Balotelli è il migliore d'Italia: piace a Di Francesco, ma serve di più al Napoli
ADL, SICURO SICURO? – Innanzitutto bisognerà vedere l’estate di Mertens. Qualora il belga dovesse partire (scenario al momento lontano ma non impossibile), la presenza davanti del solo Milik richiederebbe certamente l’innesto di un rinforzo di spessore, capace di competere per una maglia da titolare non scontata. Il polacco infatti, viste le numerose assenze causa infortuni, non può dare troppe garanzie né da un punto di vista tecnico né di tenuta fisica. Ancelotti potrebbe così ‘accontentarsi’ dell’affare Balotelli nel caso in cui il Napoli non riuscisse ad affondare altri colpi diciamo così più eclatanti (Benzema o chi per lui). Se poi Mertens dovesse invece rimanere, ricordiamoci che l’ex tecnico del Bayern predilige il 4-2-3-1 (assieme al famoso ‘albero di Natale’): a differenza di Sarri, che usava questo modulo a partita in corso, Ancelotti potrebbe impostare il suo gioco a partire dalla convivenza di Mertens e Milik. O di Mertens e Balotelli, se preferite. Sotto, in un Napoli-Chievo di fine anno, Insigne cerca l’ariete oltre la linea difensiva clivense, mentre il belga gli si fa sotto, andando incontro al pallone. Ma Balotelli ha imparato ad attaccare lo spazio come in questo caso fa benissimo il centravanti polacco?
L’INTESA CON INSIGNE – Pare di sì. E la partita degli Azzurri contro la Francia, in particolare il secondo tempo, starebbe lì a dimostrarcelo. Vi sottopongo un caso abbastanza evidente: proprio Insigne, appena entrato in campo, premia il taglio profondo (stile Mertens) di un incredibilmente dinamico e volitivo Balotelli. L’intesa emersa dentro e fuori dal campo con il fantasista napoletano potrebbe forse avere peso in un’ipotetica trattativa.
Non so voi, ma io non me lo ricordavo così, Balotelli al Milan. Qualcosa è cambiato. Un tempo si defilava o giochicchiava spalle alla porta, lontano dall’area di rigore. Si rendeva innocuo da solo, depotenziandosi. Adesso finalmente attacca l’area con cattiveria, come dimostrano i tanti gol segnati in stagione non più da fuori, ma in the box (tolti 6 su rigore, 9 su 18 in Ligue 1; tolti 2 su rigore, 4 su 6 in Europa League). Ma poi avete visto come ha bullizzato Umtiti? Ci torneremo.
DESTRO, D’ESTRO – Quanto al talento, osserviamo la conclusione di questa stessa azione e gustiamocela un attimo. Una puntata improvvisa, in diagonale, alta di poco sopra la traversa. Preparata da due tocchi rapidi, sempre di destro: il controllo e un colpetto per aggiustarsela d’esterno. La cosa che sorprende è l’imprevedibilità nella prevedibilità. Balotelli non ama usare il sinistro (altro esempio nel primo tempo, quel tiro d’esterno dal limite, sempre sopra la traversa..), e ciò in parte lo rende leggibile (è per questo che Umtiti gli lascia tutto questo spazio, qui sotto?). Nondimeno entro quella prevedibilità, l’estro vien fuori. D’istinto, in controtempo sul portiere e sul difensore. Fosse stata appena più bassa, quella puntaccia insolente, che gol che avrebbe fatto!
GIOCO SPORCO – Dicevo del duello con Umtiti: Balotelli ha avuto la meglio su di lui in quasi tutti i contrasti. Con la forza fisica e con un po’ di mestiere, di gioco sporco. Tipo quello che gli è servito per proteggere palla e scaraventare a terra il difensore francese, poco prima di guadagnarsi la punizione dal limite da cui sarebbe nato il gol di Bonucci. Ha proprio ragione il Mancio: “In partite così lui ci sta, meglio di alcuni suoi compagni più giovani”. Ci sta tecnicamente, ci sta fisicamente.
DI FRA APPREZZA MA..– Il dinamismo espresso e questa fame rigenerante saranno piaciuti senz’altro a Di Francesco, l’allenatore della Roma. C’è però un problema: Dzeko non si tocca, e in più il tecnico pescarese avrà ancora il compito di valorizzare Schick nel ruolo di vice-Dzeko. Cosa andrebbe dunque a fare alla Roma Balotelli? Ormai è una prima punta. Può forse accontentarsi di essere una seconda linea uno che ha segnato in stagione (Coppe e Nazionale compresa) la bellezza di 27 gol?