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    Atalantamania: si doveva giocare ieri, ora giocare (e vincere) mercoledì. Con o senza Gomez e Ilicic

    Atalantamania: si doveva giocare ieri, ora giocare (e vincere) mercoledì. Con o senza Gomez e Ilicic

    • Marina Belotti
    Alle 15.46 mister Gasperini gettava a terra un foglio negli spogliatoi. Non per la rabbia del rinvio della gara contro l’Udinese, anzi!, ma per cancellare subito quella formazione e strappare altra carta bianca dal suo block notes per preparare la sfida di Amsterdam. 
     
    PIOVE SUL BAGNATO, E MENOMALE!- Alla fine il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino si sarà pentito di non aver fatto giocare Udinese-Atalanta quel sabato 5 tanto richiesto. Eh sì, perché adesso vai tu a trovare una nuova data utile nel 2021 tra turni infrasettimanali, Coppa Italia e impegni europei di un’Atalanta che, alla peggio, sarà comunque in UEL. Una bella gatta da pelare anche se la Dea, zitta zitta, è più che contenta. Oggi mancavano Pasalic, Mojica, Gomez, Ilicic, Miranchuk, Gosens e Malinovskyi era a mezzo servizio. Rafael Toloi era intirizzito dal freddo già solo con felpa e cappotto. Il centrocampo, cuore dell’azione e del possesso palla nerazzurro, era una piscina nemmeno divisa in corsie. Il gioco palla a terra della Dea, con il terreno zuppo, non avrebbe di certo agevolato un attacco ultimamente più ristagnante del terreno della Dacia Arena. Ma, soprattutto, ad aver solo 3 giorni per recuperare testa e gambe da una sfida all’altra, l’Atalanta se ne ritrova d’improvviso addirittura 8. Più riposo, più tempo per allenarsi (lo stanno già facendo ora direttamente a Udine) alla sfida contro i lancieri, senza 90’ in più nelle gambe, senza il peso di una tensione e un’aspettativa inevitabile dato che la vittoria in Serie A manca da ben 5 settimane. 
     
    NESSUN ALIBI- L’Atalanta quindi riposa e recupera ben volentieri, pronta ad andare a duecento all’ora nella gara più importante, quella di mercoledì sera ad Amsterdam contro l’Ajax. Gara che il tecnico di Grugliasco non ha definito decisiva, né la più importante della stagione, ma fatichiamo a credergli. Tra Champions ed Europa League la differenza c’è, eccome: scendere nell’Europa dei piccoli sarebbe, a tutti gli effetti, fare un passo indietro. L’entusiasmo di tre anni fa, del post Everton, Lione e Borussia, non potrà essere lo stesso dopo aver provato il brivido di sfidare il Psg, bloccare il City di Guardiola e schiacciare il Liverpool di Klopp. Nessun alibi (grazie al tempo, il tempo c’è), nessun positivo (solo Miranchuk, Gosens era un ‘falso’), ad Amsterdam bisogna scendere in campo per la vittoria perché, alla peggio, basta un pareggio per passare agli ottavi. 
     
    AFFAMATI DI CHAMPIONS- Per il secondo anno di fila, storici. L’unico a restarci male oggi forse è Matteo Pessina, che dal 1’ avrebbe preso posto nel tridente in quel ruolo di trequartista che più gli si addice e più sogna la notte. E ora, quando gli ricapiterà? Forse prima di quanto immagini, dal momento che la pubalgia blocca ancora Pasalic, Malinovskyi non è a pieno regime e Ilicic e il Papu Gomez….No, loro giocheranno mercoledì sera, ma il ‘come’ è rinviato a data da destinarsi. Intanto, oggi hanno saltato la preparazione di Udine, ma si spera che sotto i tetti bergamaschi abbiano fatto tabula rasa dell’infelice settimana lasciata alle spalle. Con la testa, più che col fisico. Perché servirà massima concentrazione, in Champions ogni errore costa, e non ci sarà spazio per rancori personali. La forza dell’Atalanta è sempre stata quella di lottare da e per la squadra, per la città, quest’anno più che mai. Per dare la possibilità ai nerazzurri, magari in Primavera, di far rimbombare il ‘The Champiooooons’, dal vivo, oltre i tetti del Gewiss Stadium rinnovato per l’Europa a cinque stelle. Gollini, superato lo spavento, è più combattivo che mai, Toloi, Romero e Djimsiti credono di più in loro stessi, rinfrancati dai pochi gol presi, Hateboer-de Roon-Freuler-Gosens hanno lasciato alle spalle i loro acciacchi e hanno fame di Champions, ma adesso tocca al tridente. Che deve tornare in campo senza nervosismi, con freschezza e brillantezza sotto porta. Che deve segnare alla Johan Cruijff Arena per ritrovare la serenità e non crollare. Salvezza ed Europa League ormai non bastano più.

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