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    Atalantamania: Dea, siamo alla frutta

    Atalantamania: Dea, siamo alla frutta

    Miroslav Klose dopo ben nove mesi e mezzo di assenza dalla marcatura è tornato al gol e, chiaramente, non poteva che farlo contro l’Atalanta, sempre più redentrice di attaccanti avversari obsoleti da tempo, sempre più inerte e incapace di uscire da questo tunnel che pare non avere una fine.

    All’indomani della disfatta in territorio laziale, 14 sono le partite disputate dai bergamaschi senza una vittoria. Oltre al dato che inizia a pesare come un enorme fardello dal quale è impossibile liberarsene, quanto preoccupa e spazientisce è il non aver sfruttato al meglio un match contro una Lazio rimaneggiata nell’assetto titolare e con la testa completamene volta al passaggio del turno di Europa League. Non solo, ma l’Atalanta scesa in campo alle 20.45, già era al corrente dei risultati favorevoli pomeridiani: la vittoria del Carpi sul Frosinone e della sconfitta dell’Udinese dovevano essere fonte di motivazione per affrontare la squadra di Pioli con ancora più convinzione e cattiveria. Già, cattiveria, quella che manca alla truppa del di Reja da troppo, troppo tempo perché nel calcio ci sta perdere, ma non così, senza spirito combattente, senza il coraggio e la determinazione di cambiare la rotta e, soprattutto, con la presunzione di pensare: ‘tanto c’è chi sta peggio di noi’. Errore gravissimo guardare a chi sguazza in acque più torbide di quelle bergamasche, poiché, se è vero che teams come Frosinone e Carpi non abbiano le migliori strutture per mantenere la Serie, è altrettanto vero che l’Atalanta non può permettersi di fare il proprio campionato sulla base delle lacune delle altre dirette concorrenti, in primis perché è anti calcio e secondo perché è una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi bergamaschi che investono ogni domenica tempo e denaro per amore di questo sport e soprattutto per passione della loro Dea.

    Oggi a Bergamo si cerca il capro espiatorio all’indomani dell’ennesimo flop: fino a dicembre la pochezza dell’attacco nerazzurro era stata relegata a Denis ma, per quanto fosse un giocatore da svendere molto prima,  i fatti dicono che l’arrivo di Borriello non ha ossigenato il reparto, che Pinilla è sempre più protagonista dei battibecchi col mister che giocatore sul campo. A ciò si aggiungono le lamentele di chi accusa la società delle flebili e non convincenti operazioni di mercato invernale e di chi vorrebbe la testa di Reja. Insomma, una matrioska: l’accusa dentro l’accusa.

    Una cosa è certa: l’Atalanta domenica affronterà il Bologna e dovrà scendere in campo con un unico imperativo, vincere. Il tempo del buonismo è terminato. La tensione a Bergamo è alle stelle.

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