Azzurrini, battiamo la Spagna come fecero le riserve Totti, Nesta e Buffon
Avevamo Buffon, Totti e Nesta, ma non erano i titolari. Perché in porta c’era Pagotto, un fenomeno nell’intercettare i rigori (poi purtroppo straordinario anche nell’infilarsi in brutte storie di doping, un po’ colpevole e un po’ vittima); la difesa contava su Cannavaro e Panucci, Fresi e Galante; in attacco giocavano Vieri e Del Piero, Inzaghi e Delvecchio. I più giovani saranno sbigottiti: per carità, molti di questi erano certamente fortissimi, ma non fino al punto da giustificare l’esclusione di Buffon, Totti e Nesta. Avevano forse fatto qualcosa di sbagliato? Erano fuggiti dal ritiro e li avevano smascherati la notte alle quattro? Oppure l’allenatore capiva pochissimo di calcio? Macché, niente di tutto questo. Semplicemente Buffon, Totti e Nesta erano - in quel 1996 - poco più che bambini.
Quella notte al Montjuic, lo stadio olimpico di Barcellona, due di loro erano comunque in campo, visto che la giovane Italia di Cesarone Maldini - uno che di calcio ne capiva eccome, anche se spesso si divertivano a farlo passare per retrogrado - aveva perso per strada tanti titolari. Del Piero era finito (spremuto) nelle grinfie di Sacchi per l’Europeo dei grandi, in Inghilterra, mentre Vieri e Inzaghi erano infortunati: dentro Totti, dunque. E in difesa c’era qualche problema da risolvere, così il ct aveva dato fiducia a Nesta che - al contrario di quanto racconta oggi qualcuno con la memoria corta - non giocava difensore centrale bensì terzino (il libero era Totò Fresi, i marcatori il fascinoso Galante e Cannavaro: i primi due sarebbero poi stati travolti dall’Inter).
Totti e Nesta, classe 76, tre anni sotto età, contro una Spagna strapiena di stelle, campioni già annunciati al mondo. Due, soprattutto: il madridista Raul e il barcellonista De la Pena. La Spagna era divisa, meglio uno o meglio l’altro? Di sicuro all’epoca erano entrambi straordinari, poi avrebbero avuto percorsi diversi: carriera fantastica l’attaccante del Real, promessa tradita il fantasista del Barcellona. Per arrivare in finale avevamo battuto, in quella final-four, una Francia altrettanto stellare (Vieira, Candela, Dacourt, Wilthord) con gol di Totti un bel po’ di barricate.
La festa era pronta, sulla collina del Montjuic: sembrava impossibile che la Spagna, quella Spagna, potesse perdere in casa. E pareva che ci fosse poco da fare anche dopo il gol (con deviazione) di Ametrano, perché Raul aveva pareggiato con una punizione magica e nel secondo tempo ci avevano chiuso in area. Poi l’espulsione di Amoruso, quindi quella dello stesso Ametrano e una resistenza eroica (e un po' fortunata), che quattro anni dopo ci tornò in mente durante Olanda-Italia dell’Europeo. Ai rigori l’eroe fu Pagotto e tutte le volte che abbiamo letto il suo nome sulle pagine di cronaca nera, in questi anni, ci siamo ricordati della sua faccia splendente di gioia quella notte a Barcellona.
Ecco, forse Di Biagio avrebbe dovuto mostrare le immagini di quella partita ai suoi azzurrini in queste ore che portano alla semifinale dell’Europeo. Allora - tra infortuni e fattore campo - eravamo decisamente messi peggio di oggi. Eppure…
@steagresti