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Balotelli è al bivio più importante della carriera. Come Baggio e Cassano...
Nel triangolo tra Verona, Brescia e Firenze - a meno di altre novità in arrivo - si sta giocando il futuro di Mario Balotelli. Due neopromosse, un club che è appena ripartito dopo un cambio di proprietà storico e che l’anno scorso ha rischiato la retrocessione fino all’ultima giornata. Provincia del calcio italiano, detto con il massimo rispetto. Squadre che puntano alla salvezza o - nel caso dei Viola - ad un piazzamento migliore dello scorso campionato. A 28 anni Mario non più Super è un vecchio ragazzo che deve reinventarsi, ritrovare stimoli, motivazioni e - in fondo - ritrovare quello che era. La sua carriera è declinata dai top club ai club di seconda-terza fascia. E’ già capitato ad altri campioni o presunti tali, ad altre stelle che non brillavano più di luce propria e hanno trovato nella provincia pallonara il piedistallo per il loro rilancio.
Antonio Cassano, dopo aver fallito al Real Madrid scelse la Sampdoria. Aveva 25 anni, il meglio sembrava averlo già dato. Ma a Genova trovò l’ambiente ideale per rigenerarsi. Gli capitò anche a Parma, qualche anno dopo. era reduce dalle stagioni contraddittorie a Milano, sulle due sponde, Milan e Inter. A Parma (con Donadoni in panchina) Cassano tornò Fantantonio. Va detto che l’ultimo colpo di coda non gli è riuscito. Proprio a Verona, l’anno scorso, quando ci provò ma poi alzò bandiera bianca. Era già un ex, non aveva la forza di ammetterlo a se stesso. La provincia ha fatto (molto) bene anche a Roby Baggio, sopratutto nella seconda parte della sua carriera. Fu la straordinaria stagione a Bologna a portarlo di peso ai Mondiali del 1998. Aveva appena scavallato i trent’anni, un fisico minato dagli infortuni: molti lo davano per finito. Baggio stupì tutti. Avrebbe meritato anche i Mondiali del 2002 in Corea-Giappone, perché quanto fatto a Brescia fu qualcosa di incredibile. Ma il Trap decise di farne a meno.
Andando a ritroso nel tempo scopriamo che Franco Causio nel 1982 conquistò un Mondiale giocando nell’Udinese, che Alberto Gilardino dopo il triennio al Milan è ripartito da un gradino più basso (Fiorentina, Genoa, Bologna) e che Bologna fu un toccasana per la carriera di Beppe Signori (scaricato dalla Sampdoria dopo gli anni d’oro nella Lazio) e per quella più di recente di Marco Di Vaio, capace, nel quadriennio 2008-2012 (dai 32 ai 36 anni) di andare sempre in doppia cifra (24, 12, 19 e 10) e diventare l’idolo della città. Ogni tanto funziona, ogni tanto no. L’ultimo Bobo Vieri - tra Atalanta e Fiorentina - raccolse qualche gol ma ebbe la consapevolezza che il suo periodo migliore era ormai alle spalle.
La provincia offre a tutti un’occasione. Ti dà fiducia e ti rimette al centro della scena, poi dipende da te saperla reggere, quella responsabilità. Balotelli è davanti al bivio più importante della sua carriera. Non è più un top-player, forse lo è stato solo per un attimo. Ha ancora tempo - se ne ha voglia - di dimostrare di essere ancora decisivo. Partendo da se stesso, ripartendo dalla provincia.
Antonio Cassano, dopo aver fallito al Real Madrid scelse la Sampdoria. Aveva 25 anni, il meglio sembrava averlo già dato. Ma a Genova trovò l’ambiente ideale per rigenerarsi. Gli capitò anche a Parma, qualche anno dopo. era reduce dalle stagioni contraddittorie a Milano, sulle due sponde, Milan e Inter. A Parma (con Donadoni in panchina) Cassano tornò Fantantonio. Va detto che l’ultimo colpo di coda non gli è riuscito. Proprio a Verona, l’anno scorso, quando ci provò ma poi alzò bandiera bianca. Era già un ex, non aveva la forza di ammetterlo a se stesso. La provincia ha fatto (molto) bene anche a Roby Baggio, sopratutto nella seconda parte della sua carriera. Fu la straordinaria stagione a Bologna a portarlo di peso ai Mondiali del 1998. Aveva appena scavallato i trent’anni, un fisico minato dagli infortuni: molti lo davano per finito. Baggio stupì tutti. Avrebbe meritato anche i Mondiali del 2002 in Corea-Giappone, perché quanto fatto a Brescia fu qualcosa di incredibile. Ma il Trap decise di farne a meno.
Andando a ritroso nel tempo scopriamo che Franco Causio nel 1982 conquistò un Mondiale giocando nell’Udinese, che Alberto Gilardino dopo il triennio al Milan è ripartito da un gradino più basso (Fiorentina, Genoa, Bologna) e che Bologna fu un toccasana per la carriera di Beppe Signori (scaricato dalla Sampdoria dopo gli anni d’oro nella Lazio) e per quella più di recente di Marco Di Vaio, capace, nel quadriennio 2008-2012 (dai 32 ai 36 anni) di andare sempre in doppia cifra (24, 12, 19 e 10) e diventare l’idolo della città. Ogni tanto funziona, ogni tanto no. L’ultimo Bobo Vieri - tra Atalanta e Fiorentina - raccolse qualche gol ma ebbe la consapevolezza che il suo periodo migliore era ormai alle spalle.
La provincia offre a tutti un’occasione. Ti dà fiducia e ti rimette al centro della scena, poi dipende da te saperla reggere, quella responsabilità. Balotelli è davanti al bivio più importante della sua carriera. Non è più un top-player, forse lo è stato solo per un attimo. Ha ancora tempo - se ne ha voglia - di dimostrare di essere ancora decisivo. Partendo da se stesso, ripartendo dalla provincia.