
Ancelotti: "In Italia c'è un prima e un dopo Sacchi. Il naso rotto ad Avellino e la crema per far bruciare gli occhi..."
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Il tecnico del Real Madrid è stato il protagonista dell'ultimo episodio del PoretCast, il podcast condotto da Giacomo Poretti, e tra i temi sul tavolo anche i ricordi del passato. Le esperienze con i suoi ex allenatori, i Mondiali del '94 e anche curiosi aneddoti del calcio di un tempo.
SACCHI - Ancelotti ha avuto tanti allenatori, ma ha sottolineato l'influenza di Arrigo Sacchi nel calcio: "C’è un prima e dopo di lui in Italia, hanno iniziato a copiarlo tutti. Io ho avuto grandi allenatori come Liedholm, Cesare Maldini, Ericsson, Bearzot e Capello. Ma Sacchi è stato un innovatore a livello di gioco e di preparazione. Dopo le cinque settimane di ritiro estivo la mia famiglia non mi aveva riconosciuto per quanto ero dimagrito. Le sue tattiche offensive e difensive sono ancora molto attuali, cerco di spiegarle ai miei calciatori".
MONDIALI '94 - Ancelotti poi parla delle sconfitte da allenatore e le rapporta a quella con l'Italia ai Mondiali di USA '94 - "Sconfitta non dolorosissima, l’Italia ha fatto un miracolo ad arrivare in finale. Era già un grande risultato, ha alleviato la delusione. Perdere ai rigori comunque è diverso, ti attacchi alla sfortuna".
NASO ROTTO E CREMA PER BRUCIARE GLI OCCHI DEGLI AVVERSARI - Ancelotti infine racconta anche un aneddoto, spiegando come siano cambiati i tempi nell'approccio con gli avversari: "Ora c'è molto più rispetto tra i giocatori, forse anche per la televisione. Adesso devi stare molto più attento, una volta succedeva un po' di tutto. C'era una crema che bruciava, si chiamava Sifcamina e nei calci d'angolo la mettevi negli occhi degli avversari. Mi ricordo che nell'ultima partita di campionato al mio primo anno alla Roma, l'Avellino si doveva salvare, mentre noi eravamo a un punto dalla Juve e in lotta per lo scudetto. Alla prima palla in area mi è arrivato un pugno in faccia, ci avevo il naso girato tutto da una parte. Sento battere sulla spalla e pensavo fosse il dottore, invece era un calciatore avversario e mi aveva detto: "Guarda, oggi secondo me non ti conviene venire dentro l'area". C'avevo 20 anni e gli ho detto: "Va bene, non ti preoccupare". Succedevano queste cose qua".
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