nel “suo” Milan.
Forse è giusto così. Forse dopo anni di eccessi e balotellate a cui ci ha abituato l'ex rossonero è bene ricominciare da capo. Partendo, o meglio, ri-partendo dai campi di provincia. Lì Mario è nato, cresciuto ed è diventato una una delle migliori promesse del nostro calcio. Eppure, a pochi giorni dal suo 26esimo compleanno, Balo quelle promesse non le ha ancora mantenute e sembra già un calciatore a fine carriera, costretto ad “accontentarsi” della periferia pur di giocare a pallone.
MARIO E VERONA La società del presidente Campedelli sta dando una grossa mano all'uomo Mario, prima che al calciatore Balotelli. Tuttavia, il numero uno dei gialloblù non deve dimenticarsi del rapporto poco idilliaco, per usare un eufemismo, che c'è stato tra Balotelli e la città di Verona negli ultimi anni. I primi due episodi della lunga serie lo vedono protagonista ancora con la maglia dell'Inter: nella quartultima giornata del campionato 2008/2009 (il primo con Mourinho) " rel="nofollow" target="_blank">polemizza dopo un gol contro il Chievo e per tutta risposta il numero 1 gialloblù Sorrentino dichiarerà a fine gara: "Balotelli non venga più a Verona". Tutta colpa di un gesto, " rel="nofollow" target="_blank">il dito indice portato al naso per zittire i tifosi avversari, gesto ripetuto l'anno successivo dopo un altro gol, accompagnato anche da parole pesanti a fine partita: "I tifosi di Verona mi fanno sempre più schifo". Passiamo poi alla stagione 2013/2014, prima giornata di campionato: Verona-Milan. Nelle settimane che avevano preceduto il match, l'allora numero 45 rossonero a Sports Illustrated aveva definito i tifosi veronesi come “i più notoriamente razzisti in Italia”. Parole pesanti che, come solitamente avviene quando c'è Balotelli di mezzo, avevano generato non poche polemiche. Il sindaco Tosi gli diede il suggerimento di “provocare meno, così da rendersi un po' più simpatico”. Mario replicò promettendo di segnare con tutta la sua forza per provare a zittire eventuali “buu” razzisti, che però non arrivarono: gli unici sfottò ricevuti da Mario furono cori e applausi. In un'intervista a La Gazzetta dello Sport di qualche tempo dopo Balotelli disse: “Sa quando è stata l’unica volta che i tifosi avversari mi hanno distratto? A Verona, quando cominciarono a fare i cori in mio favore per sfottò… Non me lo aspettavo e mi mandarono in confusione”.
SUPER SCOMMESSA - Adesso, in uno dei più classici paradossi del mercato, il “Bentegodi” potrebbe diventare la nuova casa di Balotelli. E stavolta più che mai, può essere davvero l'ultima chance per Mario. Come si adatterebbe un personaggio così ingombrante in una piazza tanto piccola? Come potrà trovare l'intesa con i nuovi tifosi? Saprà il pubblico clivense trattare con i guanti il suo nuovo attaccante e “proteggerlo” dagli storici rivali durante i derby quotidiani? Sono questi i grattacapi che attanagliano Campedelli. La scommessa è super, proprio come il suo soprannome. Balotelli deve finalmente diventare grande e per farlo, dovrà usare quei super poteri quasi mai adottati nel corso della sua carriera: impegno, abnegazione e voglia di lavorare.
Forse è giusto così. Forse dopo anni di eccessi e balotellate a cui ci ha abituato l'ex rossonero è bene ricominciare da capo. Partendo, o meglio, ri-partendo dai campi di provincia. Lì Mario è nato, cresciuto ed è diventato una una delle migliori promesse del nostro calcio. Eppure, a pochi giorni dal suo 26esimo compleanno, Balo quelle promesse non le ha ancora mantenute e sembra già un calciatore a fine carriera, costretto ad “accontentarsi” della periferia pur di giocare a pallone.
MARIO E VERONA La società del presidente Campedelli sta dando una grossa mano all'uomo Mario, prima che al calciatore Balotelli. Tuttavia, il numero uno dei gialloblù non deve dimenticarsi del rapporto poco idilliaco, per usare un eufemismo, che c'è stato tra Balotelli e la città di Verona negli ultimi anni. I primi due episodi della lunga serie lo vedono protagonista ancora con la maglia dell'Inter: nella quartultima giornata del campionato 2008/2009 (il primo con Mourinho) " rel="nofollow" target="_blank">polemizza dopo un gol contro il Chievo e per tutta risposta il numero 1 gialloblù Sorrentino dichiarerà a fine gara: "Balotelli non venga più a Verona". Tutta colpa di un gesto, " rel="nofollow" target="_blank">il dito indice portato al naso per zittire i tifosi avversari, gesto ripetuto l'anno successivo dopo un altro gol, accompagnato anche da parole pesanti a fine partita: "I tifosi di Verona mi fanno sempre più schifo". Passiamo poi alla stagione 2013/2014, prima giornata di campionato: Verona-Milan. Nelle settimane che avevano preceduto il match, l'allora numero 45 rossonero a Sports Illustrated aveva definito i tifosi veronesi come “i più notoriamente razzisti in Italia”. Parole pesanti che, come solitamente avviene quando c'è Balotelli di mezzo, avevano generato non poche polemiche. Il sindaco Tosi gli diede il suggerimento di “provocare meno, così da rendersi un po' più simpatico”. Mario replicò promettendo di segnare con tutta la sua forza per provare a zittire eventuali “buu” razzisti, che però non arrivarono: gli unici sfottò ricevuti da Mario furono cori e applausi. In un'intervista a La Gazzetta dello Sport di qualche tempo dopo Balotelli disse: “Sa quando è stata l’unica volta che i tifosi avversari mi hanno distratto? A Verona, quando cominciarono a fare i cori in mio favore per sfottò… Non me lo aspettavo e mi mandarono in confusione”.
SUPER SCOMMESSA - Adesso, in uno dei più classici paradossi del mercato, il “Bentegodi” potrebbe diventare la nuova casa di Balotelli. E stavolta più che mai, può essere davvero l'ultima chance per Mario. Come si adatterebbe un personaggio così ingombrante in una piazza tanto piccola? Come potrà trovare l'intesa con i nuovi tifosi? Saprà il pubblico clivense trattare con i guanti il suo nuovo attaccante e “proteggerlo” dagli storici rivali durante i derby quotidiani? Sono questi i grattacapi che attanagliano Campedelli. La scommessa è super, proprio come il suo soprannome. Balotelli deve finalmente diventare grande e per farlo, dovrà usare quei super poteri quasi mai adottati nel corso della sua carriera: impegno, abnegazione e voglia di lavorare.