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    Atalantamania: se questa è una capolista, la Dea si candida. La chiave è Pessina!

    Atalantamania: se questa è una capolista, la Dea si candida. La chiave è Pessina!

    • Marina Belotti
    Lo so, terminata la cena non avete resistito e vi siete andati a rivedere Milan-Atalanta. Perché, a meno che siate di sponda rossonera, vi siete divertiti troppo nell’happy hour del sabato sera a veder giocare l’Atalanta. In campo formato Champions, nel pieno rispetto di un avversario che ha sottomesso, dominando sul piano del gioco-con una pressione così alta da andare in ipertensione-della qualità del batti e ribatti tra le fasce, in dribbling e oscillazioni così forti che Meïté sta ancora smaltendo la sbornia. No, la Dea non aveva interrotto la sua striscia positiva, che continua imperterrita dalla manita dei Reds, aveva solo sbattuto contro il muro genoano e friulano. Perché contro chi le concede spazio e gioca a calcio fa faville, ma se si ritrova davanti un pullmino fermo con le spranghe non sa che pesci pigliare. Sono 14-quattordici-i punti persi con le ‘piccole’, 8-come l’Inter- quelli guadagnati con le grandi. E quando lo si domanda al Gasp, se un po’ di rammarico non ce l’abbia, a 48 ore dai 63 anni risponde con filosofia ed esperienza: “Non si può sempre vincere, altrimenti…”. No, non gliela mettiamo in bocca la parola ‘Scudetto’, la diciamo noi: se questa Dea bendata, che indovina in tre passaggi cechi la strada per la porta, trovasse il (diario) segreto per annullare le barricate delle Cenerentole, sarebbe lì, altissima, lestissima, potentissima. Il ritorno ci dirà tante cose ma la chiave, di questo diario, Gasperini ce l’ha già in mano: Matteo Pessina, l’ex pupillo del suo allievo. 
     

    CHIAVE DELLA TREQUARTI- Sì, Pessina è la chiave, perché se è al posto giusto gira bene lui, la squadra, la mediana e il tridente. È un dato oggettivo. Rispetto a Udine mister Gasp ne ha cambiati 5- Djimsiti, Freuler, Gosens, Ilicic e Zapata- eppure è proprio quell’1 che in campo c’era già ad aver cambiato tutto. Arretrato centrocampista, il duttile Pessina non si spegne né delude, ma è quando scia sulla trequarti che la Dea viaggia e gareggia per l’oro. Contro il Genoa, Malinovskyi e Miranchuk (il monzese era in panca) hanno dimezzato le occasioni da gol, la tenuta della palla, i triangoli tra mediana e area piccola. Stessa cosa alla Dacia Arena, con l’ex gialloblù a centrocampo, russo e ucraino senza feeling e i fili del tridente lasciati a penzolare. È sulla trequarti dal 1’, Matteo Pessina, quando la Dea sottomette il Benevento, e dal 1’ si riprende la trequarti a San Siro, facendo arrossire il Diavolo. E per uno che già ha fatto un mezzo miracolo- Gomez chi? Ah sì, lì una volta c’era il Papu…-la maglia della trequarti gliela possiamo anche lasciare. Quella nerazzurra di sicuro, ma ho il presentimento che anche quella Azzurra sia già in tintoria. 

    IBRAILICIC-Dice sempre la verità The lord of records, eppure quello sloveno che ieri l’ha messo in ombra tra media e campo, deve avergli dato un fastidio mica da ridere. Nemmeno risponde se gli piacerebbe giocare con Ilicic, in fin dei conti quel che ha fatto il 72 è normale, anzi: “Poteva fare anche più gol, è stato fin troppo gentile, quando gli dai troppo tempo è facile giocare…”. Facile inventare varchi, intuizioni e traiettorie, con la malizia di rigore e la freddezza sotto porta. Migliore in campo però no, ha ragione Ibra, quello è Romero, un soldato della Dea che ha annullato Zlatan ‘dio’, ha incornato in volata, ha fornito l’assist a Zapata altrimenti fermo al palo. Uno dei migliori colpi di mercato dell’Atalanta, diciamolo. Che adesso si prepara alla doppia onda biancoceleste (27 e 31 gennaio): c’è una Coppa, ancora, da vendicare…Per lo Scudetto, c’è tempo fino al 23 maggio: Milan, ti aspettiamo.

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