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    Atalantamania: fine di un ciclo

    Atalantamania: fine di un ciclo

    Il nostro sito, ad inizio luglio, lo aveva anticipato. E così è stato: Pier Paolo Marino non è più il direttore generale dell'Atalanta. Una scelta, a quanto pare, giunta dopo un lungo periodo di meditazione, probabilmente sollecitato dall'arrivo in società di Giovanni Sartori, responsabile dell'area tecnica.

    Giunto a Bergamo il 23 giugno 2011, Marino si trova a costruire una squadra che parte con un handicap di 6 punti di penalizzazione, causa le combine del calcioscomesse. Sicuramente quella è stata la più bella stagione in assoluto del suo percorso atalantino: a Bergamo portò in quell'anno Denis e Moralez, una fortuna per quella squadra che, contro ogni aspettativa, riuscì a salvarsi e con grande anticipo. Di acqua, da allora, sotto i ponti ne è passata e, il rendimento del medesimo team, sempre ritoccato ma mai scombussolato nelle sue fondamenta, è stato soggetto in questi ultimi due anni a un rendimento altalenante che, per esempio, ha comportato il raggiungimento dell'obiettivo salvezza in zona Cesarini. L'anno scorso, infatti, la squadra acquisì l'aritmetica permanenza nella massima serie a campionato agli sgoccioli e, ciò che fece la differenza tra l'Atalanta e le outsider del campionato furono i 6 punti ottenuti col Cagliari, nelle battute finali, all'andata grazie al gol di Boakye, al ritorno per merito dell'arrotino Pinilla. Annate, quelle più recenti, che hanno lasciato l'amaro in bocca, con personaggi mai entrati nella logica del calcio italiano come Parra, conosciuti (ma sarebbe stato meglio non conoscerli) come Livaja e perenni oggetti del mistero, come Nica e Matheu.

    La scelta di salutare proprio ora Bergamo, rispecchia l'andamento del mercato atalantino che, dopo quattro anni di lavoro 'mariniano', sta cercando di ricostruire un giocattolo privandosi di pezzi pregiati: Dopo le partenze di Zappacosta, Baselli e Benalouane, per un incasso pari a 17 milioni di euro, l'Atalanta potrebbe cedere al corteggiamento dell' Al-Ittihad per Maxi Moralez e della Sampdoria o del Palermo per Denis. Per quanto concerne il primo, destinato a essere il principale escluso dal 4-3-3 pensato da Reja, l'ipotetico addio era nell'aria; dispiace salutare uno dei migliori protagonisti dell'Atalanta percassiana, ancor di più spiace venderlo per una cifra pari a 5 milioni di euro, la medesima per la quale è stato venduto Baselli, un giocatore forse troppo sopravvalutato e che ha ancora molto da dimostrare. Della serie, vogliamo privarci di giocatori importanti? Perfetto, facciamolo. Ma con il giusto rapporto qualità prezzo, perchè Maxi vale molto di più di quella cinquina milionaria. In merito a Denis, parole da spendere ce ne sono poche: le annate da bomber atalantino già le ha vissute e sembrano ormai irripetibili. Inutile tenere un giocatore che ha bisogno di nuovi stimoli, motivazioni per tornare grande, se può farlo ancora a quasi trentaquattro anni.

    Il calciomercato non si è ancora concluso, ma qui a Bergamo sembra preso avvio la fine di un ciclo.

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