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  • Atalantamania, la grande occasione di Muriel: sedotto e abbandonato dal Milan

    Atalantamania, la grande occasione di Muriel: sedotto e abbandonato dal Milan

    • Marina Belotti
    15: sono i punti di distacco in classifica tra la formazione di Rangni…emh Pioli e i giorni in cui l’interesse dei rossoneri rimase vivo per il bambolotto dal passato viola. Dal 4 al 19 giugno dello scorso anno, Maldini spinse l’acceleratore verso Luis Muriel, intuendone le potenzialità offensive. E dire che era l’eco di una sirena già scattata a gennaio, quando il colombiano classe 1991, che poteva fare comodo al Milan, era già in viaggio verso Firenze. In ritardo d’inverno, troppo molle d’estate, quando arriva in volata l’Atalanta, che non ha paura di metter mano al portafoglio come i cugini e ormai da anni dimostra più fame, grinta, convinzione e mordente del capoluogo lombardo. Nemmeno a Bergamo erano del tutto convinti della sua utilità o costanza in campo, ma una cosa l’avevano capita perfettamente: come riserva di lusso, Luis Muriel sarebbe stato perfetto, valeva i suoi 15 milioni. Certo, un anno e 31 presenze dopo, il prediletto di Gasperini scalda ancora la panca. Da cui però partirà per l’ennesima rincorsa alla rete avversaria. 
     
    DA SAN SIRO A SAN…-Tra il super casco protettivo e la retina messa a mo’ di papalina, veder entrare Muriel in campo è tutto un programma. E ora che dovrà farlo nella patria del Santo Siro, il copricapo del Santo in terra potrebbe portargli bene, abituato a moltiplicare pa…lle e pe…nnellate in area piccola. Anche se il ventinovenne colombiano non ha bisogno di questi trucchi: ha sfondato il muro dei 18 gol in Serie A, di cui ben 11 da subentrato, miglior ‘punta panchinara’ del campionato. Per questo mister Gasp, nonostante ogni tanto la pantera Zapata dia segni di cedimento, fatica a mettersi contro la fortunata statistica e regalargli una maglia da titolare. Dopo lo spavento per la caduta in piscina, Muriel ha voglia solo di ballare, lo fa ad ogni esultanza, con quel suo sorrisetto beffardo che a tanti non piace ma che il tecnico nerazzurro adora. Non solo, ora c’è una sfida nella sfida in casa Atalanta: Zapata è fermo a 17 centri e non ha intenzione di farsi soffiare il ruolo di bomber dal conterraneo venuto al mondo 15 giorni dopo e che ha calcato il campo 623’ in meno di lui. Ma l’occasione per Muriel è di far mangiare le mani, già infilate nei capelli, al Diavolo rossonero: con questa forma e un bambolotto in più, chissà dove sarebbe ora la Scala di Pioli.
     
    CON ILICIC DEA DA SCUDETTO- Perché prima che il colombiano facesse il suo ingresso in campo, l’Atalanta se la stava vedendo brutta. Ancora una volta. Un copia incolla dell’Hellas, le sfidanti hanno intuito che togliendo il respiro alla Dea, che fa del fiato uno dei suoi punti di forza, le toglie spazio e vita. Grazie alle triangolazioni con vertice Muriel, l’Atalanta vince di fatica e sacrificio, per 3 punti che valgono doppio. Secondo posto, a +5 dal quarto, e il record storico dei 74 punti agguantati, aspettando le 100 reti (5 in 3 gare, più che fattibile). Lo scudetto resta sempre a +6 e il rimpianto si trasforma in un volto, quello di Josip Ilicic. Con lo sloveno nella sua forma migliore, quanta pressione avrebbe messo questa Dea alla Juve, capace di vincere anche giocando male come solo le capoliste sanno fare. Di qualunque cosa si tratti, l’Atalanta spera che Ilicic ritrovi presto sé stesso per ritrovarlo lei, in campo, in una Final Eight a gara secca che non ricapiterà mai più. All’Atalanta come a lui, nel top della forma, che soffre a pensare di dover ‘dire 33’ il prossimo gennaio. Ma intanto vincere venerdì vuol dire dare una seconda mandata alla cassaforte di un secondo posto storico, perché non rimanga in palio in un tutto e per tutto all’ultima giornata contro l’altra milanese. Serve la solita zampata di Muriel, che il Milan si è fatto scappare e Donnarumma si troverà di fronte, ma anche a destra, a sinistra e da fuori. Del resto è a -2 dal suo obiettivo 20 gol.

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