Calciomercato.com

  • Altro mercato, altri uomini: Virdis, l'hombre vertical sardo che disse no alla Juve e salvò Sacchi al Milan

    Altro mercato, altri uomini: Virdis, l'hombre vertical sardo che disse no alla Juve e salvò Sacchi al Milan

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    «Non andai alla Juventus non perché avevo qualcosa contro la Juve. Non ci andai perché amavo Cagliari e la Sardegna e mi sentivo in debito. Prima eventualmente di andarmene volevo contribuire a riportare il Cagliari in Serie A»
     
    «Quando le cose non funzionano le colpe non sono mai di una parte sola. Dalla Juventus me ne andai a Udine da Campione d’Italia ma se non ci fu mai amore è perché anch’io ci ho messo del mio».
     
    «In tanti si sono stupiti perché ho smesso di giocare quando lo facevo ancora in Serie A. Cosa c’è di strano? Che senso ha andare a “rubare” stipendi nelle serie minori quando sai che il meglio di te lo hai già dato?»
     
    «Non ho mai giocato in Nazionale. E allora? Ovvio che mi dispiace ma se non è successo vuol dire che c’erano giocatori migliori del sottoscritto. Il mondo funzionerebbe meglio se tutti iniziassimo a rispettare le decisioni di chi è preposto a prenderle».
     
    Basterebbero queste frasi per far capire lo spessore dell’Uomo.
    Un “hombre vertical” direbbero in Sudamerica ... e anche in questo la somiglianza con il suo idolo Gigi Riva è davvero tanta.
     
