Atletico Roma:| In tre sospesi per doping
Il doping e la droga arrivano nei settori giovanili del calcio. L'allarme arriva da Roma, dove l'Atletico, la terza società calcistica della capitale (la prima squadra è seconda in classifica in Prima divisione, in lotta per la promozione in serie B), ha eseguito per la prima volta in Italia, test antidoping sui ragazzi - minorenni - del settore giovanile, con le dovute cautele per la privacy e con il consenso dei genitori. Tre atleti della squadra degli Allievi nazionale, sedici anni, sono risultati positivi e sono stati sospesi. Un'inizativa importante quella dell'Atletico Roma che ha iniziato in questa stagione un nuovo percorso nel mondo del calcio professionistico cercando di coniugare risultati sportive e attenzione ai valori dello sport. La massima attenzione alla crescita sportiva e umana dei ragazzi del proprio settore giovanile, diretto da Luca Bergamini, è parte fondamentale di questo progetto. E la lotta al doping e alla droga non può che esserne il fulcro.
Tre ragazzi, atleti, di sedici anni trovati positivi sono un dato preoccupante ma che purtroppo non sorprende. Perchè anche da indagini e questionari svolti dal Settore giovanile della Federcalcio, che segue da anni con iniziative e progetti la questione doping arivano risposte sconcertanti. Dalle risposte dei ragazzi, coinvolti in progetti-incontri con le scuole, è emerso infatti che la maggior parte dei giovani, pur di migliorare la prestazione sportiva, è disposta ad assumere sostanze illecite:non c'è in pratica alcun preconcetto nell'uso di prodotti proibiti. Ma, spiegano in Federcalcio, dalle risposte anonime fornite dai ragazzi negli incontri, appare anche che in maggioranza si dichiarano sensibili alle tematiche ambientali, all'ecologia, al riciclaggio dei rifiuti, ma poi nel tempo libero non rinunciano a "sballare" con alcol, droga, pasticche. Risposte e dati che impongono un impegno deciso. Gianni Rivera è da pochi mesi presidente del Settore giovanile della Figc ed è pronto a prendere in fretta inziative concrete per contrastare un fenomeno che può diventare pericoloso.
E' pensabile che un'iniziativa così importante, come quella dell'Atletico Roma, possa essere estesa a tutta l'Italia e resa anche obbligatoria, in primo luogo per la tutela della salute dei ragazzi?
"Fermo restando che si facciano in modo da garantire l'anonimato - stiamo parlando di ragazzi minorenni - è un'iniziativa da fare. La lotta contro il doping è fondamentale, lo è a maggior ragione se si parte dal settore giovanile. E oltre ai test è importante che si facciano campagne, iniziative e progetti (che la Federazione fa sempre) contro l'uso di prodotti dannosi. L'unico problema può essere convincere le famiglie".
Ci sono due aspetti diversi, per quanto riguarda i giovani e il doping. Da una parte l'uso di sostanze che si pensa possano migliorare la prestazione sportiva, dall'altra una tendenza, non generalizzata ovviamente ma purtroppo diffusa, allo "sballo". Cosa si può fare?
"E' ovvio che noi come Federazione possiamo intervenire sul primo aspetto, per ciò che avviene sui campi di gioco, e lo facciamo da anni con iniziative e progetti, anche in collaborazione con le scuole. Sul secondo problema, che non possiamo non ignorare, possiamo fare campagne per spiegare che anche fuori dal campo bisogna stare sempre attenti".
Lei ha detto che convincere le famiglie ad eseguire test regolari potrebbe essere un problema. Perché?
"E' una questione culturale. Molti genitori purtroppo pensano che usare una sostanza vietata possa migliorare la prestazione sportiva, sperando così che il proprio figlio possa emergere meglio e più rapidamente, in prospettiva di un veloce guadagno. Non si rendono conto che magari il danno non arriva subito, ma potrebbe essere ancora maggiore in futuro. Per questo è importante la prevenzione: noi come Figc per questo motivo cerchiamo la massima collaborazione, e le iniziative delle singole società, proprio a partire dal settore giovanile, non possono che essere utili e fondamentali".