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  • Antonini a CM: 'Io intermediario per Giroud-Inter, ecco perché non è andata in porto. Ronaldinho pazzesco, il Milan...'

    Antonini a CM: 'Io intermediario per Giroud-Inter, ecco perché non è andata in porto. Ronaldinho pazzesco, il Milan...'

    • Daniele Longo
    Da calciatore a procuratore sportivo. Questa la nuova vita di Luca Antonini, campione d'Italia con il Milan nel 2011 e con una lunga carriera alle spalle che lo ha visto protagonista, tra le altre, anche con Empoli e Genoa. In una lunga e interessante diretta sul nostro profilo ufficiale Instagram ha raccontato tanti retroscena sull'esperienza in rossonero.

    Come sta svolgendo la sua attività di agente in questo periodo di quarantena?
    "Cercando di fare al meglio quello che mi è possibile ora. Con un pc e un ipad a disposizione guardo partite su partite cercando di trovare un po' di giocatori da proporre sul mercato, se ci sarà e quando ci sarà nel prossimo futuro. Cercherò di farmi trovare pronto e preparato".

    Quale campionato sta seguendo?
    "
    Il campionato francese mi piace tantissimo, sia la Ligue 1 che la seconda divisione. Ci sono tanti giocatori di talenti e hanno la forza e la voglia di far giocare i giovani. Anche quello olandese mi entusiasma".

    Dove nasce l'idea di intraprendere questa nuova strada professionale?
    "Inizialmente, dal momento che ho deciso di smettere con il calcio giocato, volevo intraprendere la carriera di allenatore. Per una serie di vicissitudini non c'è mai stata la possibilità di iniziare veramente e quindi, così per gioco, iniziai a fare questo lavoro. Prima da intermediario, perché all'inizio non hai i giocatori, e deve dire che nell'estate del 2017 feci tre operazioni. E quindi pensai che fosse il mio nuovo lavoro".

    Qual è stata, fin qui, la sua operazione più importante?
    "Sicuramente Sandro al Benevento. E' stata una bella trattativa, una bella scommessa che sia io che il presidente Vigorito abbiamo portato avanti".

    Lei è stato uno degli intermediari della trattativa tra Chelsea e Inter per Giroud. Perché non è andata a buon fine? Ci sono margini per l'estate?
    "Non si è conclusa perché il Chelsea, facendo andar via Giroud, doveva trovare un sostituto per forza. Quindi nel mercato non ha trovato un giocatore adatto a quel tipo di gioco. L'Inter non è riuscita a portarlo a casa solo per questo motivo. Il futuro non si può sapere, con questa storia del Coronavirus si parla di tutto tranne che di mercato. In questo momento nessuno di noi vuole intraprendere trattative. C'è gente che sta male, che muore ogni giorno, e onestamente è poco carino pensare a questo tipo di cose".

    Lei ha ragione ma forse anche i tifosi hanno bisogno di sognare, di tornare alla normalità. Il rapporto tra Conte e Giroud può essere un fattore determinante per le scelte future dell'attaccante francese?
    "Sicuramente sì, l'ha avuto al Chelsea e hanno un bel rapporto. Giroud è un professionista esemplare, incredibile, pur non giocando nei primi sei mesi non ha mai detto cose contro la società o l'allenatore. Quando è stato chiamato ha risposto presente, facendo anche 3 gol. E' un giocatore di sicura professionalità e quindi Conte sa che portare un giocatore di questa esperienza può diventare un valore aggiunto a una formazione già molto importante".

    Proviamo a fare un passo indietro: cosa ha rappresentato per lei il Milan?
    "Per me rappresenta la mia famiglia, ho iniziato nel settore giovanile a 7 anni e ci sono rimasto fino a 19. Poi ho girovagato ma Galliani non mi ha mai dato definitivamente. Poi, nell'estate del 2008, sono riuscito a tornare a quella che è stata casa mia e che continua a esserlo. Per me ha rappresentato tutto, mi ha fatto diventare uomo, mi ha dato la possibilità di giocare partite importanti, di arrivare al mio sogno che era quello di giocare in serie A e di vincere lo scudetto. Quindi per rappresenta tutto".

    Però l'esordio in una partita europea lo deve all'Empoli?
    "Si il 20 settembre del 2007 in un Empoli-Zurigo di Europa League. Era la prima partita dei toscani nella storia in Europa. Segnai il primo gol su rigore. Il rigorista era Pozzi ma io mi girai verso l'allenatore dicendo che l'avrei tirato io. Vedendo questa mia carica, questa mia propensione, mi concesse di tirarlo. Il mister non sapeva che non avevo mai tirato un rigore in vita mia (ride ndr), però spiazzai il portiere e feci gol. Fu una esperienza bellissima".