    Pietro Paolo Virdis non ha ancora compiuto sedici anni quando fa il suo esordio nella Nuorese che disputa il campionato di Serie D.
    E’ già “tosto”, è maturo e le sue doti tecniche sono fuori discussione.
    Al termine di quella stagione sono ben undici i palloni infilati alle spalle dei portieri avversari.
    Un talento del genere non può sfuggire alla squadra più importante dell’isola.
    E’ l’estate del 1974 quando Pietro Paolo Virdis mette il suo nome su un contratto che lo lega a quel Club che meno di un lustro prima era riuscito nell’impresa di portare per primo su un isola o un club del Sud d’Italia uno scudetto.
    Per Pietro Paolo Virdis è la realizzazione del sogno comune a tutti i ragazzi che in Sardegna tirano calci ad un pallone: infilarsi quella splendida maglia rossoblu e soprattutto giocare al fianco di “Giggirrivva”.
    I primi gol arrivano nella stagione successiva dove gioca con regolarità.
    A fine stagione saranno sei, non sufficienti però ad evitare al Cagliari un’amara retrocessione che di fatto si concretizza il primo febbraio del 1976 quando l’ennesimo grave infortunio toglie di mezzo Riva nel momento più delicato della stagione.
    Pietro Paolo Virdis diventa il principale referente offensivo del Cagliari nella stagione successiva quella dell’amaro ritorno nella serie cadetta.
    Al suo fianco un altro talentuoso ragazzo cresciuto in Sardegna, Luigi Piras.
    In quella stagione si assiste al vero salto di qualità del non ancora ventenne ragazzo nato a Sassari nel giugno del 1957.
    Nonostante la pressione di dirigenza e tifosi che puntano all’immediato ritorno nella serie maggiore, nulla pare influire sul gioco di Virdis, letale in zona gol e perfettamente inserito nella manovra della squadra.
    Nonostante i suoi diciotto gol l’obiettivo non viene raggiunto. Agli spareggi con Pescara e Atalanta il Cagliari colleziona solo un pareggio e una sconfitta che permettono alle avversarie di salire in Serie A.
    Le prestazioni di Virdis però non sono passate inosservate ai grandi club del Nord.
    Quando tra le diverse pretendenti spunta la Juventus pare immediatamente chiaro quale sarà la destinazione del bomber sardo.
    L’offerta della coppia “Agnelli-Boniperti” non lascia spazio a dubbi
    sulle intenzioni dei bianconeri che hanno visto in lui l’attaccante ideale per sostituire Roberto Boninsegna, arrivato ormai al crepuscolo della sua splendida carriera: due miliardi di lire, forse addirittura qualcosa di più.
    Nessuno però può prevedere quello che sta per accadere.
    Pietro Paolo Virdis non ha nessuna intenzione di lasciare il Cagliari.
    Per la Juventus, che per anni ha dovuto subire il rifiuto di Gigi Riva corteggiato assiduamente (e inutilmente!) per più di un lustro, è un rospo gigantesco da inghiottire.
    Su quanto accaduto in quelle settimane se ne sono dette tante.
    L’unica cosa che conta davvero è che Pietro Paolo Virdis avrebbe fatto la stessa cosa con qualunque squadra del “continente” perché l’amore per il Cagliari, il suo senso di riconoscenza e il desiderio di riportare i rossoblu in serie A furono le uniche vere motivazioni ... aldilà delle tristi speculazioni dell’epoca.
    Fatto sta che a fine luglio Virdis si presenta regolarmente all’appello.
    L’avvio di stagione è decisamente promettente.
    Alla prima di campionato la Juventus ospita il Catania al Comunale. 
    Il primo tempo si chiude a reti inviolate.
    Giovanni Trapattoni lo inserisce ad inizio di ripresa: finirà sei a zero per la Juventus con Virdis decisivo nell’operazione di scardinare la difesa dei siciliani.
    Nella giornata successiva arriva il suo primo gol in bianconero ed è il gol decisivo che sigla la vittoria esterna a Napoli.
    Boniperti si coccola il suo ragazzo.
    Non è stata una passeggiata convincere Virdis ma ora i segnali sono quelli classici di un attaccante in grado di fare la differenza.
    Poi, improvvisamente, cambia tutto.
    Virdis passa da una prestazione più abulica dell’altra.
    Come sempre le speculazioni corrono veloci.
    Incomprensioni con il “Trap”, mancato inserimento nello spogliatoio, nostalgia di casa ...
    Poi la ragione vera emerge: Pietro Paolo Virdis ha la mononucleosi, subdola malattia che toglie energia e lucidità.
    Virdis si deve fermare.
    Nella stagione successiva torna a giocare con buona continuità: 23 presenze e 6 reti.
    Niente di trascendentale ma il percorso per tornare ai suoi massimi livelli pare quello giusto.
    Tutto effimero.
    La stagione 1979-80 vede Virdis fare un clamoroso quanto inatteso passo indietro, anche perché condizionato da diversi guai di natura fisica.
    Con Boniperti studiano una soluzione: il ritorno nella sua Sardegna e nel Cagliari la stagione successiva.
    E’ la scelta migliore possibile.
    Virdis non solo gioca con continuità ma le sue prestazioni permettono al Cagliari, nel frattempo tornato nella massima serie, di chiudere la stagione con un brillante sesto posto finale.
    A questo punto è lo stesso Virdis che chiede a Boniperti di tornare alla Juve nella stagione successiva. Sente che non ha dato quello che poteva ai bianconeri e soprattutto sente la necessità di una “nuova partenza” dopo quella col piede sbagliato dell’estate del 1977.
    Pietro Paolo giocherà la sua migliore stagione con i colori bianconeri.
    Dodici centri complessivi in stagione e sempre presente nelle trenta giornate di campionato.

