Ausilio: 'Dybala poteva essere dell'Inter. No agli acquisti stellari, bisogna anche fare cassa. Su Modric, Zaniolo e CR7...'
STOP AL CALCIO - “Forse a 18 anni, non perché fossi scarso, anche se di certo non avrei giocato in Serie A, ma tra i professionisti direi di sì. Ma smisi - al tempo giocavo nella Pro Sesto - perché mi sono infortunai gravemente ad un ginocchio e avevo solo 16 anni. La prima cosa che ho pensato fu quella di fare l’allenatore, ma ero troppo giovane e non potevo avere una squadra da solo. Poi il presidente della Pro Sesto di allora, mi disse che avrei potuto fare il dirigente perché il calcio aveva bisogno di figure come la mia, in quel momento. Ma io rifiutai perché volevo fare altro. Ad inizio stagione mi presentai da lui- ancora mi ricordo quel momento- ma non figuravo tra gli allenatori. E mi disse: “O fai il dirigente, oppure vai a casa”. Per orgoglio ho resistito tre mesi a casa, poi mi ripresentai con la promessa di arrivare fino a giugno. Poi però mi avrebbe dato una squadra…Da lì, e grazie a Giuseppe Peduzzi, partì il mio percorso da dirigente”.
IN FAMIGLIA - “Consigli di mio figlio che studia per diventare direttore sportivo? A casa effettivamente ho qualche problema (ride, ndr) e lo sanno anche i protagonisti, lo sa Mino Raiola e anche Monchi. Mio figlio per anni mi ha fatto una testa così per Kluivert. Perché non l’ho preso? Forse perché altri ci hanno creduto di più. Le cose sono due: o è stato più bravo il mio collega della Roma oppure non mi sono fidato di mio figlio! Non saprei, era un giocatore che stimavo ma in quel momento ho pensato che forse all’Inter non avrebbe avuto lo spazio che merita un giovane come lui. Mio figlio gioca a livello amatoriale, ma gli piace vedere molte partite. Ogni tanto mi segnala qualche giovane ed un paio di nomi che mi ha fatto sono proprio di quei giocatori che ho in testa. Quindi meglio non far nomi…”.
ZANIOLO - “Oggi non baratterei il fatto di avere uno o due giocatori in più in cambio dei titoli che hanno portato-magari anche attraverso il sacrificio di questi ragazzi- all’Inter. Su tutti penso a Bonucci: è stato sacrificato in un’operazione con il Genoa nel 2009-2010 che ha portato all’Inter Milito e Thiago Motta. E sappiamo cosa ha vinto l’Inter grazie a questi due giocatori. Mi auguro che tra qualche anno parleremo di Zaniolo come ho parlato prima di Bonucci. Per prendere Nainggolan e vincere abbiamo dovuto sacrificare un ragazzo sicuramente di prospettiva”.
RIMPIANTO - “Coutinho, in assoluto. Sarò sincero, in quel caso non è stato tanto un discorso economico. Infatti appena venduto lui, acquistammo Kovacic ed Icardi. Sia io che Branca e tutta l’area tecnica dell’Inter avremmo tenuto il brasiliano per 20 anni, ma c’era un dato di fatto legato ai numeri: non giocava. E il calciatore ogni sei mesi veniva a dire che, giustamente, se ne voleva andare perché voleva giocare”.
DYBALA NERAZZURRO - “Venne organizzato un incontro tra il presidente e Zamparini e il numero uno rosanero lo può confermare. Io sono convinto che se in quell’occasione l’Inter avesse avuto la possibilità di fare un rilancio economico di un certo tipo, e magari più voglia e determinazione nello spendere qualcosa in più, probabilmente Dybala sarebbe diventato un giocatore dell’Inter. L’offerta era decisamente inferiore rispetto a quella che poi fece la Juve che comunque offriva al ragazzo la possibilità di giocare la Champions League. Però la coppia Icardi-Dybala era intrigante per tutti, anche per il calciatore”.
KOVACIC - “Sono particolarmente legato a lui perché è uno di quei talenti del calcio di cui non puoi non innamorarti: non puoi non pensare bene di un ragazzo come lui. Un suo ritorno? C’è stato il pensiero, ma mai nulla di concreto perché non c’erano le condizioni. Io non ho mai avanzato una richiesta formale al Real Madrid, anche se mi sarebbe piaciuto poterlo fare. Ma non è escluso che in futuro ci possa ancora essere il piacere di lavorare con un calciatore così”.