    Il calcio racconta delle storie particolari perché proprio contro lo Zurigo avevi fatto il tuo esordio in Champions League, due anni dopo, con la maglia del Milan.
    "Esatto, lo Zurigo è una squadra che mi porta fortuna. Spero, in futuro, di fare qualche giocatore da loro (ride ndr). Devo ridare loro la fortuna che mi hanno portato".

    Nel 2008 iniziasti con Ancelotti in panchina: che ricordo ha dell'allenatore emiliano?
    "E' stato, sicuramente, il miglior allenatore della mia carriera pur avendoci lavorato solo per una stagione. Ho capito da subito che tipo di uomo, di allenatore fosse. Di che carisma e pressa avesse nei confronti di giocatori di caratura mondiale. C'erano Kaka, Sheva e Maldini che pendevano dalle sue labbra. Poi a livello umano è una persona eccezionale, un uomo speciale. Non è un caso che ogni giocatore che è passato sotto le sue mani ha sempre avuto parole di elogio nei suoi confronti. Non a caso è l'allenatore preferito di Cristiano Ronaldo. Qualcosa Carlo ha lasciato dentro ogni giocatore che ha allenato".

    Più di cento presenze con il Milan e un solo gol contro la Juve.
    "Mi ricordo che era l'ultima di Leonardo sulla panchina del Milan, la fine di un ciclo bellissimo. Abbiamo giocato senza alcun tipo di pensiero ai moduli ma solo a giocare, a divertirsi e a divertire il pubblico. Fu un'annata speciale e devo dire che mi è dispiaciuto solo che non si sia potuto continuare questa avventura con Leo perché sono sicuro che avrebbe potuto creare un ciclo più duraturo negli anni anche se l'anno dopo con Allegri vincemmo lo scudetto".

    Leonardo si esprime meglio da allenatore o da dirigente?
    "Da dirigente è un bel osso, nel senso che sa fatto il suo. Veniva da una carriera da dirigente prima di fare l'allenatore quindi è sempre stato a contatto con il dottor Galliani che è un esempio di uomo di calcio con la U maiuscola. Ha imparato e capito bene come ci si dovesse comportare. E' una persona leale, un uomo che quello che dice fa. Lavora con una stretta di mano, sono molto legato a lui. Ogni tanto, per via del mio lavoro ma anche in forma amichevole, ci sentiamo e il rapporto è ancora bellissimo".

    In quel gruppo c'era Clarence Seedorf che oggi compie gli anni.
    "
    Gli ho fatto gli auguri, al Panterone non manco mai di scrivergli nel giorno del suo compleanno. E' un ragazzo eccezionale, è un professore. E' uno che quando doveva dirti una cosa ti teneva anche un'ora a parlare perché è il suo modo di fare. Ci sa fare benissimo con le parole, ho il ricordo di una persona profonda, molto legata alla sua famiglia, un uomo d'un pezzo. Non a caso è stato tanti anni in quel Milan, giocando tra i titolari, vincendo qualsiasi cosa. Ha vinto 4 Champions con 3 squadre diverse, questo vale qualcosa. Il Panterone è il Panterone, è indiscutibile".

    In quel Milan lei si trovò alla perfezione con Ronaldinho: è stato il compagno di squadra più forte che abbia mai avuto?
    "Sicuramente in una lista di 10 è tra i primi 3. Perché ho avuto la fortuna di giocare con Ibrahimovic ed è un giocatore di un altro livello. E poi con Kakà che rimane, per qualità e classe, il giocatore più forte con cui ho giocato".

    Com'era Ronaldinho in allenamento?
    "Ronnie era un sorriso vivente, quando arrivava lui arrivava la felicità. Non l'ho mai visto arrabbiato, triste. Riusciva a trovare la parte buona anche in situazioni brutte. Era bello avere un giocatore così in squadra, poi faceva delle cose ragazzi in allenamento. Quel video in cui colpisce tre volte di seguito la traversa non era mica uno scherzo. Si metteva lì e lo faceva ogni volta. Per lui i piedi erano come le mani, le cose che ho visto fare a lui non le avevo mai viste fare a nessun'altro".

    Ha sentito Maldini in questi giorni?
    "Paolo l'ho conosciuto ed è stato il mio capitano. Anzi lui è il capitano per antonomasia. Si ho avuto modo di sentirlo per messaggio, per fargli un saluto dopo aver appreso della sua situazione e di quella di Daniel".

