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Atalanta, Sportiello: 'Sogno una grande squadra'
Sportiello, chi è per lei Buffon?
«Un modello a cui tutti, non solo io, si ispirano. E’ stato ed è il numero uno al mondo».
Che caratteristica vorrebbe avere del capitano della Juventus?
«La forza mentale. Gioca più di 50 partite all’anno sempre con la stessa intensità, lo stesso spirito e la stessa cattiveria agonistica. E tutto questo va avanti da 20 anni. Solo pochi campioni riescono a fare una cosa del genere».
Buffon non subisce gol da 8 giornate. Sportiello sogna una serie del genere?
«Dal punto di vista personale farebbe piacere a tutti stare così tanto senza gol, ma io gioco nell’Atalanta, lui nella Juventus; io sono Sportiello e lui è Buffon. Gli obiettivi e le forze in campo sono diverse. Noi dobbiamo pensare a fare punti e a salvarci, la Juve ha altri traguardi».
Come si fa ad avvicinarsi a un record come quello di Rossi, altro suo mito dell’infanzia?
«Devi essere bravo e avere una squadra super alle spalle. La Juve è solida e concede poco agli avversari. Buffon fa il resto perché gli arriva un tiro a incontro e lui lo para sempre: è questo essere sempre pronto e concentrato che lo distingue dagli altri».
Ogni quanti anni nasce... un Buffon?
«Probabilmente non era mai nato e chissà se ne nascerà un altro. Adesso c’è Donnarumma che può seguire le sue orme perché è già sulla buona strada, ma è giovane e deve dimostrare ancora molto».
E’ giovane anche lei. Non pensa di poter arrivare in alto?
«In questo momento non devo pormi obiettivi o sognare troppo. Gli unici miei pensieri devono essere migliorarmi, lavorare, fare esperienza e aiutare l’Atalanta».
Dalle voci di mercato è immune? Si era parlato di interessamenti per lei della Roma e del Napoli... «Questo non è il momento di pensare al mercato e al futuro perché sono concentrato solo sulla gara con la Juventus. Dobbiamo uscire da questo momento difficile a livello di risultati. Giocare in una grande squadra è il sogno di tutti i calciatori, ma io considero l’Atalanta la mia grande squadra e sono felice».
Torniamo alla Juventus: come si ferma una formazione che ha vinto 16 delle ultime 17 gare in Serie A?
«Una partita perfetta non è detto che basti: è necessario anche che loro non siano al meglio visto che i bianconeri sono molto solidi dietro e a centrocampo, ma hanno anche due grandi attaccanti come Dybala e Mandzukic».
Chi toglierebbe ad Allegri?
«Dybala. Mi ha fatto gol all’andata ed è complicato da marcare».
Il pronostico domani sarà tutto dalla parte della Juventus. Un “peso” in meno per voi?
«Di certo non abbiamo niente da perdere. E’ tanto che non vinciamo e che non facciamo una grande impresa. Magari stavolta...»
Cosa è successo all’Atalanta che il 6 dicembre aveva 24 punti e che nelle ultime 12 partite non ha più vinto?
«Forse ci siamo un po’ seduti e quando perdi 3-4 volte di fila, si fa tutto più difficile: non giochi più con la serenità di prima e ogni cosa diventa più complicata. Non voglio trovare alibi, ma forse ci è mancata anche un po’ di fortuna, soprattutto contro l’Inter, l’Empoli e il Frosinone, gare nelle quali abbiamo avuto le occasioni per conquistare i 3 punti, ma non l’abbiamo buttata dentro. Con 5-6 punti in più in classifica la situazione sarebbe diversa adesso. E invece siamo qui a rammaricarci per quei mancati successi e per le sconfitte contro Chievo e Napoli».
Quanti punti servono per la salvezza?
«Una decina. Se non li facciamo in fretta, è giusto che soffriamo fino alla fine».
Sembra una frase da uno che ha molto a cuore la maglia dell’Atalanta.
«Io sono arrivato qua da ragazzino e nel 2002 dei miei attuali compagni c’era solo Bellini. In città ho tutti i miei amici e mi trovo alla perfezione. Ho visto crescere questa società, con il presidente Percassi che ha fatto un lavoro straordinario e ha trasformato Zingonia in uno dei centri sportivi più belli d’Italia. Per l’Atalanta voglio il meglio».
Sentendola parlare o vedendola in azione, le hanno mai detto che lei è lontano anni luce dallo stereotipo del portiere un po’ matto...
«Questa è una leggenda. I portieri sono equilibrati, soprattutto nel calcio moderno. Guardate Buffon o anche Handanovic, un altro che fa miracoli e che poi dice “E’ il mio lavoro parare”. Io la penso allo stesso modo ed è per questo che non mi vedrete mai esultare in maniera sguaiata dopo un intervento difficile. Io esulto per un gol di un compagno in campo o per una vittoria della squadra nello spogliatoio. Fa parte del mio carattere».
Ultimo pensiero per la Nazionale: sia sincero, ci pensa un po’?
«L’Italia ha grandi portieri e la concorrenza è tanta. Non nascondo che mi piacerebbe indossare quella maglia, ma so bene che è difficile».
Finché c’è Buffon...
«Non spero che lui smetta presto per entrare nel giro azzurro. Una maglia devo conquistarmela da solo, con le parate e con il lavoro. E’ quello che proverò a fare».