AnneKee: 'Torino, la Juve, l’Italia: io e De Ligt siamo felicissimi qui. Vi racconto la vita con Matthijs'
Buongiorno AnneKee e buona festa della donna. Ci tolga subito una curiosità: come ha fatto a imparare così bene - e in fretta - la lingua?
«Fin dal primo giorno che siamo arrivati a Torino nell’estate 2019, Matthijs ed io siamo stati determinati nello studiare e imparare l’italiano. La mia fortuna sono state le prime settimane: Matthijs andò in tournée con la Juventus e io, trovandomi sola in una città che non conoscevo, mi sono iscritta a una scuola di lingua. Una vera e propria full immersion. Era vietato parlare in inglese e questo mi ha aiutato tantissimo. I primi mesi è stato fondamentale anche Mino Raiola, l’agente di Matthijs: lui e il suo staff ci hanno dato una grossa mano per ambientarci in città. Adesso almeno quattro giorni a settimana sono a Milano per lavoro ed è un grande allenamento dal punto di vista linguistico. Gli italiani ti mettono sempre a tuo agio. Quante volte mi sento dire: “Provaci, non ti preoccupare”. E poi in casa abbiamo una regola: parliamo in italiano un’ora al giorno».
Infatti anche De Ligt si esprime bene…
«È vero, si impegna molto. Lui, ovviamente, sta imparando anche un italiano da campo, con parole da spogliatoio. A volte usa dei termini che io non conosco... La sua prima intervista televisiva in italiano l’ho ascoltata tutta. È stato bravo, però a casa gli ho detto: “Puoi migliorare ancora” (risata) .
Lei è ambasciatrice dell’associazione “Free a Girl”: come vive la festa della donna?
«Forse in Olanda si festeggia un po’ meno rispetto all’Italia. Di “Free a Girl” sono diventata ambasciatrice qualche mese fa assieme ad altre donne olandesi. È un bel progetto sociale per il reinserimento delle ragazze di tutto il mondo che hanno subito maltrattamenti fisici e psicologici. Grazie alle nuove piattaforme multimediali e ai social abbiamo la possibilità di parlare direttamente con queste donne vittime di violenze».
Se avesse la bacchetta magica come la fata di Cenerentola, cosa farebbe per aiutare il mondo femminile?
«Farei di tutto per eliminare i maltrattamenti fisici e psicologici di cui purtroppo molte ragazze sono vittime».
Chi è la sua donna modello?
«Mia mamma. È anche la mia migliore amica, ci sentiamo tre volte al giorno. Lo scorso anno, soprattutto quando è scoppiata la pandemia in Italia, era un po’ preoccupata. Ma adesso si è abituata ad avermi lontano».
Se ripensa al lockdown di un anno fa e alla quarantena di inizio 2021, quando Matthijs è risultato positivo al Covid? «Innanzitutto mi ha colpito tantissimo l’atteggiamento della Juventus. Il club si è preso cura di noi, ci ha fatto sentire davvero parte di una famiglia. Sono stati fantastici e non lo dimenticherò mai. Il lockdown è stato un bel test, come per tutte le coppie».
Come è andata?
«Temevo potessimo iniziare a discutere. Invece abbiamo giocato con i nostri cani, a carte, a ping-pong. E poi abbiamo cucinato, studiato italiano e ci siamo allenati. Non abbiamo mai litigato e tuttora va benissimo tra noi. Merito... di Matthijs».
In che senso?
«Lo ammetto, io a volte non sono così facile in casa. Matthijs, però, è bravissimo con me: sempre tranquillo, sorridente».
E innamorato…
«Sì. E lo sono tantissimo anche io di lui».
Vista la sua famiglia, era destino che trovasse l’amore nel mondo del calcio. Suo padre - Keje Molenaar - è stato un giocatore dell’Ajax e anche uno dei suoi due fratelli, Jip, è un calciatore.
«Sono nata in una famiglia dove si parlava di calcio tutto il giorno: non solo papà e i miei fratelli, anche mamma è molto appassionata. Forse anche per questo io non lo ero affatto. Praticavo tennis e danza. Ero molto sportiva, ma il calcio non mi piaceva proprio. L’ho scoperto quando ho conosciuto Matthijs. Mi piace guardare le sue partite, non di più però».
Suo padre come ha reagito quando ha saputo della sua relazione con De Ligt?
«Quando gliel’ho detto io, lui era già pronto… Matthijs, seppur avessimo entrambi soltanto 18-19 anni, era già il capitano dell’Ajax quando ci siamo conosciuti e così qualche voce su di noi l’aveva sentita anche papà. Alla fine è andata bene così...».
