Ancelotti: 'Milan, non avrei mai ceduto Pirlo'
A "La tribù del calcio", su Premium Calcio, intervista esclusiva a Carlo Ancelotti, attuale allenatore del Paris Saint Germain, che, alla vigilia del match “Milan-Juventus”, ricorda la sua esperienza sulla panchina bianconera: “Degli anni juventini ricordo tante cose: a cominciare da Zidane, in assoluto il giocatore più forte che io abbia mai allenato. Il rammarico, se così posso dire, è che raramente, in partita, Zidane riusciva a fare le cose mostruose mostrate in allenamento”. Su Alessandro Del Piero, Ancelotti dichiara: “Ale non mi deve niente. Da me ha avuto quello che era giusto avesse, vista la sua grande e unica professionalità. Su Henry, invece, ho preso una cantonata: lo consideravo un giocatore di fascia, non mi sono accorto che era invece un fortissimo centravanti”. E su Luciano Moggi e Antonio Giraudo, che dopo due anni senza scudetti lo sollevarono dall’incarico: “Non ho alcun rancore. Anzi, Moggi mi prese bloccandomi mentre stavo andando in Turchia ad allenare il Fenerbahce. Alla Juve ho imparato quanto importante sia la sintonia tra allenatore e dirigenti. L’accantonamento finale? Mettiamola così: quando si chiude una porta, a volta si apre un portone. E a me è successo: col Milan”.
Dell’esperienza in rossonero, Carlo Ancelotti ricorda: “Anche lì il caso ci mise lo zampino. Dovevo andare a Parma per firmare, ma una telefonata mi bloccò: mi dissero che il cavalier Tanzi era impegnato. Aspetto, mi metto in macchina ed entro in autostrada quando mi chiama Galliani e mi dice: vieni a Milano, ti do la panchina del Milan”. Per Ancelotti si aprono 8 stagioni dense di grandi soddisfazioni: “La cosa di cui più mi vanto – continua l’attuale mister del Psg – è stata l’invenzione del modulo ad albero di Natale: avevo tantissimi centrocampisti dai piedi buoni e fu la chiave per farli giocare tutti insieme dando alla squadra un equilibrio unico. Il giorno più importante fu la finale di Champions vinta a Manchester contro la Juve: mi permise di togliermi l’etichetta di allenatore perdente che i due anni alla Juventus mi avevano appiccicato addosso”. Dopo la Champions arriva Ricardo Kakà e Ancelotti ricorda: “Sul suo conto mi ero sbagliato. L’avevo paragonato a Tonino Cerezo e lui continuò a prendermi in giro a lungo, per quel paragone errato. Altro che Cerezo: Kakà era un fenomeno e, a differenza di Zidane, quello che mostrava in allenamento faceva anche in partita. Fu una fortuna averlo”. Ancelotti ricorda anche la finale di Istanbul persa contro il Liverpool dopo che il primo tempo finì 3 a 0 per i rossoneri: “Ancora oggi credo che quella sia stata la partita più bella giocata dal Milan. E comunque, anche per merito della società che fece quadrato, da quella sconfitta nacque il trionfo di Atene di due anni dopo, con la coppa vinta proprio contro lo stesso Liverpool”.
Infine, un commento sulla sfida Milan-Juventus di sabato sera: “Mi spiacerà non vederla: io sarò impegnato a Lione col Psg quella stessa sera. Vedo però una Juve con grandissimo entusiasmo, anche se non la darei favorita. Pirlo? Io non l’avrei mai ceduto. O al massimo l’avrei dato al Chelsea o al Psg, visto che avrebbe trovato me. Scherzo, naturalmente… Mettiamola così: forse Pirlo voleva più soldi e il Milan non glieli voleva dare. E’ andato a prenderli alla Juventus”.