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    Atalantamania: trionfa solo la Lazio (ma che esagerata!) e il mercato…

    Atalantamania: trionfa solo la Lazio (ma che esagerata!) e il mercato…

    • Marina Belotti
    Capisci che la Dea è ormai nel novero delle big e che la Lazio teme di non esserlo più, quando al fischio finale la banda di Inzaghi invade il campo, salta sollevando al cielo borracce a mo’ di Scudetti e fa partire la rincorsa verso una Curva che non c’è. Dall’altra parte, mister Gasp sorride. Forse sarcastico, perché ha già pronta la ramanzina per i suoi. Forse realistico, perché per una volta ha dato la preferenza a un trofeo. Vero però, non colmo d’acqua rinfrescante. La Coppa Italia, invisibile in campo (‘risplende a Formello’), eppure così tangibile. 
    Ma forse, semplicemente, ieri la Lazio ha capito di aver vinto ‘stra meritatamente’. Questa volta.
     
    LE CORSIE…- Nel giorno che precede la fatidica chiusura del mercato, la Dea capisce invece l’importanza di occupare le corsie dei piatti pronti dotata di un carrello bello ampio. Corsa, maturità, qualità e tecnica le hanno affinate nel tempo Hans Hateboer e Robin Gosens, e se quando uno di loro manca la differenza si vede, quando mancano entrambi la Dea si affloscia su sé stessa. I sostituti ancora troppo acerbi- e di quello ne basta uno, con la A maiuscola…-inesperti, invasi da una frenesia cattiva consigliera. Su Maehle si può chiudere un occhio, gli serve solo tempo-anche se di tempo non ce n’è-ma a sinistra manca un rinforzo al tedesco goleador. E, se l’ex Genk si candida su quell’out, ritorniamo alle solite: alla ricerca disperata del vice Hateboer, che poi, è ancora il vice Castagne. 12 mesi dopo. A 8 ore dal gong forse è troppo tardi, ma in estate dovrà essere il primo pensiero.
     
    …DEL SUPERMERCATO- Romero e Pessina: i super acquisti del mercato al solleone che, se si assentano per appena 90’, tornano e ritrovano i compagni confusi, smarriti e sconfitti. Sono loro a mancare di più in un’Atalanta a ranghi ridotti (sì, cara Lazio, questa Dea era priva di 4 titolari). La ‘positività’ presunta del gladiatore della retroguardia ha costretto Gasperini a ributtare nella mischia un Palomino che si era già perso, e non solo la maglia da titolare. A pregiudicare il risultato sono errori elementari che, con il rinforzo acquisito dalla Juve, la Dea aveva imparato a non commettere. Non a caso, era lui il migliore in campo di tutti gli ultimi match. Insostituibile, un po’ come Pessina: Miranchuk ne fa sentire tutta la mancanza, senza l’ago giusto il centrocampo non ricama e il tridente cuce sfere spaiate, impossibili da rattoppare anche per Malinovskyi, che anzi perde il filo del gioco in più di un’occasione. No, l’unico degno sostituto del figlio di Juric è Mario Pasalic, ma bisogna vedere come torna- anche se ieri ha detto bene-, o chissà, magari proprio il biondino pescato in extremis tra i banchi del supermercato.
     
    SKOVALENKO- Scovarlo ieri è stata un’impresa quasi impossibile. Avvistato prima a Orio al Serio, poi a Malpensa, infine in un hotel del centro città. Ma non era un fake, anche perché di così biondi a Bergamo ce ne sono pochi, il centrocampista ormai ex Shakhtar è arrivato all’Atalanta con cinque mesi di anticipo, pronto ad ambientarsi per imparare il calcio-show gasperiniano che affascina il quasi venticinquenne ucraino dalla notte di Kharkiv. Si attende solo l’ufficialità, ma gli addetti ai lavori non hanno perso tempo a dargli il benvenuto: c’è una semifinale da preparare e una Champions a cui pensare. La Dea ormai è una big e batterla ha il sapore di un’impresa. Chiedere alla Lazio.

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