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  • Atalanta, Gasperini: "Ilicic era da Pallone d'oro, ma con la depressione diventa difficile"

    Atalanta, Gasperini: "Ilicic era da Pallone d'oro, ma con la depressione diventa difficile"

    Il Festival dello Sport, evento in scena in questi giorni a Trento  a cura della Gazzetta dello Sport, regala interventi preziosi da parte di numerosi ospiti. Tra di loro c'è anche Gian Piero Gasperini, intervenuto oggi con alcune interessanti riflessioni a proposito dei recenti traguardi raggiunti dalla sua Atalanta, ma anche una lettura del ruolo della sua concezione del ruolo di allenatore. Queste le principali dichiarazioni, riportate da Sky:

    L'EUROPA LEAGUE - "È stata un'impresa importante realizzata in Europa. Io ero convinto che avremmo messo in difficoltà il Bayer, che avevano battuto tutti i record ed erano i favoriti. Io ero fiducioso. Me lo sentivo che gli avremmo creato dei problemi".

    OLTRE IL RISULTATO - "Il risultato non può essere solamente alzare una coppa o vincere uno scudetto. Il risultato è un'altra cosa. È quando uno cerca di superarsi ogni giorno. Tutto il resto viene fatto per creare una pressione. Ognuno ha i propri traguardi e raggiungere la propria dimensione. Essere felice se ha una promozione o se riesce a fare qualcosa di più per la propria famiglia è i figli. Altrimenti la vita avrebbe poco senso. Il risultato è diverso dal successo".

    CRESCERE GRAZIE AGLI ERRORI - "Considerare gli errori una frustrazione è una cosa che ti rovina la vita. L'errore serve per migliorarti e andare avanti. Lo sport non fa altro che rappresentare la vita, ma nel modo migliore perché nello sport impari a perdere. Ti forgia caratterialmente. Chi arriva dal mondo dello sport affronta meglio la vita. Quello che abbiamo raggiunto lo abbiamo fatto con la società e i giocatori, ma anche con la città".

    LA STRADA PER IL SUCCESSO - "Se ti alleni, se studi e se lavori hai più possibilità di raggiungere dei risultati. Però non è una scienza esatta: ho visto gente vincere solo con il talento. Però secondo me chi si applica e chi si impegna ha più possibilità di crescere. Adesso ci sono degli atleti straordinari, la statura media ad esempio è cresciuta di 10 centimetri. C'è stata un'evoluzione fisica in tutti gli sport. La Spagna, invece, che di tradizione è molto simile alla nostra, ha difeso la propria storia con giocatori rapidi e veloci. La scuola spagnola ha rispettato la propria tradizione e ha ottenuto lo stesso risultati straordinari. Nello sport non c'è un'unica strada".

    IL GEWISS STADIUM - "Ora il Gewiss è un gioiello. È frutto di 8 anni di lavoro. All'estero ci sono degli stadi meravigliosi che costeranno delle cifre pazzesche. Non so come si possano trovare queste risorse. Noi siamo rimasti indietro su questo aspetto ma gli stadi continuano a essere pieni e questo è un bel segnale".

    NUOVA CHAMPIONS - "Questa nuova formula è una sorta di tentativo di Superlega: si giocano molte più partite. Poi si capirà più avanti se questa è una formula più spettacolare. È tutto rivolto a cercare di aumentare lo spettacolo: non sempre si riesce e a volte si fa anche qualche danno. Si cercano di aumentare gli introiti economici. Giochiamo ogni tre giorni e non so se anche questo sia una causa a livello di infortuni. Faccio fatica a dare delle risposte nette. Noi ci stiamo adattando".

    VITTORIA A LIVERPOOL - "Una grande soddisfazione che ricordo? Sicuramente vincere a Liverpool. Quando abbiamo finito la partita abbiamo ricevuto un applauso da tutto il pubblico. È un pochino difficile che questo accada in Italia: c'è ancora tanta maleducazione".

    SUL PAPU - "Molti giocatori mi hanno dato delle grandi gratificazioni. Io traggo qualcosa da ogni giocatore. Il Papu era un giocatore straordinario. Lui ti anticipava ed era rapido, di grande qualità e con una grande intelligenza calcistica. Purtroppo lo sport è impietoso e quando arriva il momento in cui abbassi un po' la prestazione diventa un problema. Quando le strade di me e il Papu si sono divise ci ho anche sofferto, è normale".

    IL RUOLO DELL'ALLENATORE - "L'allenatore deve pensare alla squadra e forse è il motivo per cui un allenatore non deve stare sempre nella stessa squadra. Se ragioni da allenatore lo fai in un modo, se ragioni dal punto di vista umano lo fai in un altro. Si devono fare delle scelte e se metti sempre davanti la squadra, qualche volta le scelte sono dolorose. Questo è il problema di chi deve decidere".

    SU ILICIC - "Lui è caduto in questa situazione nel momento migliore della sua carriera. Lui dopo Valencia era un giocatore che forse era candidato al pallone d'oro. O comunque nei primissimi. Quando subentra la depressione è difficile. La cosa è andata avanti per un po'. Ogni tanto aveva dei barlumi di classe. Ha avuto dei momenti di grande difficoltà ma po' era tornato alla normalità ma non con le stesse prestazioni purtroppo".

    LA NUOVA STAGIONE - "Ho già avuto almeno 3 Atalante. Ogni anno partiamo con un'idea non troppo chiara sul dove vogliamo arrivare. La capiamo strada facendo. Battere l'Atalanta oggi dà molta più soddisfazione rispetto al batterla qualche anno fa. Non sono scontento di questo avvio anche se magari ci manca qualche punticino".

    IL FALLIMENTO? - "Il fallimento nello sport non esiste. Il fallimento è quando abbandoni. Se ti accorgi che sei competitivo, chi è che si tira indietro? Ma il fatto di voler mettere per forza un obiettivo è un tentativo per mettere pressione. Questa è una cosa che mi dà abbastanza fastidio. Se lo fissano le proprietà è diverso".

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