Getty Images

Atalantamania: è una Dea da scudetto, ma con l'Inter vorrebbe giocare a San Siro!
LO SCUDETTO PASSA DA CASA- È una Dea da trasferta, quindi. Preferirebbe giocare sotto pressione, al Meazza sold-out per il match-verità, travolta dai fischi, su un campo nemico e soprattutto contro padroni di casa coraggiosi, che si sbilanciano e aprono spazi. All'Atalanta bastano pochi centimetri: l'ha dimostrato Kolasinac ieri sera, con un colpo di tacco all'indietro che è valso il prezzo del biglietto per i 400 da Bergamo, con la palla già andata, quasi oltre la linea, e invece recuperata all'ultimo secondo e trasformata in un assist d'oro a Zappacosta, il goleador che non ti aspetti. A Bergamo, al contrario, vengono tutte a chiudersi, sono più attendiste, meno spavalde, impediscono alla squadra nerazzurra di dettare ritmo e movimenti. È questo che soffre, è questo che deve migliorare l'Atalanta se vuole davvero sognare in grande. Non dipendere dall'atteggiamento e dal gioco altrui, ma impostare il proprio, a prescindere. L'Inter, che non è il Venezia, il Cagliari o il Torino, la può aiutare.
TUTTI LEADER- L'ha sottolineato anche Zappacosta nel pre-partita, si è visto nel gioco di sguardi con De Roon a fine gara, con quel premio di Man of The Match conteso, il più difficile da assegnare. Hanno brillato un po' tutti, Retegui e Lookman non fanno quasi più notizia. È tornato l'Ederson da 60 milioni conteso dalle big di tutta Europa, e anche questo ha fatto la differenza: il brasiliano ha recuperato palle, imbastito azioni offensive, speso energie per l'attacco e trainato il centrocampo insieme al capitano, che le ha giocate tutte in stagione tranne una (per squalifica). L'Highlander del Gasp che più di tutti sogna il tricolore. E che nello spogliatoio ha dovuto consolare l'amico Koopmeiners.