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Allegri sbaglia, Irrati peggio di Orsato, ma lo scudetto della Juve sarà meritato
Due mancate espulsioni che hanno segnato altrettanti snodi decisivi. A San Siro la partita era sull’1-1 e tutto sarebbe stato possibile, anche il vantaggio dell’Inter che poi è arrivato pur con l’uomo in meno (fuori Vecino per fallo su Mandzukic).
Questa volta, invece, la situazione sarebbe stata agonisticamente più drammatica: sotto di un gol (rigore trasformato da Simone Verdi) e di un uomo (Rugani, appunto), contro un Bologna organizzato e fortunatamente non arrendevole, la Juve avrebbe rivisto le streghe.
Ora è vero che senza Mandzukic la squadra di Allegri ebbe la forza di sbancare Udine con un tonitruante (2-6), ma questo Bologna è più resistente di quell’Udinese e la vittoria - l’unico risultato che serviva ai bianconeri per tenere a distanza il Napoli - non sarebbe stata per nulla scontata.
Se a tutto questo aggiungiamo che sul secondo gol della Juve, Khedira ha spinto Keita prima di ribadire nella porta vuota (grave errore di Mirante, l’unico in una partita eccellente) abbiamo il quadro completo.
La Juve vincerà certamente il settimo scudetto consecutivo, il quarto di fila per Massimiliano Allegri, ma questo finale di campionato è stato troppo condizionato dagli errori arbitrali. Se il Var non sarebbe potuto intervenire con Orsato (fallo a metacampo tanto grave da comportare il giallo senza l’ausilio di tecnologia), Irrati ha avuto tutto il tempo per prendere la decisione giusta. L’atterramento di Crisetig da parte di Rugani era vistoso e l’arbitro ha indicato subito il dischetto. Tuttavia ha estratto il giallo e non il rosso come previsto in casi del genere (il bolognese è stato atterrato a pochi metri da Buffon). Grave non che l’arbitro sbagli (può capitare), ma che non si corregga, rivedendo l’azione alla Var. Peggio ancora che Mariani, di fronte al video, non gli ricordi di provvedere con l’espulsione.
Eppure, tra il rigore fischiato e il rigore tirato, sono passati tre minuti e mezzo. Perché non è stato cambiato il provvedimento disciplinare?
Sicuramente non lo sapremo mai, ma penso che quanto accaduto allo Stadium sia più grave di quanto successo con l’Inter. Perché questa volta, oltre a Irrati, non ha funzionato Mariani, ovvero l’addetto al Var.
Detto tutto questo, a due giornate dalla fine del campionato, la Juve ha realizzato 91 punti. Difficile per tutti - non solo per i detrattori - sostenere che non abbia meritato di vincere. A maggior ragione perché il Napoli non ha approfittato dei piccoli inciampi (0-0 a Ferrara con la Spal) o dei rallentamenti (1-1 a Crotone) dei bianconeri. Neppure avere vinto a Torino è bastato, come avevo scritto a Sarri, quando la sua squadra ha cominciato a smagnetizzarsi. Firenze è stata un’autentica ghigliottina.
Allegri, dunque, raggiungerà almeno un traguardo (mercoledì ha la Coppa Italia) al contrario di quanto gli avevo preconizzato dopo la sconfitta interna con il Napoli. Resta, comunque, un allenatore bravo nella gestione delle risorse e molto meno bravo nella scelta di uomini e sistemi di gioco.
Contro il Bologna ha sbagliato ancora una volta riesumando l’ormai vetusto 3-5-2 (ha avuto paura di prendere gol), rivisitato in corsa con l’ingresso di Douglas Costa. Non la strategia, ma l’ingresso di un potenziale campione ha fatto virare una partita che stava diventando delicatissima, anche per colpa della leggerezza di Buffon. Suo il passaggio corto a Rugani da cui è nato il pasticcio e il rigore del Bologna. Poi, per la verità, Buffon ha rimediato al 14’ della ripresa (si era sull’1-1) quando ha deviato sul palo un tiro ravvicinato di Krafth.
La Juve, ancora una volta, ha rimesso in equilibrio la partita grazie ad un autogol (De Maio su cross di Cuadrado al 7’ del secondo tempo), ha raddoppiato con Khedira (cross di Douglas Costa al 18’) e triplicato con Dybala (24’) ancora su assist del brasiliano.
Il più ormai è fatto, ma le polemiche e le recriminazioni del Napoli sono sull’orlo del vaso e presto esonderanno.