Getty Images
Atalanta, Gasperini resta in bilico: l'Europa, le condizioni per il rinnovo e il Napoli sullo sfondo...
GASP SI' - Oggi però, con quel famoso 2022 ormai arrivato, le cose si sono fatte molto più fumose. Da una parte infatti c’è l’annuncio del 30 novembre 2021, quando il Gasp con la sua Dea appaiata all’Inter dopo il 4-0 al Venezia, prolungò per altri due anni con opzione fino al 2025. Una sorta di contratto a vita, proprio come hanno sempre voluto i Percassi, supportato dai risultati straordinari raggiunti dalla squadra nella prima parte di stagione. Entusiasta la piazza bergamasca che, speranzosa di averlo a Bergamo ‘vita natural durante’, coniò per lui il soprannome di ‘Gasperson’. Non solo, anche le parole del direttore generale Umberto Marino sembravano andare in questa direzione fino a tre giorni fa: “Grande simbiosi con Gasperini, ormai bergamasco a tutti gli effetti: crede tantissimo al progetto della società, c’è volontà di continuare insieme”, ha spiegato venerdì sera ai microfoni di Bergamo TV.
GASP NO - D’altra parte però, in questi cinque mesi e mezzo, tante e troppe cose sono cambiate, come ha precisato lo stesso tecnico nerazzurro al fischio finale del match contro lo Spezia. Atalanta eliminata anzitempo prima dalla Champions, poi dalla Coppa Italia, infine dalla zona europea della classifica. “Ho firmato un contratto, è chiaro che le cose sono un po’ cambiate, molto dipende da cosa deciderà la società. Sono assolutamente disponibile a qualunque soluzione ho una riconoscenza enorme”. E’ piombato il ‘se’ nelle sue parole a stravolgere tutte le certezze: “Penso che la società stia aspettando la fine del campionato per discuterne", ha poi aggiunto.
LE CONDIZIONI - La verità, come sempre in questi casi, sta nel mezzo: tutto dipenderà da dove si ritroverà l’Atalanta la sera del 22 maggio. Conteranno solo i risultati della sua squadra negli ultimi 180’, a cominciare dal match a San Siro di domenica sera che vale lo scudetto. Non solo, alla Dea non basterà vincere, sarà anche costretta a guardare il risultato delle altre: per l’Europa la missione è quasi impossibile, per la Conference invece si potrà lottare. E i 2,94 milioni per la partecipazione alla fase a gironi sono già un buon punto di partenza per rinnovare la fiducia tra le parti. Garantirsi di giocare i giovedì sera di fine 2022 nonostante l’anno segnato da infortuni, Covid, torti arbitrali, partenze sul mercato e prestazioni sottotono, non è da poco. La prima domanda che, senza perder tempo, si porranno le parti (per la prima volta tre, i Pagliuca, i Percassi e il Gasp) il 23 maggio nella tavola rotonda tanto attesa a Zingonia sarà: Europa a parte, quali sono le aspettative per il 2023? Le risposta della cordata americana la sappiamo già: i soldi li hanno messi e li metteranno, ma solo per vedere stabilmente l’Atalanta in Europa. Gasperini è ambizioso, difficilmente accetterà di stare sulla panca senza match di prestigio all’orizzonte o senza un progetto europeo a lungo termine. Mentre i Percassi, che ricordano sempre il passato in Serie B dell’Atalanta, il suo essere una realtà provinciale e il ‘pensare a salvarsi’ nonostante i tre anni di fila in Champions, potrebbero pensarla diversamente. Anche se a inizio anno è arrivato Lee Congerton, con la specifica nomina di ‘responsabile dello sviluppo internazionale dell'area sport dell'Atalanta’. Probabilmente scalzerà l’uomo mercato Sartori, e così si apre la seconda e decisiva domanda che terrà banco a fine mese tra gli italo-americani: che giocatori salutare/acquistare il prossimo anno? Mister Gasperini la sua lista dei desideri la sta già compilando e, dopo Musso e Boga, si aspetta almeno un esterno di livello che sostituisca Gosens e un attaccante che concretizzi con più facilità (Brekalo? Belotti? Berardi?). Ma a quanto arriverà il tetto ingaggi a stelle e strisce? Solo le star, qui a Bergamo, passano il milione stagionale. E i Percassi potrebbero anche decidere per un anno al risparmio, rifondando la squadra sui giovani di rientro da un po’ tutta Italia: Okoli, Cambiaghi, Piccoli, Carnesecchi, Mallamo, Zortea, Delprato, Bettella, e così via. Trovare un punto di incontro su tutte le questioni, sarà tutt’altro che facile.
IL FUTURO - Ma se il Gasp se ne andrà, quale sarà la sua meta? Difficile dirlo in questo momento, il Napoli resta in pole anche se ha fatto un passo indietro. Lui predilige rimanere in Italia, in una società dove potersi ambientare e fare un po’ da manager all’inglese. Sui profili candidati a prendere il suo posto a Bergamo invece, sembra esserci più scelta. Juric o Tudor, che seguono il suo modus operandi, piacciono molto, così come De Zerbi, Italiano e Dionisi. Il dado è tratto, ma i conti si faranno solo a fine maggio, come è stato sempre a Bergamo da quel primo 2017.