Atalantamania: menomale che Gattuso c’è!
CHE PAL…OMINO- Il primo ad imboccare lo scivolo e ad abbandonare la barca che affonda è Marten de Roon, fresco di intervista con la stampa a metà settimana, portavoce di futuri sogni di gloria al Marassi, che invece entra in breve in un incubo. Fortunatamente, si dovrà fare a meno di lui meno di che quel che si pensava all’inizio: escluse fratture o infrazioni, forte trauma conclusivo alla caviglia destra il verdetto. Il secondo a comparire nella giostra di questo parco giochi degli orrori però è chi non ti aspetti: Josip Ilicic. Beninteso, la Dea ha sempre avuto un conto in sospeso con i tiri dal dischetto, Copenaghen ne è solo l’ultima prova e Gasperini non sa più a che Santo appellarsi. Invoca Giuseppe vista la vicinanza al Natale, ma le cose non girano nemmeno per lo sloveno, con un tiro poco potente e intuitivo per Radu, che purtroppo non è lo Stefan laziale. Ma il capitano non ci sta, anche lui vuole metterci del suo: prende un clamoroso Palo, prima di battere corner da brividi, prevedendo le prime quattro lettere di chi peggiorerà, se possibile, la situazione.
PIU NERI CHE AZZURRI- Lasciando perdere-come la Dea- l’arbitraggio che non fa il suo Doveri con un altro penalty non assegnato per evidente tocco di mano di Criscito, la giornata più nera che azzurra non risparmia nessuno e dopo il pesantissimo errore di Hateboer, ecco che Palomino si fa espellere. Ok ragazzi, siamo all’antivigilia di Natale ed è brutto pensare di doversi allenare senza tener conto della Sacra Natività, ma condannarsi a morte a quattro giorni dalla partita più dura, quella con la Juve, è davvero da suiciDea. Soprattutto perché, ormai sotto di 3-1, commettere un fallo da ultimo uomo può significare solo due cose: o non sai che nel calcio anche se finisce 4-1 non ti tolgono 4 punti, ma sempre 3, o vuoi farti un viaggetto in Brasile per le feste.
DUE DI PICCHE- Tra l’altro, prima di finire in rosso, il numero 2 della Dea ce la mette davvero tutta per segnare, senza riuscirci mai: alla fine si rassegna, lui quella palla la vuole in rete, e così la infila nella porta sbagliata. Un Berisha portentoso non basta e la gara si fa sempre più rovente, non solo in campo: la panca bergamasca è ben presto decimata per proteste. A un certo punto, sono più i nerazzurri fuori dal Marassi che quelli nei confini dello stadio. Certo, il Genoa ha preparato al meglio la partita contro uno dei papà del grifone, l’ex Gasp, e gli 11 di Prandelli hanno attutito il colpo avanzando il baricentro all’occorrenza. Ma questa Dea, che con le piccole dà il peggio di sé e con le grandi il suo meglio, si prepara ad affrontare la Juve senza de Roon, Toloi e Palomino. Il Genoa ci ha fatto le feste, ma se non vogliamo sentire i botti di Capodanno dovremo prima di tutto esserci con la testa con chi è in testa. In attesa del ’19 l’Atalanta si affiderà al suo 19 contro l’altro 19: Djimsiti vs Bonucci, sperando che nel mentre Baroni arricchisca il Frosinone e condanni Gattuso. Come un certo Benevento un anno fa.