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    Atalantamania: pazza Dea, è festa Champions ma con la Juve così non vinci!

    Atalantamania: pazza Dea, è festa Champions ma con la Juve così non vinci!

    • Marina Belotti
    Mi ha colpito molto, al triplice fischio del derby della Capitale, l’esultanza della Roma. Alla fine di una stagione in cui non ha vinto nulla, non si è qualificata nell’Europa che conta, in cui ha trionfato con le piccole e ha perso con le grandi, in cui se le va bene giocherà in Conference, e non sa neanche se le conviene. Eppure, quanta acqua è schizzata dalle borracce giallorosse, quanti sorrisi per quella vittoria. 
     
    TUTTI ZITTI...- Mentre al Marassi, nella sua vecchia casa, Gasperini e la sua banda quasi facevano passare sotto silenzio un’impresa che invece ha dell’incredibile. La terza Champions di fila, raggiunta in anticipo, da vice campionessa d’Italia, con 78 punti e 90 gol tondi tondi. Eppure l’orgoglio, lo stimolo a migliorarsi sempre e lo smacco per le tre reti regalate al Genoa era così grande che “alla fine quasi non esultavamo per quanto l’abbiamo complicata”, ha svelato Gasp nel post partita. Ma c’è anche un altro motivo per cui in centro città i caroselli sono stati rimandati, e poco ha a che vedere col divieto di assembramenti. Bergamo, in silenzio, sta fremendo, palpitante come al 90’ avanti 3-4 al Ferraris. Perché, ora più che mai, è a un passo dal sogno, dal traguardo di una vita. I tifosi, non quelli razionali che contano incassi, ingaggi e ranking, più di tutto vogliono alzare al cielo quel trofeo. E allora sì che Bergamo esploderebbe, e via ai bagni nella fontana fronte Propilei. Come a una promozione in A, come a una salvezza. Percassi lo sa.
     
    TUTTI BUONI...- Ma sa anche che giocare 94’ come a Genova una finalissima di Coppa Italia è chiedere troppo alle coronarie. Dopo i punti buttati con Bologna e Torino (2-0, 2-2; 3-0, 3-3), più di un addetto ai lavori ieri alle 15.45 lasciava in fresco lo spumante, e non per superstizione. La mollezza del nemico e i bonus Champions sembravano stimoli sufficienti a indirizzare la gara verso la goleada. E invece, di nuovo, distrazioni e regali: Djimsiti, Gosens e Pessina tra l’altro, tre dei migliori in campo di sempre i benefattori. L’attenzione non basta mai, perché nessuno può fare del male a questa Atalanta, ma lei stessa sì. Vedendo giocare anche la Juve in serata, è proprio così. Sulla capacità offensiva, sul gioco di squadra, sugli schemi mnemonici, le sponde ala-ala che spaccano il tridente e la porta nemica, non c’è paragone tra le finaliste.
     
    COPPA, COPPA, COPPA- Ma concretizzare non basterà, anche con questo Duvan che si fa largo come un buttafuori alla rissa dell’anno, anche con questo Malinovskyi che umilia gli avversari, 6 gol e 9 assist nelle ultime 10. No, è nell’area piccola opposta che le antenne vanno drizzate: quando Chiellini si aggrapperà a una maglia, quando Cuadrado vedrà un tacchetto sul suo cammino al gol. Il trofeo d’oro e tricolore vestito dovrà conquistarselo a fatica la Dea, senza gestire, che tanto non le riesce proprio, è inutile. Attaccando, attaccando e attaccando ancora, perfino in difesa. Bergamo vuole la Coppa, simbolo concreto di un ciclo. Per questo ieri stava in silenzio. Mentre nella città del tricolore si farà festa dal 18 maggio.

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