Giovani e italiani: dopo Ranocchia all'Inter, Macheda alla Samp. Si muoverà anche Paloschi.
Chicco e suoi fratelli, il mercato svolta.
Una generazione di ragazzi ha rubato la scena del mercato di gennaio, invertendo la tendenza che vedeva i club preferire l'usato garantito nella sessione invernale. Questa volta, nel cimitero degli elefanti (non si offendano gli over 30) le società non hanno ancora pescato. Né sembrano intenzionate a farlo: per curarsi le ferite e dare una sterzata al campionato, oggi, si predilige l'investimento sui giovani, con il Milan e l'eterno Peter Pan, Cassano, a fare da eccezione. Le cavalcate di Andrea Ranocchia e Federico «Chicco» Macheda, i primi a salire sull'onda verde, sono realtà: l'Inter ha ufficializzato ieri il trasferimento a titolo definitivo del difensore ventiduenne, blindato fino al 2015, mentre il perfezionamento del prestito dal Manchester United alla Sampdoria dell'attaccante classe 1991 è una pura formalità.

Battuta la concorrenza della Lazio, Garrone ha già fatto gli onori di casa: «Ha ben colmato il vuoto lasciato da Cassano, sicuramente farà buone cose. In questi cinque mesi cercheremo di trattarlo bene. Con lui l'entusiasmo è aumentato di dieci volte», così il presidente dei blucerchiati. Sul grande palco delle trattative, l'azzurro e l'azzurrino non recitano da soli. C'è una schiera che attira le strategie dei direttori sportivi, con gli italiani che finalmente hanno la loro parte: se i prezzi pregiati si chiamano Sanchez, Ilicic e Constant, i primi due classe '88, il centrocampista del Chievo '87, muovono il mercato anche i «nostri» Paloschi (dal Parma al Genoa via Milan), Destro (in rossoblù nell'ambito dell'affare Ranocchia) e Santon. Quest'ultimo aspetta di capire il proprio destino: dovesse finire nuovamente in panchina, potrebbe essere girato al Parma in cambio di Zaccardo. Difficile, pare che il brasiliano conti sulla giovane promessa.

Il progetto giovani dei nerazzurri, in ogni caso, dovrebbe arricchirsi di una nuova pedina: Marco Branca ha bloccato Luc Castaignos, diciotto anni, attaccante del Feyenoord. «Nel giro di una settimana si risolverà tutto, il “caso Benitez” ha rallentato un po' le cose, ma presto potrebbero esserci novità. Si sta parlando di un trasferimento a Milano a giugno», ha confermato l'agente dell'olandese. Quanto al «Niño Maravilla» dell'Udinese, Moratti sta preparando l'assalto con 18 milioni di euro e il cartellino di Biabiany come contropartita. Subito o a giugno. Fin qui la nuova tendenza. Alla quale fanno da contraltare le statistiche sull'utilizzo dei giovani in questa prima fase del campionato.

L'invito della Figc a puntare sulle speranze italiane, accompagnato dalla limitazione di un solo extracomunitario in entrata a fronte di uno in uscita, non ha prodotto risultati. Non c'è da stupirsi se nelle nomination della Fifa per il miglior Under 20, tra i vari Neymar, Lamela e Kakuta non figuri un calciatore nato in Italia e se solo due della lista, Babacar e Coutinho, giochino nel nostro Paese. Incrociando rose, formazioni e classifica della serie A, risulta che in zona Champions non c'è l'ombra di un Under 21 che abbia avuto un' incidenza sui risultati. Nell'undici titolare di Milan, Lazio, Napoli, Juventus, Roma e Inter l'impiego dei baby azzurri è ridotto al lumicino. Se il computo delle presenze venisse allargato anche ai prodotti stranieri, il risultato cambierebbe di poco.

Nella speciale classifica dei club refrattari, la Roma è al primo posto: Okaka, con la miseria di quattro apparizioni e 49 minuti accumulati, è l'unico '89 impiegato dai giallorossi. Di più «inesperti» neanche a parlarne. Nel contesto grigio, il Palermo rappresenta la splendida eccezione: in pianta stabile ecco Bacinovic, Pastore, Muñoz e Ilicic, il più vecchio con 23 anni da compiere e le attenzioni dell'Inter addosso. Di italiani, è vero, non c'è traccia. Ma Zamparini non è il primo patron da bacchettare.