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    Arbitri e Pioli, così la Lazio va k.o.

    Arbitri e Pioli, così la Lazio va k.o.

    • M. A.
    Bisogna arrendersi a un terribile sospetto: la Lazio è incapace di fare una partita diversa da quella preparata da Pioli. Un difetto antico, non sa pareggiare (cinque vittorie e tre sconfitte in questo campionato, addirittura solo sei pari su trentotto gare l’anno scorso), non sa limitare i danni quando i suoi fantasisti hanno la luna storta. Seppure con tutte le attenuanti del caso (arbitraggio a senso unico e assenze fondamentali), perde a Reggio Emilia contro un bel Sassuolo. Squadra logica quella neroverde, Di Francesco un ottimo tecnico che bada al sodo giocando a pallone, senza quei ghirigori e quell’esasperata tattica offensiva che stavolta è stata fatale al dirimpettaio Pioli. Finisce 2-1, il terzo posto scappa via anche se poi, guardando la classifica, le squadre in lotta per l’Europa sono tutte lì e il primo posto è distante solo tre punti. Però, non si può negare che la Lazio abbia gestito le due settimane di sosta in modo folle per colpa anche di una discreta dose di sfortuna: Insigne non è andato in nazionale e ieri ha segnato, Berardi lo ha imitato trasformando il rigore inventato da Guida, invece Biglia e Parolo erano seduti sul divano per onorare la patria e la Lazio ha perso malamente. Tant’è, arriva un’altra sconfitta dolorosa anche per colpa di un secondo tempo giocato in modo folle, senza senso perché, pur avendo chiuso sotto la prima frazione, la Lazio aveva costruito azioni da gol, aveva dominato la partita. Che si inventa Pioli per lanciare l’assalto al Sassuolo? Sorprende tutti e inserisce Keita (giusto) sostituendo lo sconclusionato Onazi, modulo ultra-offensivo con cui la sua squadra esce praticamente dal campo. Il 4-1-4-1 con il solo fuscello Cataldi a contrastare le ripartenze del Sassuolo ha portato solo tanta confusione e poche occasioni. Il raddoppio di Missiroli è stata la logica conclusione del dominio dei padroni di casa e la rete di Felipe Anderson è servita solo a far crescere i rimpianti. Purtroppo questa è la Lazio - secondo l'analisi de Il Tempo - i suoi limiti strutturali riemergono sempre quando si vuole fare il salto di qualità. Con tanti giovani questi ko possono essere terapeutici ma forse bisogna cominciare a pensare che questo gruppo più di così non riesca a fare. Ieri anche la beffa di un arbitraggio persecutorio (fischiati 28 falli contro e 7 a favore nonostante una schiacciante superiorità nel possesso palla) e il silenzio assordante della società. Nessun commento di Lotito, il diesse Tare mastica amaro, proteste tiepide del capitano Klose e degli altri giocatori in campo. La scelta di non commentare gli episodi arbitrali è un boomerang clamoroso con le ultime direzioni in trasferta (Verona e Sassuolo) che devono fare scattare l’allarme che qualcuno sembra non voler sentire.

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