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    Atalantamania: è una Dea da scudetto, ma con l'Inter vorrebbe giocare a San Siro!

    Atalantamania: è una Dea da scudetto, ma con l'Inter vorrebbe giocare a San Siro!

    • Marina Belotti
    Se si pensa che la difesa dell'Atalanta è il punto meno forte della squadra bergamasca, per infortuni e qualche gol di troppo preso qua e là, eppure è la seconda migliore retroguardia del campionato (da cinque gare di fila mantiene la porta inviolata), si capisce perché è in lotta scudetto. Il punto più forte, l'attacco è tornato ad essere il migliore, con 63 gol fatti e una collezione di quattro vittorie di fila in trasferta con sedici reti all'attivo. Quest'ultimo dato però stride con il rendimento in casa, dove nel 2025 sono arrivati solo 4 pareggi con le piccole (oltre alla sconfitta col Napoli). E  domenica al Gewiss Stadium arriva l'Inter.

    LO SCUDETTO PASSA DA CASA- È una Dea da trasferta, quindi. Preferirebbe giocare sotto pressione, al Meazza sold-out per il match-verità, travolta dai fischi, su un campo nemico e soprattutto contro padroni di casa coraggiosi, che si sbilanciano e aprono spazi. All'Atalanta bastano pochi centimetri: l'ha dimostrato Kolasinac ieri sera, con un colpo di tacco all'indietro che è valso il prezzo del biglietto per i 400 da Bergamo, con la palla già andata, quasi oltre la linea, e invece recuperata all'ultimo secondo e trasformata in un assist d'oro a Zappacosta, il goleador che non ti aspetti. A Bergamo, al contrario, vengono tutte a chiudersi, sono più attendiste, meno spavalde, impediscono alla squadra nerazzurra di dettare ritmo e movimenti. È questo che soffre, è questo che deve migliorare l'Atalanta se vuole davvero sognare in grande. Non dipendere dall'atteggiamento e dal gioco altrui, ma impostare il proprio, a prescindere. L'Inter, che non è il Venezia, il Cagliari o il Torino, la può aiutare.

    TUTTI LEADER- L'ha sottolineato anche Zappacosta nel pre-partita, si è visto nel gioco di sguardi con De Roon a fine gara, con quel premio di Man of The Match conteso, il più difficile da assegnare. Hanno brillato un po' tutti, Retegui e Lookman non fanno quasi più notizia. È tornato l'Ederson da 60 milioni conteso dalle big di tutta Europa, e anche questo ha fatto la differenza: il brasiliano ha recuperato palle, imbastito azioni offensive, speso energie per l'attacco e trainato il centrocampo insieme al capitano, che le ha giocate tutte in stagione tranne una (per squalifica). L'Highlander del Gasp che più di tutti sogna il tricolore. E che nello spogliatoio ha dovuto consolare l'amico Koopmeiners.

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