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    Auguri Adriano: Imperatore di Milano, erede mancato di Ronaldo all'Inter

    Auguri Adriano: Imperatore di Milano, erede mancato di Ronaldo all'Inter

    • Andrea Robertazzi
    Compie oggi 35 anni Adriano Leite Ribeiro, uno dei giocatori più amati della storia recente dell'Inter e non solo. L'Imperatore, arrivato in Italia giovanissimo, è stato capace di guadagnarsi l'amore incondizionato del popolo nerazzurro in una manciata di minuti, otto per la precisione. Il 14 agosto 2001, infatti, il Biscione è impegnato in un'amichevole di lusso contro il Real Madrid: il punteggio è bloccato sull'1-1 e ci pensa proprio quel giovane brasiliano, entrato all'84', a deciderla con una rete incredibile. E la botta su punizione che ha risolto quel match è la perfetta istantanea di quella che è stata la carriera di Adriano: un colpo al cuore, tanto potente quanto effimero. Un'illusione, una meteora, capace di segnare, nella sua incostanza, un'epoca. 

    L'ASCESA - L'Imperatore è arrivato in Italia negli anni in cui a Milano imperversava come un flagello Ronaldo, il giocatore più forte del mondo. Uscire dall'ombra del Fenomeno, però, non è stato difficile per Adriano che già al suo debutto aveva conquistato tutti. Giancarlo Padovan, sulle pagine del Corriere della Sera, dopo quella punizione contro il Real Madrid lo ha subito innalzato al livello di Ronie: ''Forse è stata un’allucinazione, ma ieri sera, al 39′ della ripresa, ci è parso che nell’Inter giocasse Ronaldo. Non era lui, ma uno che, se possibile, in otto minuti ha fatto vedere di essere addirittura superiore''. Arrivare, ed avere un impatto del genere, è sinonimo di futura grandezza; e nel giro di pochi anni, infatti, Adriano si è preso tutte le luci della ribalta. Prima la parentesi alla Fiorentina, poi l'avventura convincente a Parma, ed infine il ritorno all'Inter. Tra il 2004 e il 2006 il brasiliano era a tutti gli effetti uno dei più forti giocatori del pianeta; all'apice della carriera Adriano era un attaccante formidabile, dotato di incredibile forza fisica e potenza. Nella mente di tutti restano le azioni personali del brasiliano, che in più occasioni ha imposto la sua superiorità fisica sugli avversari; memorabile il gol contro l'Udinese a San Siro, che lo ha visto protagonista di una cavalcata inarrestabile. Partito dalla sua area di rigore, Adriano ha percorso quasi tutto il campo palla al piede, seminando il panico nella retroguardia dei friulani e arrivando a concludere con una delle sue proverbiali botte da fuori. In questi anni il brasiliano si è guadagnato anche il soprannome di Incredibile Hulk per via delle sue azioni di pura potenza e della sua incredibile forza fisica. Qualità che gli hanno permesso, nei suoi anni a Milano, di mettere a segno 74 gol in 177 presenze e di vincere otto trofei.

    IL VERO EREDE DI RONALDO - Non solo con la maglia dell'Inter, ma anche in nazionale, Adriano è stato protagonista di una fulminante ascesa, e di un altrettanto repentino declino. Con il Brasile l'Imperatore ha giocato 48 partite andando in gol per 27 volte e vincendo una Confederations Cup nel 2005 e, soprattutto, una Copa America nel 2004, della quale è stato anche capocannoniere con 7 gol. E proprio nella celebre finale del 2004 contro l'Argentina, Adriano è stato decisivo segnando il gol del 2-2 al 93' e realizzando anche il primo dei rigori che hanno portato il Brasile a prevalere sui rivali di sempre. E anche in patria Adriano è stato capace di conquistare il cuore di tutti, al punto da ottenere l'appellativo di erede di Ronaldo. Il solo che sia stato omaggiato con un paragone tanto importante dal popolo brasiliano, che nelle movenze dell'Imperatore aveva rivisto il Fenomeno, con il quale Adriano ha condiviso la maglia dell'Inter, oltre a quella verdeoro.

    A UN PASSO DALLA GRANDEZZA - Nel momento migliore della sua carriera, però, Adriano si è fermato in modo tanto netto quanto imprevedibile. La prematura scomparsa del padre, infatti, è coincisa con il declino di quello che poteva essere uno dei più grandi di sempre; il dolore, unito ad un carattere particolare, ha compromesso in modo irrecuperabile la carriera del brasiliano, che si è progressivamente sgonfiato fino a scomparire. A noi, però, piace ricordarlo quando era al massimo delle sue forze: fisiche e mentali; negli anni in cui era diventato l'Imperatore di Milano e il popolo di San Siro inneggiava a lui come ad una divinità. Ricordi inevitabilmente colmi di nostalgia per ciò che poteva essere, ma non è mai stato. Auguri Imperatore.

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