Almeyda e quei 54 minuti in Norvegia: fondamentali per ritrovare se stesso
Matías Almeyda, FK Lyn 2007. The Argentine World Cup midfielder in a Norwegian club. Totally crazy and unexpected. pic.twitter.com/1FfkfHLu2w
— Exotic footballer (@RareFootballer) April 23, 2016
PURA PASSIONE - "Ha sofferto molto quando ha mollato il calcio e prima di tornare al River. E ha scoperto la depressione, ha scoperto l’assenza dal calcio, dalla sua vita". Parole di Lele Adani, ora opinionista Sky, prima compagno di squadra del centrocampista argentino, fondamentalmente un fratello. La carriera di Almeyda, chiusa la parentesi italiana, con 5 presenze al Brescia, vive di soli bassi: firma col WBA nel dicembre del 2004 e rescinde nel gennaio del 2005, annunciando il suo ritiro, salvo poi firmare, pochi giorni dopo, con l'Universidad de Chile. Altra retromarcia, improvvisa, con la rescissione contrattuale del primo febbraio, il ritorno in patria, il Quilmes, ma solo per la Libertadores, e il River, il club della sua vita, col quale trova un accordo il 5 luglio 2005. Il 9 luglio, però, altro ritiro. La famiglia, la sua fattoria, un anno di aria pulita per poi affiancare Simeone in panchina al Racing de Avellaneda. E' il 2006. Ed è lì che scatta qualcosa. Quel qualcosa che ti fa mollare casa, famiglia, certezze per volare a Oslo.
SPEZZONI - Pura passione, puro amore per il calcio. Gli scarpini, il prato verde, gli allenamenti, il sudore e la lotta, il Leone vuole ruggire ancora e ritrovare se stesso. E sempre, nel viaggio di un eroe, c'è l'allontanarsi da casa per meritarsi il ritorno. 54 minuti, divisi in due presenze, per Almeyda: debutto con la maglia biancorossoblù il 13 maggio 2007, contro l'Aalesunds, entrando al posto di Erling Knudtzon; poi, la seconda presenza, un mese e tre giorni dopo, nella vittoria per 6-0 contro l'SK Brann, prendendo il posto di Espen Hoff. E' poco, per chi riscopre ambizione e voglia di rimettersi in gioco, per chi riscopre la vita. Prima di una partita contro il Rosenborg, El Pelado decide di andare via: vuole giocare di più, si sente bene, si sente calciatore. E per questo torna in patria. E da casa, un nuovo percorso.
TORNARE A RUGGIRE - Quell'FK Lyn, club in cui ha iniziato la sua carriera europea Obi Mikel, era una squadra che stava per fallire, tanto che nel 2010 è stata dichiarata la bancarotta, con la ripartenza dalla sesta serie norvegese, lasciando casa, l'Ullevaal Stadion, cambiando nome (ora si chiama Lyn Toppfotball) e provando a ripartire, passo dopo passo (con l'ex Inter che sembrava intenzionato a investire nel club, insieme a Terje Liverød). Come ha fatto Almeyda, che tornato in patria ha firmato per un club di quarta serie, il Fénix, senza dimenticare il Lyn, al quale ha suggerito giocatori sudamericani, come Diego Nicolas Guastavino e Lucas Gomez, poi di nuovo per il River. "Ha sofferto molto quando ha mollato il calcio e prima di tornare al River" ci raccontava Adani. Al River ha ritrovato se stesso, la felicità e un senso. Ed è anche grazie a quei 54 minuti giocati nel freddo di Oslo che il Leone è tornato a ruggire nel suo regno.
@AngeTaglieri88