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Argentina, basta eletti! Per ripartire ora Messi deve essere uno come gli altri
Impossibile capire e spiegare quello che si è scatenato nella testa della Pulga in questo Mondiale disgraziato: tanta tensione, grande delusione dopo il pareggio e la debacle contro Islanda e Croazia, poi un barlume di speranza dettato dallo splendido gol e dalla vittoria realizzati contro la Nigeria, prima di tornare nel baratro ieri, durante e dopo gli ottavi con la Francia. L'Argentina era un "dead man walking" e lo si sapeva, quello che non ci si aspettava è che Sampaoli e i suoi sarebbero riusciti a trascinare nella loro mediocrità anche un fenomeno come il numero 10. Che ieri, a parte l'agitazione e il peso sulle proprie spalle, non è riuscito ad azzeccare quasi mai la giocata: abulico, stranito e infastidito, Messi è apparso come un corpo esterno ad una squadra allo sbando, anche se i pochi pericoli per la Francia sono comunque nati dai suoi piedi.
La colpa di questo fallimento va equamente divisa tra l'AFA, spesso incapace e addirittura sospettata di favorire gli amici di qualcuno piuttosto che altri (a prescindere dall'esclusione di Icardi, che non ha fatto così rumore in patria come da noi), tra un tecnico che si è dimostrato inadeguato come Sampaoli e tra un parco di giocatori mediocri al quale Messi ha dimostrato di non potere e non sapere fungere da leader, come ad esempio Maradona nel 1990. Per questo, nel nuovo corso argentino, ci dovranno essere dei capisaldi dai quali non si potrà transigere: un ct finalmente scevro e libero da condizionamenti e capace di fornire alla squadra un'identità importante che prescinda da un solo giocatore. Il nome più adatto sarebbe quello di Diego Pablo Simeone, che però è sotto contratto con l'Atletico fino al 2020.
Ma soprattutto, per ripartire ora Messi deve essere uno come gli altri: per sè stesso, per i tifosi e per i compagni. Per liberarlo da quello spettro di "salvatore della patria" ed erede di Maradona che non ha fatto altro che nuocergli finora, per vederlo finalmente tornare a giocare con il sorriso e per programmare anche un futuro nel quale il numero 10 potrà anche non esserci più (nel Mondiale del 2020 in Qatar avrà 35 anni e non potrà più essere l'unica stella). Ma soprattutto, perché possa essere un valore aggiunto, una ciliegina su una torta buona di per sè: l'Argentina non dovrà più essere "Messi più dieci uomini", un mantra che non può funzionare nel calcio moderno, ma dovrà essere "una squadra forte più Messi". Altrimenti il finale sarà ancora una volta amaro.
@AleDigio89