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Ancelotti salvato dai suoi campioni e dalla fortuna: perché nessuno sottolinea mai quando sbaglia?
La statistica più curiosa che lo riguarda sono i 3 decenni differenti in cui è arrivato almeno in semifinale di Champions (che poi sarebbero 4 se si considerasse anche la carriera da calciatore, rimpicciolita forse da quella in panchina, ma chi l’ha visto e lo ricorda sa che non è stata da meno), ne ha già vinte 3 e a maggio potrebbe fare in tempo a vincere la quarta, come nessun altro allenatore.
Però in carriera di passaggi a vuoto ne ha avuto anche lui, solo che nessuno li ricorda e quando le cose vanno male (esonerato al Bayern, esonerato al Napoli) è sempre colpa di un complotto o di qualcuno che sbaglia al posto suo. Nel 2012, il neo arrivato ds Leonardo lo chiama al PSG per sostituire nella sosta invernale il misconosciuto Kombuaré, primo in classifica con 3 punti di vantaggio sul Montpellier. A maggio Ancelotti sarà secondo, 3 punti sotto. Eppure della sua esperienza parigina si ricorda solo il titolo dell’anno seguente. Nel 2017, al secondo anno al Bayern, entrò in conflitto con i senatori dello spogliatoio che considerava bolliti e pagò con l’esonero. Arrivò l’allora 72enne Heynches, vinse la Bundesliga con 20 punti di vantaggio e si fermò in semifinale di Champions solo contro il Real Madrid, guarda caso per due gol decisivi di Benzema, proprio il centravanti che un mese fa ha distrutto il PSG e adesso il Chelsea.
Ancelotti ha l’esperienza e la guida del saggio padre di famiglia, sa valorizzare il suo prodotto, che siano vittorie o calciatori. Tuchel la forza delle idee e un calcio più moderno, che l’ha portato da subentrato a trionfare nell’ultima Champions. Bravo Ancelotti, bravo Tuchel, però soprattutto, bravissimi Modric e Benzema.
@GianniVisnadi