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Atletico, Simeone: 'Non c'era anno migliore per vincere la Liga, il futuro...'
Che differenza c'è con il campionato vinto nel 2014?
"È diverso, sono altri momenti. Quello che il mondo oggi sta vivendo è una situazione molto triste e difficile. Menomale che abbiamo potuto dare un po' di allegria a tanta gente che ha vissuto momenti difficili. Siamo stati al primo posto per trentadue giornate, sono grato a tutti, a chi ha giocato di più e a chi meno. Hanno fatto uno sforzo enorme. Abbiamo centrato l'obiettivo da squadra".
Quando l'arbitro ha fischiato la fine quale è stata la prima cosa a cui hai pensato?
"Prima di tutto ho sorriso, mi è venuto da ridere: è stato naturale, non so perché. Un'allegria che mi è nata dentro. Io mi ricordo quello quello che mi passava per la mente quando andammo via dal Calderon: ero convinto che il club avesse un futuro e non mi sono sbagliato. Il club continua a crescere, tutti hanno fatto un lavoro enorme, anche la gente che non appare. Hanno dato al club una stabilità impressionante anche aldilà dei risultati. Sono stati sempre continui, mettendo sempre lo stesso impegno. Fra poco ci abbracceremo anche con i tifosi: dispiace che non siano qua".
Qualcuno si stancherà mai del Cholo?
"Magari sì, però io ho la testa dura. Te lo ripeto: quel pomeriggio che uscimmo per l'ultima volta dal Calderon e mi chiesero perché fossi allegro, risposi che lo ero perché sapevo che il club stava crescendo".
Su Correa e Suarez.
"Da un sacco di tempo dico ad Angel (Correa, ndr): 'Perché non fai un gol di punta?'. È un gol da calcio a cinque perché non dai tempo al portiere di reagire. Ha fatto una stagione straordinaria: è arrivato in nazionale stabilmente e se lo merita perché ha lavorato e ha saputo soffrire. Nel quotidiano ha sempre mostrato umiltà. Per quanto riguarda Luis, è semplicemente Suarez, non bisogna dire altro".