    Nonostante il grave infortunio che privò la Juventus di Bettega, con il quale Virdis stava creando un’eccellente intesa, alla fine per i bianconeri arriva il titolo, suggellato dal gol dell’irlandese Liam Brady all’ultima giornata a Catanzaro.
    Virdis ha 24 anni. Per un calciatore significa che le stagioni migliori devono ancora arrivare.
    Arriveranno ... ma non alla Juventus che decide di prescindere dal suo centravanti.
    Con Paolo Rossi
    che ha finalmente scontato la squalifica, l’arrivo di Boniek e Platini e il ritorno di Bettega alla migliore condizione fisica per Virdis non c’è più posto.
    La sua nuova destinazione è Udine.
    Può sembrare un passo indietro ma in realtà l’Udinese del Presidente Mazza sta facendo le cose in grande. Una struttura organizzativa di prim’ordine e una grande capacità di muoversi sul mercato con acume e saggezza.
    Intanto a Udine ritrova l’amico e compagno di squadra alla Juve Franco Causio e poi in squadra ci sono calciatori di livello assoluto come Massimo Mauro, il bomber Paolino Pulici , l’attaccante jugoslavo Ivica Šurjak e il difensore brasiliano Edinho.
    La prima stagione per Virdis sarà ancora una volta condizionata da un grave infortunio ma sarà quella successiva che vedrà l’attaccante sardo giocare come sa.
    Ventinove presenze e dieci reti nella stagione che il popolo friulano ricorderà in eterno per l’arrivo del brasiliano Zico, uno dei calciatori più forti del pianeta.
    Un finale di stagione  deludente precluderà all’Udinese di qualificarsi per una competizione europea.
    Ma qualcosa di importante e di decisivo nella carriera di Virdis sta per accadere.
    Nils Liedholm, il nuovo allenatore del Milan, lo vuole nell’organico dei rossoneri.
    Non è una scelta facile perché a Udine Virdis si è inserito perfettamente ma le sirene di un grande club come il Milan sono troppo suadenti.
    Con lui in quell’estate arrivano giocatori importanti come Agostino Di Bartolomei (che Liedholm ha portato con sé da Roma), il portiere Giuliano Terraneo e due nazionali inglesi: l’esperto Ray Wilkins e il giovane ariete Mark Hateley.
    Arriva un quinto posto finale di tutto rispetto che vuol dire per i rossoneri tornare a giocare in Europa e arrivano anche prestazioni di assoluto livello ... su tutte la vittoria nel derby di andata suggellata dalla storica “testata” di Hateley su cross al bacio di Virdis.
    La stagione successiva vede l’arrivo di Paolo Rossi ma le discrete prestazioni sul campo si scontrano con una realtà societaria drammatica.
    Il Presidente Giuseppe Farina è pesantemente contestato e dopo poco si viene a sapere della disastrosa situazione economica della società.
    Dopo un periodo di incertezza arriva la svolta, che per il Milan sarà addirittura epocale.
    Il 20 febbraio 1986 Silvio Berlusconi diventa il presidente della società.
    Dopo un anno di transizione (chiuso con la qualificazione in UEFA dopo lo spareggio con la Sampdoria e con Virdis brillante capocannoniere del Milan con 18 centri complessivi) nell’estate del 1987 Berlusconi avvia la sua rivoluzione.
    A fine campionato sulla panchina si siede un allenatore visionario e appassionato ma dal curriculum decisamente poco importante: si chiama Arrigo Sacchi, viene dal Parma dove ha condotto i crociati ad un ottimo settimo posto nella serie cadetta, ma che ha letteralmente “rapito” Berlusconi con le sue tattiche innovative e coraggiose e con il suo rigore etico.
    La scommessa di Berlusconi si rivela vincente.
    In una difesa già consolidata e solidissima con Franco Baresi, Filippo Galli, il giovane Paolo Maldini e Mauro Tassotti, gli interventi principali riguardano il centrocampo e l’attacco. Insieme a Carlo Ancelotti e Angelo Colombo arrivano due olandesi che diventeranno decisivi nella trasformazione della squadra.
    Si chiamano Ruud Gullit e Marco Van Basten.
    Sarà una stagione memorabile chiusa con uno scudetto meritato quanto inatteso alla vigilia.
    Virdis sarà il miglior marcatore dei rossoneri e sue saranno due delle reti in quella considerata la partita della svolta decisiva delle sorti del torneo: la vittoria contro la capolista Napoli al San Paolo del primo maggio del 1988.
    Saranno due stagioni memorabili per Pietro Paolo Virdis e per il Milan, chiuse idealmente il 24 maggio 1989 nella finale di Coppa dei Campioni stravinta con lo Steaua di Bucarest e dove, nonostante i guai fisici, a Virdis viene data la possibilità di entrare nel tabellino dei giocatori del Milan scesi in campo quella sera.
    A trentadue anni si chiude anche questo capitolo della carriera di Virdis, sicuramente il più ricco di trofei, di soddisfazioni e ... di gol visti i 77 gol segnati nelle sue cinque stagioni rossonere!
    L’ultimo capitolo è a Lecce, chiuso purtroppo con una retrocessione ma che sarà per Virdis un’altra appagante esperienza umana e professionale, sia per l’impatto con la città sia per la possibilità di lavorare con un altro grande del nostro calcio che, per stessa ammissione del bomber sardo, è stata una delle persone migliori incontrate nel suo percorso di calciatore.
    Carlo Mazzone.
    Nell’estate del 1991, a soli 34 anni, Pietro Paolo Virdis dice basta.
    E questo nonostante sul suo tavolo ci siano offerte importanti.
    Virdis è proiettato al futuro.
    Si iscrive al corso allenatori a Coverciano insieme all’amico Carlo Ancelotti.
    Poi però si prende un lungo periodo di riflessione e forse perde qualche “treno” importante ... ma nel frattempo si è fatta strada dentro di lui una passione più importante e per di più condivisa con la moglie Claudia: quella per il buon cibo e il vino di qualità.
    Nel 2003 nasce nel centro di Milano “Il gusto di Virdis”, piccolo ma accogliente ristorante dove Pietro Paolo ha trovato la sua piena realizzazione e dove è sempre pronto ad accogliere i clienti illustrando loro le prelibatezze (spesso provenienti dalla sua adorata Sardegna) e ... a fare due chiacchiere sul calcio di una volta.
     
