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    Atalantamania: il troppo stroppia, e mancano i ricambi giusti. Occhi sul mercato invernale

    Atalantamania: il troppo stroppia, e mancano i ricambi giusti. Occhi sul mercato invernale

    • Marina Belotti
    Per settimane, il calciomercato estivo dell’Atalanta non soltanto è stato elogiato, ma elevato a modello. Rinnovare il contratto a tutti i Big nel corso della passata stagione, dire addio a un solo titolare, recuperarne due che parevano sul punto di non ritorno (Hateboer dopo le sue dichiarazioni, Ilicic dopo il suo black-out) e rinforzare l’attacco, punto forte della Dea. Eppure ieri pomeriggio, annebbiato non pareva solo il Gewiss Stadium, ma anche mister Gasperini, gli addetti ai lavori e i ricambi in campo. Che fino a 24 ore fa qui da noi si chiamavano ‘rinforzi di lusso’, ma che adesso, il lusso di poter giocare, se lo dovranno guadagnare solo in qualche scampolo di gara.
     

    DIFESA IN FASCE- Ieri pomeriggio è accaduto un fatto insolito. Tutti i giornalisti hanno indovinato, quasi per intero, la formazione in campo con la Doria. Non succede mai, sia perché mister Gasp ha troppe pedine, sia perché è abile a bluffare. Ma l’impiego di Sutalo in difesa, Depaoli e Mojica sugli out, era scontato: tecnico ed esperti pensavano all’Ajax, certo, ma credevano anche che i tre elementi fossero pronti per gareggiare con una Samp dal 1’. 
    E invece la retroguardia, a zona o a uomo, non va proprio giù a questa Dea, e colossi come Lozano, Osimhen e Quagliarella, (ma pure il più acerbo Jankto), ci sguazzano che è un piacere. Sempre liberi di smarcarsi, se non lo sono già, e di tirare col tempo di beccare l’angolino giusto. Tanto Palomino, Djimsiti o Sutalo arriveranno sempre in ritardo. Quest’ultimo rinforzo, che intravede a malapena Damsgaard, non è all’altezza e l’unico che lo è, Cristiano Romero, non può giocare sempre. E allora serve almeno un altro difensore, ma il presente è un tempo inutile ormai. Serviva a settembre e servirà a gennaio, un Bonifazi, un Cobbaut, un Senesi. 
    E sulle fasce vale lo stesso discorso. Timothy Castagne era dato in partenza già in Primavera, eppure tempo e soldi-25 milioni- hanno portato prima un Piccini troppo infortunato e poi, all’ultimo, un Depaoli strappato all’amico Thorsby che ieri gli scappava via come un alieno e faceva rimpiangere perfino l’Hateboer contro l’Italia. Così Mojica, utile per far rifiatare Gosens gli ultimi venti minuti, ma inabile ad aggredire la fascia sinistra e a creare palle gol dal 1’.
    Rinforzare un reparto che già viaggia alla grande, o metter mano lì dove la squadra arranca? Qualcosa è andato storto, e forse un Florenzi sarebbe stato più utile di un altro Ilicic-Miranchuk-che ieri non si è visto.
     
    ALL’ATTACCO- Ora la Dea si ritrova oberata di attaccanti che non conoscono ancora le logiche del gioco, si veda Sam Lammers nei suoi primi 45’. Non solo sono troppi otto posti per un tridente che ne ha tre, ma a ruotarli in continuazione si snatura l’attacco e si perde il feeling tra trequarti e punte. E poi ci sono loro, Ruslan Malinoskyi e Matteo Pessina, che rimangono quasi sempre fuori ma che non sono profili qualunque. Sono forti, nel pieno della maturità, e hanno voglia di giocare. Non staranno a guardare anche dopo l’Epifania.
     
    INCOGNITA CHAMPIONS- L’anno scorso l’Atalanta ha perso 7 punti, di cui uno sempre contro l’ostinata e caparbia Doria, per le gare di mezzo tra uno Zagabria e un City. Se quest’anno puntasse tutto sul girone D, ci potrebbe stare, ma la Dea non si sta focalizzando (ancora) sulla Champions, sperava solo di avere una sua affiliata a cui delegare gli impegni più blandi della massima serie. E invece no, almeno uno tra Toloi e Romero, che ieri hanno riposato, dovrà sobbarcarsi anche il Crotone, così come uno tra Gosens e Hateboer, tra Muriel e Zapata. La Dea ha scoperto, a caro prezzo, di non potersi permettere il lusso di avere due squadre, dovrà faticare con i soliti 15 prescelti da Gasp per stare nella Top 4 della classifica e battere l’Ajax. Che ieri ha vinto, fuori casa, 13 a 0. Ha due giorni per un bel ripulisti che la riporti alla sua vera essenza, a quel gioco e a quel poker in Danimarca.
     

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