Allegri, stoccata a Sacchi, Garcia e Conte: 'Il calcio è creatività, non è una scienza esatta. Chi urla non trasmette niente'
In attesa della conferenza stampa che presenterà oggi la sfida di domani sera contro il Cagliari, Massimiliano Allegri si è concesso ai microfoni di Repubblica per spiegare ancora una volta la sua filosofia. In particolare il tecnico della Juventus, si è soffermato sul sorteggio di Champions League con il Borussia Dortmund: "Il sorteggio poteva andarci peggio, lo dice uno che ha incrociato un sacco di volte il Barcellona. Il Borussia è alla nostra portata, anche se è difficile capire quale sia il suo vero valore e soprattutto come lo troveremo a febbraio. Ma in Champions possiamo fare grandi cose. Ho un gruppo di ragazzi in gamba,che si sono rimessi in discussione, che vogliono ancora vincere. E ho detto loro che mi incazzo molto se non migliorano, perché hanno potenzialità tecniche e fisiche veramente notevoli. Lo dico anche pensando alla Champions".
IN CAMPO I GIOCATORI - Proprio pensando ai suoi calciatori Allegri conferma: "Non sono un maniaco degli schemi, non posso stare 24 ore di fila a cercare una soluzione, devo aspettare che arrivi l’ispirazione e il più delle volte capita quando non ci penso: capita che di notte cambi la formazione che avevo deciso, per esempio. Il calcio non è solo tattica e schemi".
SCIENZA INESATTA - Allegri si scaglia contro quegli allenatori come Arrigo Sacchi che credono che il calcio sia una scienza esatta: "Qualcuno vuole far passare il calcio per scienza, ma non c’è un cavolo di niente di scientifico. Sacchi ha stravolto il calcio ma a quell’epoca era più facile portare novità. È uno spettacolo, e lo spettacolo lo fanno gli artisti. Qui vogliono spoetizzare il calcio, soffocare la creatività: è questo l’errore più grande che stiamo facendo. Se togli la poesia, allora tanta vale giocarsela al computer. Possiamo parlare per ore di schemi e organizzazione, ma le partite le vincono i giocatori. Se hai Messi, parti già quasi da 2-0. Con Ronaldo idem".
FRECCIATE A CONTE E GARCIA - Altre frecciate Allegri le riserva agli allenatori urlatori: "Se l'autorevolezza di un allenatore deriva dall'urlare, io non ne ho. A me chi urla non trasmette niente, mentre ci sono persone che parlano piano e infondono sicurezza, anche timore. Ma il mondo della leadership è ancora tutto da scoprire, per noi allenatori. Una parola detta in un certo modo può cambiare le cose. Forse è in questo campo che si può sorprendere. Il lavoro di noi allenatori serve a dare un’organizzazione, un’identità, delle indicazioni. A impostare la fase difensiva soprattutto quando stai attaccando. Non sminuisco l’importanza dell’allenatore, ma il suo compito principale è mettere a loro agio i giocatori".
IL TALENTO SOPRA TUTTO - "Se hai gente come Ibra, Seedorf, Pirlo, Tevez, Nesta, Thiago Silva, Bonucci è a loro che ti devi affidare. Se gli schemi servissero a vincere, perché il Real Madrid ha speso cento milioni per Bale, che molto semplicemente dribbla, tira e spacca la porta? In Italia se vai a vedere una partita, ti segni su un foglietto il modulo, t’addormenti e dopo un’ora ti risvegli, trovi i giocatori esattamente nelle stesse posizioni di prima. In Europa fai invece fatica a capire come gli altri giocano, non c’è rigidità".