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Atalantamania: la Dea regala più di metà finale al Napoli
BUIO PESTO- Pes-To, l’asse Pessina-Toloi viaggia sulla destra sorprendendo non poco Maksimovic e Ospina, ma è buio pesto. L’incursore trequartista, dalla sua, cerca disperatamente un compagno con cui dialogare in quella prateria che il buon San Nikola gli concede, ma si ritrova ingarbugliato in un telefono senza fili, con un difensore davanti alla porta sbagliata che stenta a comprendere le sue letture e, soprattutto, a calciare in rete come si deve. Pessina ha le chiavi per uscire dalle linee del labirinto nemico, ma è solo. Zapata è impreciso, Muriel corre a vuoto, Toloi al 21’ regala metà Finale al Napoli mirando a lato del palo. Eppure la Dea aveva la testa al Maradona da prima di domenica, parola del Gasp, e dal 15 maggio 2019 coltiva la cattiveria giusta per schiacciarla, quella testa, sulla sfera verso la rete.
TUTTO RIMANDATO AL 10- Ma nulla di fatto, la porta è stregata e tutto è rimandato al 10, con 3 ostacoli sulla via per la Scala. Primo: Romero non ci sarà, per squalifica, e si sa cosa accade quando non attacca a lavorare nelle retrovie. Secondo: l’Atalanta ultimamente viaggia meglio in trasferta, e arriverà mercoledì con un morale, per forza di cose, a livello del mare, mentre il Napoli sarà sul K2. Pur preservando forze e gambe ha dalla sua i risultati: con uno 0-0 se la gioca ai supplementari, con una vittoria passa, con un altro pari passa pure. Terzo ostacolo: Josip Ilicic, di cui spesso la Dea è dipendente, se non da suoi gol, assist e prestazioni, di certo dal suo atteggiamento in campo. Che ultimamente però lascia molto a desiderare, infruttuoso e a terra in tutti i sensi. La Coppa è lì, a un passo, per gioco e dominio è già della Bergamasca che però sa bene, in Europa l’ha scoperto a sue spese, che a contare sono solo i freddi risultati. E se per 30 metri tiene palla, dribbla e salta avversari, non può abbandonare gli ultimi 10 la consapevolezza di meritare, dopo anni di successi, un trofeo da toccare con mano. Tutto rimandato al 10 e agli ultimi 10 metri: la Dea resta, per l’ennesima volta, la peggior nemica di sé stessa. A lei la scelta di affidare l’altra metà di una finale a una squadra che non gioca, non fa giocare, e le va pure bene così.