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Amelia a CM: 'Deluso dal calcio professionistico, i dirigenti italiani sono capaci solo di prendere un aereo'
Raccontaci la tua nuova vita.
"Concluso il mio contratto con il Milan, mi sono trovato in mezzo a tante situazioni particolari che non mi sono piaciute. Ho ricevuto tante offerte per continuare e rimettermi in discussione in altre piazze, ma poi ho preferito ripartire dal mio paese d'origine. Non dico addio alla serie A: resto sempre sul mercato, sono un giocatore libero, ma deluso. La mia delusione riguarda la gestione di un calcio che non predilige il settore giovanile, i nostri ragazzi. Ma vede soltanto l'estero e francamente non vedo tutta questa qualità superiore a quella italiana".
Come si riparte?
"I primi dirigenti non vanno più a vedere le partite delle primavere o delle categorie inferiori, sono capaci soltanto di prendere un aereo e andare all'estero. Il sistema deve ripartire con quei personaggi che hanno giocato e vissuto negli spogliatoi, e con presidenti e impenditori in grado di sapere che le società sportive devono essere gestite come delle aziende. Il modo migliore è puntare sulla qualità umana, sul settore giovanile in modo da tale da formare correttamente i ragazzi e renderli pronti per il grande salto. Ci vorranno tanti anni, In Germania si vedono ora i risultati dopo molto tempo. Serve passione, la federazione sa che occorre rinforzare il sistema formativo per ripartire".
Come si svolge la tua giornata tipo?
"Dalla mattina alla sera al campo. Ma il mio percorso è partito già cinque anni fa con la fondazione dell'accademia del calcio a Rocca Priora per permettere ai ragazzi del posto di esprimersi e migliorarsi. Negli anni scorsi approfittavo dei giorni liberi per venire qui e segurli, anche le vacanze estive l'ho fatte qui. Ora ci sono sempre e ho modo di seguire il progetto dedicando tutto il mio tempo. Alleno anche i "genitori". A Rocca Priora c'è un ambiente sano, quindi chi si comporta male viene rigettato automaticamente dal sistema. A livello di prima squadra, invece, do una mano a tutto lo staff cercando di far valere la mia esperienza. Sono convinto di aver preso la scelta giusta. Certo, a 32 anni è presto smettere però quello che mi sentivo era questo. Mi diverto, mi piace anche vedere questo tipo di campionati genuini e guardare i bambini correre dietro ad un pallone. Vederli migliorare giorno dopo giorno mi provoca delle emozioni fantastiche".