    Lei ha avuto modo di confrontarsi con lui anche nella sua nuova versione di direttore dell'area tecnica: il Milan dovrebbe continuare con lui?
    "Sinceramente non voglio discutere da un punto di vista societario, non è una cosa al quale tengo così tanto. So solo che Paolo è un uomo incredibile. forse al Milan servirebbe un po' di continuità per ottenere i risultati. Preferisco non parlar mai di una società nella quale ho lavorato":

    Lei è stato compagno di squadra di D'Aversa al Siena: ha mai avuto la sensazione che potesse diventare un allenatore così preparato?
    "Si, Roberto in campo era un giocatore molto intelligente. Di solito questo tipo di giocatori, quando decidono di intraprendere la carriera di allenatore, sanno il fatto loro. I più grandi allenatori sono ex giocatori che hanno fatto i centrocampisti. Roberto ha sempre dimostrato di poterlo diventare, sono contentissimo perché sta ottenendo grandi risultati. Quando guardi il Parma ti diverte e vedi che ottiene i risultati. Quindi gli auguro ogni bene perché merita il Parma ma anche palcoscenici più importanti in futuro".

    Lo vede pronto per una big?
    "Secondo me sì, ha fatto la gavetta che doveva fare. Ha dimostrato, in una squadra intermedia, di sapere il fatto suo",

    Il Genoa, per lei, è la seconda squadra del cuore?
    "Si, sicuramente. E' la seconda squadra per la quale faccio il tifo perché mi ha accolto come un Re e quindi la ho nel cuore. Ha una tifoseria incredibile, una città strana ma che ti entra nel cuore. La gente è legata a certi tipi di valori che in altre città non ho riscontrato. Ho comprato casa lì, ho vissuto per tanti anni lì. Chissà che magari, in futuro, possa tornare a fare parte della mia vita".

    Lei ha avuto Gasperini in rossoblu: è cambiato negli anni?
    "Il nostro è stato un bel rapporto, mi ha 'inventato' da difensore centrale nella linea a tre. E' un allenatore che a Genova ha dimostrato, sia prima che quando poi sono arrivato io. Non a caso era arrivato in Europa League. All'Atalanta ha solo fato vedere quello che è realmente: un grande allenatore che ha trovato in Bergamo la realtà che gli dà più soddisfazione. Ha giovani talenti che può forgiare e crescere a proprio piacimento. E' un ambiente perfetto per lui, ha dato tanto a questa società. L'Atalanta è la squadra che gioca il miglior calcio in Italia e anche in Europa, con mia grande felicità, ha dimostrato di potersela giocare".

    Tra i messaggi dei nostri followers c'è quello di un tifoso del Genoa che ricorda quanto ha fatto, con sua moglie, nel periodo triste dell'alluvione.
    "E' stato un gesto spontaneo. Mi sono sentito parte integrante di quella città, nel momento più difficile quando avevo un problema al ginocchio mi hanno sempre aiutato e supportato. Quando ho visto la città in difficoltà, nei tre giorni liberi, io e mia moglie ci siamo sentiti di fare questo gesto. Aiutare amici in difficoltà era il minimo che potessimo fare, sicuramente la cosa giusta".

    Qual è stato il compagno di squadra più simpatico e quello con il quale è rimasto amico a lungo?
    "Sicuramente Perin, troppo simpatico. Anche se ce ne sono stati tanti come ad esempio Flamini che era uno spettacolo. Quello a cui sono più legato è Beppe Favalli, anche se sento poco perché siamo lontani. Quando sono arrivato al Milan mi ha preso sotto la sua ala, mi ha indirizzato e fatto capire la strada giusta da seguire. Ogni tanto quando ci vediamo parte un abbraccio molto lungo".

    Di Flamini si ricorda anche quell'intervento rude su Corluka in una sfida di Champions League contro il Tottenham...
    "Mathieu era abituato al calcio inglese anche se si era adattato al nostro. Però (ride ndr) in una partita di Champions League si era caricato in una maniera particolare. Un intervento di quel tipo in Premier era routine, non ha pensato granché. Lo faceva anche in allenamento, era un modo di interpretare il calcio all'inglese, a me piaceva molto. Non ha mai mollato, ha sempre fatto il suo, saltva pochi allenamenti durante l'anno. E' un ragazzo eccezionale, legammo molto con lui. Il gruppo era formato da me, Zmabro, Jankulovski, Favalli e Flamini. Eravamo un quintetto importante".

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