AFP via Getty Images
Atalantamania: il colpo più grosso del mercato l’ha fatto la Dea!
DI SOLE E D’AZZURRO- Ha riempito lo slot dei giocatori italiani, in una Dea che è la seconda squadra in Serie A dopo l’Udinese ad utilizzare più pedine straniere, ma anche quello dei pupilli cresciuti nel vivaio più famoso d’Italia, il suo. Un ritorno emozionale quello di Davide a Bergamo, eppure è stato chiaro a tutti fin da subito che non sarebbe rimasta solo una bella operazione simbolica. Prima di tutto, nessuno tra i nerazzurri era mai riuscito ad integrarsi in tempi record nel gioco e nel modulo di Gasperini, lavorando al ritmo dei suoi intensissimi allenamenti, e rispondendo poi così bene in campo: il ventinovenne di Sora si è preso il numero di uno dei simboli della Bergamo del calcio - il 77 di Raimondi - collezionando 8 presenze (su 9 gare fin qui disputate dall’Atalanta, ma solo perché contro il Toro era ancora a Londra), di cui 6 dal 1’, 541’ totali. E una rete, quella segnata al Sassuolo, che cela decine di altri cross, corse, dribbling e diagonali. Le azioni offensive non passano più solo sulla fascia sinistra del Gosens infortunato, ma anche sull’out opposto, dove ‘Zappa’ ha un buonissimo piede. E ha fame, tanta, di azzurro e nerazzurro: sa che è nell’ambiente giusto, per divenire il nuovo Pessina e Toloi del c.t. Mancini. E si trova nella squadra che esalta forse più di tutte il gioco degli esterni: è la sua occasione.
MENO MAEHLE CHE C’E’- Non solo Joakim Maehle la maglia della nazionale la veste già, ma in fondo al suo CV vanta la scritta: “ha il merito di aver segnato la rete decisiva per le qualificazioni ai Mondiali 2022 della Danimarca”. Trascinatore in patria, quando toglie la biancorossa per indossare il nerazzurro, l’ex Genk perde un po’ della sua verve e dei suoi colpi decisivi. Basti pensare che è uno dei pochi a non aver mai segnato nell’Atalanta dai mille marcatori. Ora è chiamato a ripetersi, complice il ko di Gosens per le prossime sette gare, e a ritornare quello della primavera 2021. A seguire le orme di Zappacosta, pur senza la ‘motivazione nazionale’. Altrimenti, Mojica, Piccini e De Paoli insegnano: la Dea ci mette poco a metter mano sul mercato. Perché poi arrivano anche gli Zappacosta, a cambiare le regole del gioco e stravolgere i tabellini.