SOGNO MODRIC - “Durante la trattativa di Vrsaljko gli agenti ci buttarono lì questa idea. Io rimasi sorpreso da quelli che erano i contorni. Nel senso che mi sembrava talmente strano che una società come il Real Madrid potesse privarsi di Modric dopo aver perso Ronaldo. Non ci credevo fino in fondo, ma allo stesso tempo mi sono detto perché non sognare? Mi limitai di rispondere che noi c’eravamo e, se è vero che quello che dite è realizzabile, parlatene con il Real e fateci sapere. Noi non ci siamo sentiti di iniziare una trattativa perché sapevamo anche quelle che erano le nostre possibilità. Gli agenti erano convinti di poter portare avanti una linea e che il giocatore si sarebbe potuto liberare. Ma ribadisco che noi non abbiamo mai avanzato nessuna offerta. Né al Real Madrid, né al calciatore. Un sogno svanito, anche per il futuro? Oggi nel calcio non puoi dire mai mai a niente”.
MOURINHO - “Di questi tempi – in cui tutti possono dire la loro soprattutto sui social- non mi sorprende più niente. Noi lavoriamo in un modo molto più razionale, ci facciamo prendere poco dall’emotività e, io per primo, sono molto poco “social”. Difficile che ci si faccia condizionare dal movimento mediatico. Noi siamo sempre molto più attenti a quello che è il campo, il lavoro e la progettualità. Il nostro è un progetto che parte ormai da un anno e mezzo con Spalletti e durerà ancora tanto tempo con lui”.
PROSSIMO MERCATO - “Dovrà tenere conto del Fair play, ma non avrà più il problema del settlment agreement, quindi non ci aspettiamo acquisti stellari. E’ un mercato che sarà fatto puntando sui giocatori di qualità che possono migliorare l’Inter, ma anche puntando in qualche modo a fare cassa. Non si può pensare solo a comprare”.
SABATINI E ORA MAROTTA - “Non mi dà fastidio a livello di lavoro perché in realtà non è mai cambiato nulla per me. E anche adesso, già dopo i primi confronti con Marotta -c’è stima reciproca da tantissimi anni- e comunque lui è l’amministratore delegato. L’unica cosa è che, a differenza degli altri nel passato, lui ha una conoscenza diversa dell’area sportiva e io cercherò di beneficiare di questo”.
RAPPORTI CON LA CINA - “I primi tre, quattro mesi sono stati un po’ difficili perché era tutto nuovo, per noi ma anche per loro. Ma hanno una grandissima capacità di assorbire le cose, imparando e facendo subito bene. In tre, quattro mesi era cambiato tutto: fortunatamente ad ottobre mi sono ritrovato ad avere un Presidente come Steven Zhang, da subito operativo a Milano, decisionista e che ha fatto da tramite tra noi e la Cina, la proprietà che di fatto era lontana in tante cose, a partire dal fuso orario per fare un esempio, non lontana, invece, in quello che era il sostegno, la vicinanza e il supporto. Mandare Zhang a stare tutti i giorni con noi a vivere la quotidianità è stata una scelta che in pochissimi mesi ha portato l’Inter ad essere strutturata come è oggi. Suning è ambiziosa e vuole una Inter che torni a vincere, non si accontenti di essere seconda o terza o quarta. Però per arrivare a vincere e soprattutto durare nel tempo devi creare delle basi, delle fondamenta. Non puoi pensare di essere una grande squadra perché vai sul mercato e compri i migliori calciatori”.
CRISTIANO RONALDO - “Bisogna essere onesti: noi non saremmo stati pronti per Ronaldo. Non è che dico no, io vorrei avere tutti i migliori calciatori del mondo. Ma ci sono momenti in cui te lo puoi permettere e altri momenti in cui, in modo sincero, devi dire no. Al di là che non ci sia stato proposto, l’Inter non avrebbe potuto sostenere quel tipo di operazione, neppure i 100 milioni e quello che poi è lo stipendio del calciatore. Bisogna essere molto onesti con le persone e dire quello che si può fare. Quello che oggi possiamo dire ai nostri tifosi è che stiamo lavorando duramente per far tornare l’Inter più presto possibile a vincere”.
KLUIVERT - "Lo sanno tutti i protagonisti, mio figlio mi ha fatto una testa così per Kluivert. Non l’ho preso perché altri ci hanno creduto più di me, un po’ perché è stato bravo Monchi e un po’ perché mi sono fidato poco di mio figlio. E’ un giocatore di cui ho stima. Immaginando le caratteristiche di questo giovane talento e pensando a chi c’era lui in quel posto ho pensato che da noi non avrebbe avuto lo spazio di cui avrebbe avuto bisogno un giovane".