Perché?
«Perché quando ho detto di Matthijs a papà, lui aveva già parlato con diversi allenatori dell’Ajax. Era molto tranquillo perché da tutti aveva sentito soltanto belle cose su Matthijs. Vanno molto d’accordo: parlano sempre di calcio (risata). Di sicuro sapere che a casa mia avrebbe potuto parlare di pallone, i primi tempi ha aiutato parecchio Matthijs. Anche i miei fratelli sono fanatici. Jip ha 20 anni e, dopo l’esperienza in Germania con l’Eintracht Francoforte, adesso verrà a fare un provino per alcuni club italiani».
Lei in Italia è venuta anche il 17 dicembre 2018, quando a Torino De Ligt fu incoronato Golden Boy 2018 da Tuttosport. Cosa le rimane di quella serata?
«Porterò il Golden Boy sempre nel mio cuore. È stato il mio primo viaggio fuori Amsterdam con Matthijs e la sua famiglia. E quella sera Matthijs ha reso pubblico il nostro fidanzamento».
Adesso che vivete a Torino, qual è il vostro luogo preferito?
«Amiamo le Langhe. Sono vicine, si mangia divinamente e sono anche molto rilassanti. Io adoro il tartufo e i risotti. A Torino ho un debole per Piazza San Carlo e mi piace moltissimo andare a correre al parco Valentino. Ma il luogo del cuore è casa nostra. Abitiamo in centro e il nostro appartamento ce lo ricorderemo per sempre perché ad Amsterdam, prima di trasferirci qui, avevamo convissuto appena un mese».
Se vuole fare contento Matthijs, cosa gli cucina?
«Lo strappo alla regola che si concede è la pizza al salame, la sua preferita. Per il resto mangiamo sano: tante verdure, frutta. E ovviamente anche un po’ di pasta italiana: fantastica».
In quali aspetti siete diventati più italiani che olandesi?
«Nel caffè: adesso soltanto espresso. E sicuramente negli orari: ci siamo abituati a cenare alle 8-9 di sera, non alle 6 come in Olanda. Quando andiamo a Amsterdam, e mia mamma ci mette a tavola presto, mi fa strano».
Come descrive gli italiani agli amici olandesi?
«Racconto sempre che in Italia la gente è molto più calda e pronta ad aiutarti. Matthijs è famoso anche ad Amsterdam e quando giriamo per strada ci accorgiamo che le persone lo riconoscono e ne parlano sotto voce. A Torino, invece, appena ci vedono iniziano a chiamare: “De Ligt, De Ligt. Una foto per favore”. È bello questo calore, anche più sincero. Detto questo, pensavo che il calcio e l’Ajax in Olanda fossero immensi, ma in Italia è tutto ancora più grande: c’è una passione enorme».
Con chi avete legato di più all’interno della Juventus?
«L’anno scorso è nata una bella amicizia con Michela Persico, la compagna di Rugani. Adesso ci frequentiamo soprattutto con Benedetta e Federico (Chiesa, ndr) e con Alice e Alvaro (Morata, ndr)».
De Ligt in campo non sembra avere punti deboli e, a sentir parlare lei, nemmeno a casa: ma un difetto lo avrà anche lui...
«È un principe azzurro, ma non è bravo a cucinare: diciamo che può ancora imparare molti piatti (risata)».
A casa è serio come in campo? «No, ride molto… Dovreste vedere com’è giocherellone con i nostri cani, Bella e Luna. Hanno nomi italiani perché, dopo averli salvati, abbiamo fatto un corso di addestramento. Parliamo in italiano con loro: “seduti, in piedi...”. Matthijs vede tanto calcio anche a casa. A volte, quando siamo sul divano assieme, io guardo un film in tv e lui sbircia il tablet dove c’è una partita».
Come vive Matthijs la sua professione di modella?
«È sempre interessato e contento per me. Non è mai invadente, anzi. È il primo a spingermi, rispetta il mio lavoro».
De Ligt sarebbe un buon modello?
«Abbiamo già fatto alcuni servizi fotografici insieme e devo ammettere che, oltre al fisico, ha anche un certo talento».
Se in futuro dovesse avere una figlia che vuole fare la modella come lei?
«La lascerei libera di scegliere come hanno fatto i miei genitori con me, però le direi quello che ripeto alle mie amiche di Amsterdam: non è uno scherzo come può sembrare da fuori. Amo il mio lavoro, ma per realizzarlo al meglio anche io devo fare dei sacrifici. Ho iniziato a viaggiare da sola per il mondo a 16 anni e tuttora mi alleno tutti i giorni».