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    Analisi Juventus-Genoa: la vittoria della tranquillità

    Analisi Juventus-Genoa: la vittoria della tranquillità

    • Giovanni Armanini
    La Juventus ha ottenuto con il Genoa la classica “vittoria di fine stagione” giocando al piccolo trotto, chiudendo il conto con un assolo del suo attaccante migliore, permettendosi il lusso di sbagliare un rigore e concedendo complessivamente un solo tiro nello specchio all’avversario. Vittoria di una superiorità che i bianconeri quest’anno manifestano anche senza i ritmi forsennati di un anno fa e soprattutto prescindendo dai moduli: Allegri ha riproposto il 3-5-2 che ormai definire “contiano” sarebbe totalmente miope e comunque assolutamente errato visto che il modulo è solo nominalmente ereditato dal passato.

    Finalizzazioni: precisione senza foga. E’ una Juve che bada alla qualità più che alla quantità. Sapendo di averne, di qualità. Questo significa 40% di tiri in porta sui tiri totali nella partita contro il Genoa a fronte di un 33% medio realizzato quest’anno ed il 37% dello scorso anno. Il tutto, però, arrivando al tiro molto meno (11 volte ieri contro le 17 medie di quest’anno e le 16 della stagione scorsa).

    Il gioco: meno possesso, più precisione. Il tutto in un contesto di gioco diverso, con almeno 5 punti percentuali in meno di possesso palla a partita, ma con una qualità di palleggio (espressa dalla voce statistica passaggi riusciti) migliorata di un punto percentuale. Ieri in questo fondamentale la Juve ha ricalcato l’andamento di quest’anno. C’è insomma un saldo del 6% nella positività di gioco della squadra che porta ulteriori sicurezze ad un gruppo già plasmato.

    La difesa: -10% aggressività, +20% lucidità. Certezze e tranquillità che si riflettono sulla fase difensiva: scendono infatti falli e tackle (due score che sommati esprimono l’aggressività di una squadra in fase di non possesso palla) passando da 34,3 a partita (dei quali 15 in media erano falli) agli attuali 31,9. Numeri che ad un occhio poco abituato all’analisi statistica possono dire poco ma che significano sostanzialmente un 10% in meno di aggressività a fronte di intercettazioni (ovvero fondamentali difensivi che sottolineano la capacità di lettura del gioco di una squadra in fase di non possesso grazie ad una sorta di opposizione tattica) che passano da 12,6 a 14,2 a gara per un incremento che sostanzialmente si attesta al 20% dell’anno prima.

    C’è una progressione che chiaramente non può essere banalizzata con un plauso ad Allegri ed una rivalutazione del lavoro del suo predecessore. La lettura in questo senso sarebbe assolutamente ingenerosa e comunque sbagliata alle fondamente. Ciò che invece pare più veritiero è dire che non solo Allegri non ha rovinato il giocattolo (molti in estate lo auspicavano senza mezzi termini) ma la sua gestione capace di un vero rinnovamento della continuità sta rappresentando un indubbio valore aggiunto.

     

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