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    Altro che Juve-Napoli, ecco perché la Premier ci riconcilia col calcio

    Altro che Juve-Napoli, ecco perché la Premier ci riconcilia col calcio

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Manchester City-Liverpool ha entusiasmato i tifosi italiani almeno quanto quelli inglesi. E’ stata una partita vibrante, giocata a un ritmo altissimo, emozionante, ma anche piena di strafalcioni. Per esempio il modo in cui Lovren, difensore centrale dei Reds e della Croazia vice campione del mondo, si è fatto uccellare da Aguero sul primo gol della partita è da ragazzi: ha permesso all’argentino, che aveva le spalle
    rivolte alla porta, con Lovren che peraltro lo stava marcando nella maniera corretta, di girarsi e scaraventare la palla sotto l’incrocio dei pali. E’ da rimarcare la prodezza del Kun, ma al tempo stesso la dormita del difensore croato non è degna di un titolare della prima squadra della Premier League. E Lovren ne ha combinate altre in partita. 

    E’ stata una bella sfida per come City e Liverpool si sono date battaglia, soprattutto nel secondo tempo, meno nel primo. Ma se ci limitiamo alla tecnica, e ricordiamo come esempio il calcio del Napoli di Sarri, certe gare del San Paolo erano migliori di tutte quelle inglesi come qualità di giocate. Eppure questa partita è stata indicata da molti che l’hanno seguita come una delle più belle della stagione. Che gli italiani siano attratti dal calcio inglese non è da ora. Da quando le tv a pagamento ci portano la Premier in casa abbiamo visto chiaramente quale sia la differenza col nostro campionato. Piace più il campionato inglese di quello spagnolo che pure, fino alla partenza di Ronaldo per l’Italia, poteva contare sui due tradizionali Palloni d’Oro. Piace perché è più vario del nostro, almeno in questi ultimi otto anni. Soprattutto è meno scontato. Il City che batte il Liverpool dà l’idea, anzi, la certezza di un campionato che si riapre per tutti, non solo per la squadra di Guardiola che va a -4 dai Reds, ma anche per il Tottenham che va a -6.

    Se il Napoli riuscisse nell’impresa di battere la Juve al San Paolo il 3 marzo e di andare a -6 (ammesso che la distanza da oggi al giorno dello scontro diretto resti invariata) diremmo tutti che è stata una sorpresa ma, tranne i tifosi napoletani, pochi avrebbero la sensazione di un campionato che si riapre davvero. E’ questa, probabilmente, laragione che oggi ci fa così appassionare al calcio inglese. Negli ultimi 7 anni la Premier League è andata al Manchester City (tre volte), al Chelsea (due volte), al Leicester e al Manchester United. La Serie A è andata alla Juve, alla Juve, alla Juve, alla Juve, alla Juve, alla Juve, alla Juve. E la prossima? Alla Juve. In Italia si sono divertiti solo gli juventini (e magari dal quinto in poi anche un po’ annoiati). In Inghilterra, è diverso. E quando in testa al campionato c’era il Leicester, anche buona parte delle tifoserie delle grandi escluse dalla lotta (quelle dei due Manchester e del Liverpool) ha tifato per Ranieri. La leggenda del calcio europeo non poteva nascere che in Inghilterra.

    C’è pure un’altra ragione che ci fa appassionare al calcio inglese, è più ambientale che calcistica. In quest’ultimo periodo abbiamo vissuto giorni di veleno, prima con i tragici incidenti prima di Inter-Napoli e ora con le nuove polemiche sulla Supercoppa in Arabia. Se invece ti affacci, anche solo attraverso la tv, sul campo del City, ma anche su quello meno ricco però pieno di fascino del Craven Cottage, o su quello ultramoderno degli Emirates, per non parlare dell’Old Trafford o di Anfield, ti sembra di respirare aria fresca, aria di montagna, senza la tossine delle nostre putride paludi. E’ impossibile non amare il calcio inglese.

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