Atalanta-Milan, le due che giocano meglio. L'armonia di Pioli, Gasperini come Van Gaal: chi vince domani...
Da cosa lo si deduce? Molti, erroneamente, credono che dipenda dal numero degli attaccanti schierati. Altri, confondendo l’effetto con la causa, dalla quantità di tiri in porta. In realtà la squadra più offensiva la si designa attraverso lo spazio messo tra la linea difensiva e il portiere. E sia Atalanta che Milan lasciano molto campo dietro la difesa. Si dirà che questa è una manna per gli avversari. E, a volte, non si può negare che sia così. Ma se il Milan, alla prima giornata, ha subìto due gol segnandone quattro all’Udinese, l’Atalanta è andata a vincere a Genova, contro la Sampdoria (0-2), aprendo le marcature con un difensore (Toloi) senza subire nulla.
Insomma, a giocare in un certo modo, ci sono vantaggi inconfutabili. Il primo è che si vince più facilmente. Il secondo è che spesso si esce tra gli applausi del pubblico, così poco abituato, almeno in Italia, al bello del calcio.
Al di là delle considerazioni estetiche, ma anche filosofiche, il primo scontro diretto potrebbe delineare una tendenza. Come opportunamente scritto da Luigi Garlando, prima firma de La Gazzetta dello Sport, sul giornale di giovedì 18 agosto, “il Milan è campione d’Italia anche perché ha raccolto più punti (21) nell’incrocio con le prime sei. L’Atalanta, per dire, solo 11”. Insomma, anche se siamo appena alla seconda giornata, le ragioni per guardare a questa partita sono molte.
Personalmente, oltre che ricco di soluzioni, reputo il calcio di Atalanta e Milan sia imprevedibile, sia caratterizzato da un’organizzazione collettiva quasi unica. Garlando, nel suo pezzo, chiama Pioli e Gasperini “gemelli olandesi” e la definizione è giusta anche se uno (Pioli) applica la zona e l’altro (Gasperini) la marcatura a uomo.
La marcatura a uomo?, obietterà qualcuno sdegnato. Certo. La stessa che usava Louis Van Gaal, fautore del secondo grande Ajax, quello che lasciò la sua traccia nell’ultimo decennio del secolo scorso, quando i propri calciatori perdevano la palla. A me lo fece notare Maurizio Viscidi, coordinatore delle Nazionali giovanili dell’Italia, e me lo confermò Fabio Capello, allenatore di un Milan che perse una finale di Champions proprio contro i ragazzi olandesi.
Cosa accadeva precisamente in campo? A palla persa, ogni calciatore marcava l’avversario più vicino a sé. Naturalmente andando in pressione (atteggiamento individuale) che poi diventava pressing (atteggiamento collettivo). Uno spettacolo per coraggio e movimenti. Gli stessi che hanno caratterizzato il gioco dell’Atalanta fino alla mezza delusione dell’anno scorso (mancata qualificazione alle Coppe Europee).
Quest’anno Gasperini, ben lungi dal cambiare spartito, sta cambiando i calciatori (il mercato non è ancora finito). A Gosens, che se ne era già andato a gennaio, si sono aggiunti Pezzella, Pessina, Miranchuk, Freuler e, quasi sicuramente, Malinovski. Domani, oltre a Palomino (fermo per doping), potrebbe mancare Koopmeiners. Nonostante alcuni arrivi (Ederson, Okoli e Lookman), l’Atalanta attuale è meno forte del Milan. Ma, al contrario dei rossoneri, non ha l’obbligo di vincere lo scudetto o di fare bene in Champions. Così Gasperini, a fari spenti e nelle migliori condizioni per poter lavorare, plasmerà la sua creatura secondo il canonico 3-4-3 (o 3-4-1-2), prendendosi la libertà di sorprendere molti avversari che, non solo non hanno ancora digerito il suo sistema di gioco, ma non conoscono ancora bene gli interpreti dell’Atalanta.
Il Milan non può sbagliare un colpo e quello di Bergamo, dopo essere stato un luogo amarissimo (22 dicembre 2019: sconfitta per 5-0) è tornato a essere il posto delle fragole (3 ottobre 2021: successo per 3-2). Vincere domani non significa né staccare qualcuno, né aver fatto un passo significativo verso lo scudetto. Ma, piuttosto, confermare che la manovra e il gioco restano sempre la bussola per arrivare a riconoscere i punti cardinali utili per arrivare alla vittoria.
Pur non essendo più forte dell’anno scorso, il Milan è più esperto e consapevole, è rimasto squadra e non è mai stato singolo (nemmeno quando vi giocava Ibrahimovic). Così come, nel percorso, ha imparato a individuare gli ostacoli e a superarli. Quando si vede la squadra di Pioli giocare, si capisce che tutto è mosso da una grande armonia. Ed è questo stato di grazia a farmi dire che, insieme all’Inter, il Milan sia l’avversario da battere.