Atalantamania: Una rosa e qualche spina
Il pallone è sempre lì, a bordo campo, sospinto solo dal vento di un tempo pazzo. In attesa che qualcuno torni a calciarlo, in attesa che gli eroi pagani del nostro tempo indossino nuovamente scarpette, parastinchi, calzoncini, magliette e così via. Fino all'8 luglio, appuntamento a Zingonia, ecco quanto dovranno pazientare i tifosi atalantini. I beniamini al mare, il popolo pallonaro in trepidante attesa della ripresa.
Ma c'è chi nel frattempo, tra gli uffici dirigenziali, è chiamato a un lavoro alacre. Muovere le pedine, guardare avanti, ragionare sui bilanci, costruire la squadra più adatta. Una, più di tutte, pare la priorità: sfoltire la rosa. Spinosa, spinosissima perché lunga. Trentacinque guerrieri ad alternarsi in campo, a tanto si è arrivati nella stagione appena messa in soffitta: un'enormità. Qualcuno andrà certamente via, ed è la scoperta dell'acqua calda: chi per fine prestito, come Budan o Parra; chi perché portato via con forza dai nodi di un'offerta irrinunciabile. Ma ancor prima di addobbare la sala stampa di Zingonia con le maglie dei nuovi acquisti, già una ventata di facce nuove – che allo stesso tempo ingrosseranno ancor di più la rosa – si appresta a tornare al Centro Bortolotti.
Sono i talentini cresciuti nel vivaio di Mago Favini, partiti per lo Stivale con il sogno di sbocciare sui campi verdi dell'Italia del cuoio. Per molti, i più giovani, sarà una semplice pit-stop: qualche scartoffia burocratica e via ancora, per un'altra stagione di gavetta. Ma per altri, invece, sarà l'occasione per giocarsi, in quel del ritiro di Rovetta, carte importantissime: Colombi, Almici, Kone, Minotti, Baselli, Ardemagni, la pattuglia già scalpita.
Ecco, si diceva: sfoltire la rosa. Pare doveroso, per una questione tecnica e – mica poco – per motivi di bilancio. Servono coraggio e un'ottima sagacia in sede di mercato: liberarsi di qualche ingaggio pesante, magari partendo da alcuni acquisti dell'ultimo mercato invernale. Svecchiamento, ringiovanimento. Uno zoccolo duro, i giusti sostituti in caso di partenze dei big e, attorno, i giovani più maturi. D'altronde, non dovrebbe essere la filosofia nel Dna della Dea?