    ANEDDOTI E CURIOSITA’
     

    Pare che Boniperti, che quando venne a conoscenza del rifiuto di Virdis si trovava già in Sardegna , dopo una caccia degna nel miglior film d’azione sia riuscito a rintracciare il suo orgoglioso attaccante e a trovare con lui l’accordo per il trasferimento a Torino ... nello scantinato di un negozio a Santa Teresa di Gallura!
     
    Nella stagione in cui il Cagliari sfiorò il ritorno in Serie A perdendo gli spareggi con Pescara e Atalanta si rivelò purtroppo decisiva per i sardi la sconfitta a tavolino inflitta dal giudice sportivo. Al termine del primo tempo al rientro delle squadre negli spogliatoi un arancia lanciata dagli spalti colpì al volto il difensore leccese Ruggiero Cannito.
    Il calciatore non rientrò in campo nella ripresa  e fu anzi portato in ospedale.
    Il giudice sportivo inflisse lo zero a tre a tavolino giudicato da tutti  una sentenza esagerata e ingiusta ... ma quei due punti persi si rivelarono decisivi nella corsa alla promozione.
     
    Sono stati in molti a raccontare che Pietro Paolo Virdis salvò in due occasioni la panchina ad Arrigo Sacchi. Dopo la sconfitta interna con l’Español di Barcelona del 21 ottobre in Coppa UEFA si parlò della partita successiva a Verona come “ultima spiaggia” per l’allenatore romagnolo. Il Milan vinse quell’incontro per una rete a zero e fu proprio Virdis a segnare il gol della vittoria.
    Alquanto secca e definitiva la versione dello stesso Pietro Paolo in proposito.
    «Tutte scemenze. Berlusconi non avrebbe mai licenziato Sacchi. Aveva in lui una fiducia assoluta, totale. E anche noi giocatori credevamo nel percorso che lui aveva intrapreso».
    Quindici giorni dopo il Milan, pareggiando zero a zero in Spagna, viene estromesso dalla competizione europea.
    La partita successiva è un’altra trasferta, stavolta a Pescara.
    ... a scanso di equivoci è proprio Virdis a segnare il primo e decisivo gol che darà la vittoria ai rossoneri.
     
    Decisamente particolare quanto accadde a Virdis una volta arrivato a Lecce.
    Il suo partner d’attacco è un altro “Pietro Paolo” come lui!
    E’ argentino, è rapido, ha buona tecnica e “vede” la porta: si chiama “Pedro Pablo Pasculli”!
     
    Nella storia del calcio italiano solo quattro attaccanti hanno vinto la classifica dei marcatori della Serie A senza aver mai giocato una sola partita in nazionale.
    Si tratta di Rodolfo Volk, di Igor Protti, di Dario Hubner e ... di Pietro Paolo Virdis.

    Altre Notizie