Atalantamania: la fame di Apocalypto
È la solita coperta troppo corta. Si punta sui giovani, ma serve anche l'esperienza: un mantra che si ripete, si ribadisce, e spesso lascia qualche dubbio. Ma è così. Perché pare una banalità, ma ci sono giovani e giovani, e ci sono vecchi e vecchi. A quest'ultima categoria, quella dei calciatori non più di primissimo pelo, va ascritto il nome di Mario Yepes: giocatore esperto, ma non logoro; non più nel fiore degli anni, ma che qualcosa da dare ce l'ha ancora.
Se si guarda la carta d'identità e la si confronta con la via percassiana del ringovanimento, qualche perplessità può legittimamente sovvenire. Occorre però considerare anche altri fattori. Uno, su tutti: la fame. Non arriva a Bergamo per svernare, ma ha un obiettivo davanti: il Mondiale, mica poco. Per conquistarselo da capitano dei Cafeteros, dovrà vivere un'annata su alti livelli. C'è poi il curriculum: al Milan – certo non il Diavolo dei bei tempi che furono, ma pur sempre un signor club – non ha giocato molto, ma si è spesso rivelato pedina formidabile nei momenti di emergenza. Mettiamoci le parentesi nel River Plate e nel PSG, mixiamole con una novantina di gettoni in nazionale: mica male.
Certo, è una soluzione-tampone, una chioccia per i giovani. Yepes, come Lucchini, Stendardo, difensori che hanno da qualche tempo varcato la soglia dei trenta. Aggiungiamoci pure Bellini e Raimondi. Fra un anno occorrerà disegnare una difesa nuova, proiettata al futuro. Un pezzettino della retroguardia del domani, intanto, la si coltiva in casa: Nica, apprendista terzino; Milesi, centrale da far crescere; Brivio, che dovrà superare le sbavature dell'anno passato. E poi i giovani sparsi in prestito per l'Italia. E chissà, un colpo dal fascino sudamericano, tipo Felipe Aguilar. Benvenuto allora ad Apocalypto: soprannome azzeccatissimo, in questa settimana nerazzurra di fuoco.