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    Ancelotti salvato dai suoi campioni e dalla fortuna: perché nessuno sottolinea mai quando sbaglia?

    Ancelotti salvato dai suoi campioni e dalla fortuna: perché nessuno sottolinea mai quando sbaglia?

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Premesso: nessuna intenzione di discutere Ancelotti, la sua carriera e le sue vittorie. Un grande testimonial del calcio italiano, anche adesso che non lavora in Italia; un amico di tutti, di tanti, anche nostro, che lo conosciamo da più di 30 anni e gli vogliamo bene. Però ci sembrerebbe più giusto se le sue partite fossero giudicate con meno enfasi, più distacco e maggiore equilibrio. Dal Chelsea e da Tuchel ha preso una bambola che solo la grandezza dei suoi giocatori e una buona dose di fortuna (vogliamo parlare del gol sbagliato nel finalissimo dal “solito” Jorginho?) hanno evitato diventasse storica. Eppure, tutti pronti solo a sottolineare i cambi, la scelta di togliere Kroos, l’abilità nel puntare su Camavinga, come se la formazione di partenza l’avesse fatta un altro, il suo “secondo”, ma non il figlio Davide, anche lui santo subito.

    La statistica più curiosa che lo riguarda sono i 3 decenni differenti in cui è arrivato almeno in semifinale di Champions (che poi sarebbero 4 se si considerasse anche la carriera da calciatore, rimpicciolita forse da quella in panchina, ma chi l’ha visto e lo ricorda sa che non è stata da meno), ne ha già vinte 3 e a maggio potrebbe fare in tempo a vincere la quarta, come nessun altro allenatore. 
    Però in carriera di passaggi a vuoto ne ha avuto anche lui, solo che nessuno li ricorda e quando le cose vanno male (esonerato al Bayern, esonerato al Napoli) è sempre colpa di un complotto o di qualcuno che sbaglia al posto suo. Nel 2012, il neo arrivato ds Leonardo lo chiama al PSG per sostituire nella sosta invernale il misconosciuto Kombuaré, primo in classifica con 3 punti di vantaggio sul Montpellier. A maggio Ancelotti sarà secondo, 3 punti sotto. Eppure della sua esperienza parigina si ricorda solo il titolo dell’anno seguente. Nel 2017, al secondo anno al Bayern, entrò in conflitto con i senatori dello spogliatoio che considerava bolliti e pagò con l’esonero. Arrivò l’allora 72enne Heynches, vinse la Bundesliga con 20 punti di vantaggio e si fermò in semifinale di Champions solo contro il Real Madrid, guarda caso per due gol decisivi di Benzema, proprio il centravanti che un mese fa ha distrutto il PSG e adesso il Chelsea. 

    Ancelotti ha l’esperienza e la guida del saggio padre di famiglia, sa valorizzare il suo prodotto, che siano vittorie o calciatori. Tuchel la forza delle idee e un calcio più moderno, che l’ha portato da subentrato a trionfare nell’ultima Champions. Bravo Ancelotti, bravo Tuchel, però soprattutto, bravissimi Modric e Benzema.

    @GianniVisnadi
     

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