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    Atalantamania: Maehle vs Gasperini, l'ingratitudine dei numeri 3

    Atalantamania: Maehle vs Gasperini, l'ingratitudine dei numeri 3

    • Marina Belotti
    In quanti sono disposti a pagare il prezzo del successo? Pochi. Non solo in termini di fatica fisica, spirito di sacrificio, lacrime e sudore. Anche in termini di crescita personale, con scontri, confronti che fanno maturare, reagire, cambiare. Tenere testa è importante, in tutti i sensi, ma se lo fai tre settimane dopo un addio suona solo di vigliaccheria.

    MOLTO MAEHLE- E Maehle, prima di arrivare all'Atalanta, in Serie A, da mister Gasperini, era sì uno dei tanti. Lo conoscevano in pochi prima che cavalcasse la destra e la sinistra delle corsie laterali nerazzurre. Con l'Atalanta ha ottenuto sempre più spesso convocazioni in Nazionale, dove per un certo periodo è diventato anche il goleador. Due anni e mezzo a Bergamo, nessun post di ringraziamento, solo un "peccato non aver goduto del bel posto, stavo troppo tempo sul campo" che non sembra proprio una frase da professionista. 

    LUNGA FILA- E come lui ci sono Castagne, stesse 96 presenze del danese, Piccini, stesso ruolo di belga e danese, in un passato più lontano Papu Gomez e in un futuro fin troppo vicino Demiral. L'ingratitudine di chi ha ottenuto una seconda vita all'Atalanta, ma invece che dire grazie si lamenta che questo successo non sia stato impacchettato tra nastrini rosa e carta da festa con gli unicorni. "L'Atalanta non è per tutti", l'ha detto Toloi, il capitano.

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