La rivincita di Bakayoko, ecco come Gattuso lo ha trasformato in 'atipico'
Martedì sera, a distanza di pochi mesi, il numero 14 del Milan si è preso la rivincita definitiva. Proprio contro il Napoli, ma stavolta al Meazza, in Coppa Italia. Ha giocato probabilmente la sua gara migliore da quando è in Italia. In realtà era da un po’ che Bakayoko stava facendo bene. Basti considerare il numero di clean sheet del Diavolo da quando il francese gioca titolare: tra campionato e Coppa Italia, su 14 partite il Milan ha mantenuto la porta inviolata per ben 8 volte. Notevole.
Saranno pure coincidenze, il merito non sarà senz’altro del solo Bakayoko, ma con Biglia, a inizio anno, un gol i rossoneri lo prendevano sempre. Inoltre sembra che Gattuso, col francese in mediana, abbia trovato una soluzione nuova, “atipica”, per usare una sua parola. Qualcosa che sorprende in primis lui stesso e lo invita a uscire dal cerchio delle sue certezze.
CLEAN SHEET FOR RINO – Ma prima di addentrarci nella “atipicità” di Bakayoko, consentitemi di mostrarvi un solo esempio per il quale, dunque non senza ragioni, associamo la presenza del gigante francese al dato sui clean sheet. Grazie al lavoro di Gattuso, ora vediamo un Bakayoko molto più attento alla posizione. Non avrebbe risolto, altrimenti, la minaccia concreta che appare qui sotto. Il buco tra Musacchio e Romagnoli sta per essere sfruttato da Milik, pronto a ricevere in taglio il filtrante di Ounas.
Soltanto un mediano che ha imparato a difendere guardandosi attorno, ad agganciare reparto a reparto, qui percepisce indirettamente il pericolo e si attiva. Mentre all’inizio dell’anno, era Gattuso stesso a sottolinearlo, pareva che Bakayoko sapesse difendere solo in avanti. Ora invece sa usare molto meglio la sua fisicità, i suoi gamboni.. Così Gattuso ha trovato un filtro vero, e molti dei pericoli cui verrebbe sottoposta la difesa e la porta del Milan, molto semplicemente, con Bakayoko in campo vengono disinnescati prima.
“VERTICE BASSO ATIPICO” – “E’ un vertice basso atipico, perché a volte preferisce puntare l’avversario con la fisicità invece di lanciare, ma i rischi che si prende ci danno la superiorità”. In queste parole di Gattuso si sente tutto lo stupore dell’ ex compagno di reparto di Andrea Pirlo. Di un allenatore che probabilmente sta mettendo in discussione il dogma (retaggio della sua esperienza personale) del regista coi piedi buoni, a cui si deve perdonare tutto in fase difensiva. Bakayoko non ha una gran visione di gioco, né tantomeno un buon lancio. Però sa fare filtro. Inoltre quando parte e punta palla al piede, mette in mostra un cambio passo che sorprende e rompe le linee degli avversari. Qui sotto un regista tecnico ma compassato solitamente riceve l’appoggio e o cerca qualcuno in avanti tra le linee o mette in porta un compagno o cambia gioco per il terzino (o l’ala) lato debole.
Bakayoko invece va in percussione sfidando in velocità Koulibaly. Notate di seguito “i rischi” di cui parla Gattuso: Paquetà e Kessie sono entrambi molto alti. Il francese strappando in conduzione ha intenzione di oltrepassarli. Se va, spacca, se la perde, son dolori.
Eccola qua “la superiorità” numerica cui alludeva Gattuso. Maksimovic e Malcuit devono affrontare nello stesso tempo la discesa di Bakayoko, la soluzione Piatek e la soluzione Borini. Uno scenario improvvisamente nuovo si spalanca davanti a chi era abituato ad ammirare le belle traiettorie, i bei cambi di gioco di Biglia. Mai e poi mai Biglia si sarebbe avventurato fin lì, sfidando un colosso come il centrale napoletano.
SE NON SFONDA, DELEGA – L’arrivo di Paquetà, che fa rima con qualità, bilancia oltretutto certi limiti di Bakayoko, specialmente in costruzione. Delle volte però il francese esagera con le deleghe. Tipo nell’immagine qua sotto, dove pur avendo tutto il tempo e lo spazio per girarsi e impostare, malgrado Allan, si limita a ricevere e a restituire il pallone a chi glielo ha affidato per uscire da una strettezza.
L’atipicità di Bakayoko è stata spesso letta come carenza di tecnica e visione di gioco, un impoverimento della manovra rossonera. E in effetti, alle volte, è un tantino d’impaccio.
Ma questa indigenza di visione e di tecnica, se prima balzava agli occhi per via di una certa sterilità e staticità dell’attacco, oggi è quasi risolta e coperta dal fresco dinamismo di Piatek e Paquetà. Il Milan ora non disdegna più la palla lunga a superare il centrocampo. Col Napoli ad esempio, lo ha fatto spesso con Donnarumma o attraverso i lanci dei terzini. Non insiste più nel fraseggio corto, cortissimo nella propria metà campo. E’ un Milan più diretto il Milan di Bakayoko. Un Milan più duro e forse anche più forte.