AFP/Getty Images
Allegri, questa Juve è da Champions! Benatia come Koulibaly, giusto il rigore
Per il resto, nulla da eccepire sulla qualità del gioco (primo tempo a livello Champions), sull’equilibrio tra i reparti, sull’armonia della manovra (molte verticalizzazioni, altrettanti inserimenti), sul pressing incesssante, sulla solidità difensiva.
La Juve non è una squadra catenacciara (mette sempre molti metri tra la sua ultima linea e la porta), ma una squadra organizzata. Il secondo tempo sarebbe potuto durare anche il doppio, l’Atalanta non avrebbe mai fatto gol perché i bianconeri avevano nove uomini in venti metri. Nessuno di loro lavorava passivamente, nessuno aspettava, ma tutti attaccavano la palla e gli avversari.
C’è da chiedersi come mai la Coppa Italia abbia avuto il potere di trasformare una squadra che, contro il Genoa e il Chievo, era sembrata piccola, avara, opportunista e fortunata. Tanto da compiacersi di se stessa e del suo pragmatismo ormai fuori moda.
Può darsi che l’avversario (l’Atalanta aveva eliminato il Napoli nel turno precedente) che sabato, a Sassuolo, aveva anche risparmiato alcuni titolari, le abbia fatto ritrovare stimoli smarriti in campionato.
Può darsi che la preparazione della partita sia stata particolare e che la scelta di Allegri di schierare la migliore formazione possibile abbia fornito un segnale forte.
Può darsi che le fatiche fisiche (si è parlato di un intenso lavoro atletico) stiano scomparendo e che la migliore condizione sia tornata.
Può darsi tutto. Sta di fatto che fatico a ricordare, in questa stagione, una Juventus così articolata e spettacolare.
La vittoria non è un caso, ma una conseguenza di una partita a ritmi altissimi (il primo tempo almeno), tra due squadre molto fisiche (ricche di centrimentri e muscoli), per nulla disposte ad accontentarsi, disponibili alla corsa e al sacrificio.
Hanno deciso due uomini del destino. Gonzalo Higuain, quello che nelle ultime prestazioni era stato tra i peggiori. E Gigi Buffon, assente da più di due mesi, quarantenne da un paio di giorni, destinato a pensare (e a farci pensare), per qualche tempo, se il suo ritiro sia possibile, opportuno o, più semplicemente, rinviabile.
Nel frattempo, Buffon ha parato il rigore che, al 25’ del primo tempo, avrebbe potuto portare l’Atalanta in parità, dare alla gara un altro svolgimento, lasciare ai nerazzurri una porta semi-aperta verso la finale (il ritorno si giocherà il 28 febbraio allo Stadium).
Buffon non si è limitato a questo. Perché se è vero che l’Atalanta ha tirato poco (due volte nello specchio in tutta la ripresa), lui ha sempre mostrato sicurezza, disinvoltura, massima attenzione. E’ ancora un gatto. Mancavano quattro minuti alla fine e, su un pallone che si è smorzato in area, l’Atalanta ha avuto un’opportunità ghiottissima. Buffon, reattivo come quando aveva la metà dei suoi anni, si è buttato in avanti sventando un gol quasi sicuro.
Non sarebbe giusto, però, fermarsi alle prodezze del portiere. Sia perché il gol di Higuain (3’ minuto del primo tempo) è stato altrettanto importante. Sia perché il centravanti ha giocato una partita sontuosa (68 palloni giocati, una conclusione che ha sfiorato la traversa, la difesa e l’amministrazione della palla come misura di alleggerimento).
L’argentino è apparso in forma smagliante per quanto ha corso e come ha corso, per i dribbling ritrovati, per il costante pericolo portato alla porta avversaria.
L’unico interrogativo che riguarda lui e la Juve è il seguente: Bergamo e una prova ai limiti della perfezione è la regola o l’eccezione? Domenica c’è il Sassuolo e, probabilmente, capiremo meglio.
P.s.: l’arbitro Valeri ha giustamente assegnato il rigore all’Atalanta, dopo aver rivisto l’azione al video, come previsto dal designatore Rizzoli. Quel che colpevolmente non ha fatto Mazzoleni a Napoli. Quanto al braccio di Benatia era nella stessa posizione di quello di Koulibaly. Perciò, come ho scritto ieri nell’articolo su Sarri, al Bologna manca un rigore. Sia detto perché ci vedo, penso con la mia testa e, fortunatamente, non sono mai stato servo di nessuno.