Atalantamania: parenti serpenti, ma il cugino migliore è della Dea!
CON MURIEL&ZAPATA- ‘La vittoria è assicurata’. I due colombiani, insieme, volano che è una meraviglia ma è proprio la parola ‘insieme’ il vincolo necessario perché ciò accada e non è solo questione di gol, anche se in due finora l’hanno già messa dentro sei volte in tre partite, con una media di un gol a testa per gara. Contro la Spal, alla prima stagionale, Muriel subentra al 9’ della ripresa ed è proprio allora che la partita cambia volto, dando il la al ribaltone epico firmato e controfirmato proprio dal numero 9. Con il Torino invece, Muriel resta in panca, ma forse è un lusso che la Dea non si può permettere: a Parma perde ma ieri, appena il ‘bambolotto’ appoggia i tacchetti sull’erba di Marassi, ecco che ancora una volta tutto cambia: la spinta, l’aggressività, il valzer delle punte, lo stesso ballato dal cugino più piccolo in extratime. Forse è proprio questa presa di coscienza-per vincere l’Atalanta deve averli sempre in campo insieme-ad indurre Gasperini a non togliere più El Valenciano, nonostante il suo ginocchio voglia e necessiti altro. Niente da fare, di Malonovskyi proprio non si fida, e adesso i nerazzurri sperano che le gare senza il duo colombiano siano solo due. Ma intanto, a due giorni dalla prima di Champions, la notizia è di quelle brutte: con la Dinamo, la vittoria è tutt’altro che assicurata.
PROPRIO NON VAR- Ancora è troppo fresco nella mente dei bergamaschi l’episodio chiave nella finale di Coppa Italia, con Bastos che gioca a pallavolo e il Var che resta muto ad ammuffire, per non iniziare a pensar male. Da casa Lotito si passa a casa Preziosi, e c’è ancora qualcosa che non funziona: il rigore sacrosanto a favore dell’Atalanta deciso minuti dopo- quello inesistente a vantaggio del Genoa concesso subito, senza consultare il Var. E, a fine partita, si scopre anche il perché: il Var si era rotto, scuse e tanti baci. Una motivazione e un mea culpa sufficiente? No. Senza la magia dello Zapata giusto, saremmo qui a parlare di un’altra partita, con un tabellino ingiusto sancito da un arbitro in bambola. Perché, se il Var è effettivamente rotto e non può essere consultato, la partita va interrotta, come tra l’altro già successo. Un pit stop regolamentare, tanto quanto il passaggio di borracce e il taglio delle maniche. Il Var si sarà anche rotto, ma ora anche l'Atalanta, a cui non è sfuggito che il fuorigioco millimetrico di Gosens, Var o non Var, hanno avuto occhi di lince e prontezza di riflessi per segnalarlo subito. Ma il tridente nerazzurro è più forte della tecnologia e di chi continua a guardare storto questa favola provinciale.
QUI SI FA LA STORIA- E ora finalmente-perché Gasperini non ammetteva altrimenti-testa alla Dinamo Zagabria e alla prima gara in Champions League. 'La miglior squadra' cita l'inno Champions e quindi, Muriel a parte, tutti i titolatissimi dell'Atalanta scenderanno in campo dal 1'. Per portare a casa un risultato utile, la Dea dovrà fare tesoro della gara di ieri, magari con un pizzico di precisione in più nell'inquadrare la rete e sfruttare al meglio le occasioni. Lucidità della difesa per 90', falli solo laddove è necessario, corsa, tanta, perché è quello che le riesce meglio. E poi, soprattutto, la capacità di saper soffrire e resistere. Loro hanno giocato (e vinto) venerdì con l'Istria, l'Atalanta dovrà essere più brava a riprendere le forze e fare della continuità la sua arma vincente. L'altra, contro la dinamite avversaria, sono le goleade: la squadra croata ultimamente si è limitata a insaccare una volta sola e, se il reparto offensivo Made in Bg ingrana, il loro unico gol rimarrà quello della bandiera.