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Atalantamania: Dea, siamo alla frutta
All’indomani della disfatta in territorio laziale, 14 sono le partite disputate dai bergamaschi senza una vittoria. Oltre al dato che inizia a pesare come un enorme fardello dal quale è impossibile liberarsene, quanto preoccupa e spazientisce è il non aver sfruttato al meglio un match contro una Lazio rimaneggiata nell’assetto titolare e con la testa completamene volta al passaggio del turno di Europa League. Non solo, ma l’Atalanta scesa in campo alle 20.45, già era al corrente dei risultati favorevoli pomeridiani: la vittoria del Carpi sul Frosinone e della sconfitta dell’Udinese dovevano essere fonte di motivazione per affrontare la squadra di Pioli con ancora più convinzione e cattiveria. Già, cattiveria, quella che manca alla truppa del di Reja da troppo, troppo tempo perché nel calcio ci sta perdere, ma non così, senza spirito combattente, senza il coraggio e la determinazione di cambiare la rotta e, soprattutto, con la presunzione di pensare: ‘tanto c’è chi sta peggio di noi’. Errore gravissimo guardare a chi sguazza in acque più torbide di quelle bergamasche, poiché, se è vero che teams come Frosinone e Carpi non abbiano le migliori strutture per mantenere la Serie, è altrettanto vero che l’Atalanta non può permettersi di fare il proprio campionato sulla base delle lacune delle altre dirette concorrenti, in primis perché è anti calcio e secondo perché è una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi bergamaschi che investono ogni domenica tempo e denaro per amore di questo sport e soprattutto per passione della loro Dea.
Oggi a Bergamo si cerca il capro espiatorio all’indomani dell’ennesimo flop: fino a dicembre la pochezza dell’attacco nerazzurro era stata relegata a Denis ma, per quanto fosse un giocatore da svendere molto prima, i fatti dicono che l’arrivo di Borriello non ha ossigenato il reparto, che Pinilla è sempre più protagonista dei battibecchi col mister che giocatore sul campo. A ciò si aggiungono le lamentele di chi accusa la società delle flebili e non convincenti operazioni di mercato invernale e di chi vorrebbe la testa di Reja. Insomma, una matrioska: l’accusa dentro l’accusa.
Una cosa è certa: l’Atalanta domenica affronterà il Bologna e dovrà scendere in campo con un unico imperativo, vincere. Il tempo del buonismo è terminato. La tensione a Bergamo è alle stelle.