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    Atalantamania, le assenze, i cambi, la presunzione: ecco cosa ha fatto perdere alla Dea la vetta

    Atalantamania, le assenze, i cambi, la presunzione: ecco cosa ha fatto perdere alla Dea la vetta

    • Marina Belotti
    Alle 16.56 di domenica 9 ottobre i sedili della Dacia Arena hanno restituito i loro colori: tutto lo stadio si è alzato in piedi, una standing ovation spontanea e totalizzante. Entrambe le squadre hanno raggiunto le loro curve, felici per il 2-2 come per una vittoria. L’Atalanta un po’ meno, certo, ma qualche secondo prima Arslan stava per metterle in rete la prima sconfitta stagionale, quindi alla fine va bene anche così. Tre ore dopo però era sfuggita la vetta, e il viaggio aereo di ritorno ha imposto qualche riflessione. Sabato sera a Bergamo arriverà il Sassuolo.
     
    LE ASSENZE- Aveva sopperito fino ad ora, magistralmente, soprattutto in difesa, ma ieri le assenze di Musso, Palomino, Djimsiti e Toloi, tutto il pacchetto completo, si sono fatte sentire. Pereyra e Beto confondevano senza dare punti di riferimento e il lavoro da fare per i giovani Okoli e Scalvini era doppio, triplo quando ci si metteva anche Deulofeu. La speranza ora è di recuperare l’albanese già martedì, come aveva svelato Gasperini alla vigilia, e averlo quindi per il Sassuolo. 
     
    I CAMBI- Sappiamo tutti che Muriel non ha i 90’ nelle gambe, non li aveva nemmeno quando interpretava il risolutore dalla panca, non li ha ora quando svolge la pratica e lascia il campo sul più bello. Ma gli ultimi minuti sono i più importanti, quelli decisivi, e Lookman aveva dato anche meno del colombiano. Certo, rischiava il rosso dopo l’esultanza mal interpretata, ma il Gasp non è uno da questi calcoli. Malinovskyi e Hojlund servivano per il 3-0 e invece sono stati spettatori del 2-2. La squadra si è seduta al loro ingresso, impossibile farlo con Lookman e Muriel a scalpitare a tutto campo. Ormai ‘LookMuriel’ è a tutti gli effetti la nuova coppia d’assi dell’area nerazzurra. Guai farne a meno. E poi Ederson e Soppy, pronti a entrare poco prima del 2° gol nemico e bloccati all’ultimo dal Gasp: magari, interrompendo il gioco sul più bello, l’Udinese sarebbe stata meno entusiasta e Demiral avrebbe avuto 30’’ in più per capire di marcare bene e meglio Perez. Ma col senno di poi...
     
    LA PRESUNZIONE- Se la sentiva già un po’ in tasca questa vittoria. L’Atalanta di qualche mese fa sapeva benissimo che anche sopra di 4, avrebbe potuto perderla. La Dea di oggi invece era forte e in fiducia. Aveva tenuto l’1-0 di misura respingendo tutti gli assalti della Roma, molti di più di quelli bianconeri, così come quelli della Fiorentina solo una settimana prima. Ieri era sopra addirittura di 2, aveva imparato a compattarsi, difendere e soffrire. Impossibile perdere. E invece, proprio quando molli un po’, quando parti un secondo in ritardo (Sportiello su Deulofeu) e sei troppo tenero sul salto in alto di Perez (Demiral), ecco che arriva il pari. In 11’, su due calci da fermo (punizione e angolo), un’Atalanta troppo sicura di sé è stata punita. Errare è umano, anche per una Dea, sta a lei ora non perseverare.
     

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