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    Analisi dell'intervista di de Boer

    Analisi dell'intervista di de Boer

    • il Nero e l'Azzurro
    In piene Olimpiadi, La Gazzetta dello Sport dedica all’Inter le prime cinque pagine e c’è quasi da stropicciarsi gli occhi. Il paginone dell’intervista a de Boer è pieno di cose interessanti e anche di cose che volevamo sentirci dire. Frank l’oggetto misterioso, almeno nei propositi, dimostra idee chiare. E con eleganza va dritto al punto senza mandarle a dire.

    Gennaio.Vedremo la mia Inter dopo 4 mesi, questa è la normalità. A gennaio sapremo veramente chi siamo”. Del resto, cosa chiedere a uno che è arrivato a meno di due settimane dall’inizio del campionato? Piuttosto, un auto-appello a noi tifosi: se in questi quattro mesi le cose non andassero proprio benissimo, evitiamo ingenerosi confronti col pari periodo 2015 del Mancio 2 (i quattro mesi migliori del suo mandato). Esigenti e pazienti, finchè si può.

    Undici. Si gioca in undici, anzi con tutta la rosa. Bisogna seguire una direzione, seguirla e coinvolgere l’intero gruppo”. Messaggio preciso, non solo a uso interno ma anche per il mondo Inter. De Boer riparte subito dal più evidente fallimento di Mancini, quello di aver perso feeling (anche) con la squadra.

    Il 4-3-3.E’ vero, preferisco il 4-3-3, ma possiamo fare pure altro, come il 4-2-3-1. Non c’è nulla di male a cambiare. Voglio che la mia squadra sappia cambiare due-tre sistemi anche nella stessa gara, ma occorre una crescita generale dei ragazzi: ogni cosa passa dalla disponibilità e dalla qualità dei giocatori”. Certo che non c’è nulla di male a cambiare. E’ un verbo che ci spaventa un po’ dopo gli eccessi di fantasia del Mancio, ma con de Boer confidiamo in un’evoluzione. Se il transito è dal sistema random a quello organizzato, siamo tutti con lui.

    Il contropiede. (domanda riferita al marchio di fabbrica di Herrera e Mourinho) “Non voglio cambiare la storia dell’Inter, ma dobbiamo attaccare e difendere insieme. Se ci sono momenti in cui si è stanchi, si può anche giocare a tratti in contropiede. Ma mai tutti dietro e due là davanti a risolvere le cose…”.Difficile attendersi una risposta diversa da un olandese che ha giocato anche 150 partite nel Barcellona. Un tempo l’avremmo chiamato calcio totale, adesso non so. Di sicuro, alla sua squadra chiederà di fare gioco, sempre. Spalanca una porta aperta.

    Attaccanti.I miei attaccanti segnano molto, ma devono garantire il giusto apporto anche in fase difensiva. Ronando al Psv fece 30 gol ma non vinse nulla”. Problemi di orecchie che fischiano per Maurito (nell’intervista questo è solo il primo messaggio rivolto a lui). Il centravanti ideale di de Boer è la sintesi tra l’Icardi delle ultime due stagioni e il Pellè di Italia-Spagna. E Maurito ha tanti pregi ma gladiatore ancora non è, proprio no.

    Icardi.Ha solo 23 anni e ha segnato tantissimo. Sa che non è solo merito suo, ma di tutta l’Inter. Ogni giorno deve arrivare ad Appiano per diventare un giocatore migliore, in campo e fuori, curando pure il cibo e ogni altra cosa che possa alzare l’asticella. Il giorno in cui pensi di aver raggiunto il top allora sei finito”.Amen.

    Icardi 2.I suoi movimenti sono già fantastici, magari a volte deve capire che è meglio proteggere la palla e giocare semplice per l’interesse della squadra”. C’era bisogno di uno che gli facesse un po’ il culo, diciamolo.

    Quelli bravi.Banega è un giocatore fantastico, può fare tutto: giocare a ridosso di Icardi, ancor meglio qualche passo indietro, bravo pure da regista. Ha qualità, è ciò che ci serve. Uomini come lui, Candreva e Perisic sono fondamentali, perchè io amo la gente che sa giocare la palla a prescindere”. No, perchè uno dà per scontato che l’allenatore faccia giocare quelli buoni a prescindere, ma non è sempre così… Arriviamo da 20 mesi in cui lo è stato a brevi tratti, e per il resto 1-2-3 casino.

    Obiettivi. “Entrare in Champions, non ci sono storie. Il resto dobbiamo vederlo, ci proveremo”. Molto bene. E speriamo che Frank non sia uno che deprime le ambizioni, fossero anche eccessive. “Ci proveremo” ci piace.

    La Juve.Non è così sicuro che sia più forte dell’anno scorso. Non sappiamo se i grandi nomi sapranno anche essere squadra”. Con l’ottimismo e la positività siamo già avanti. Adesso gol, gioco e zebedeos. Cioè, viene il difficile. Tocca a te, Frank.

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