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    Allegri non ne può più: finché dura...

    Allegri non ne può più: finché dura...

    • Fernando Pernambuco
    Allegri non ne può più. Aggiungiamo: felicemente non ne può più. In troppi dicono e scrivono che la Juve non gioca bene e lui, allora, non la manda a dire. Già qualche settimana fa era sbottato: “Se c’è qualcuno che si vuole divertire, vada al circo!” Ora, dopo Chievo-Juventus ha ribadito, fra l’altro, che in “Italia c’è la moda di dire che la Juve gioca male.” 

    Spesso, nella contraddizione nasce la verità. Infatti hanno ragione entrambi: Allegri e  chi critica il gioco della Juve. Allegri (qui sta la felicità del suo “risentimento”) perché è primo in campionato con 4 punti di vantaggio sulla Roma, 5 sul Milan, addirittura 9 sul Napoli e con la qualificazione in Champions a portata di mano. Ma ha ragione anche chi sostiene che il gioco della Juventus non convince. Non lo dicono solo i giornalisti, gli addetti ai lavori, lo dicono anche molti tifosi che notoriamente, si sa, sono dediti alla religione del risultato.

    Quando ha convinto veramente, quest’anno, la squadra bianconera? Mezz’ora col Sassuolo, contro il Cagliari e contro la Dinamo Zagabria. Un po’ poco no? Sì un po’ poco a vedere come tenda a subire il gioco e a contare i goal presi (9, anche se significano la difesa meno perforata). Troppo spesso più che giocare di rimessa per scelta, i bianconeri sembrano costretti a sbandare sotto i colpi degli  avversari: si chiamino Udinese, Lazio, Napoli, Siviglia, Lione, Chievo… Perfino col Palermo la Juve ha fatto molta fatica. Certo, il risultato è un toccasana per tutte le stagioni, ma nelle due partite contro il Lione, una squadra non di primissima grandezza, la sofferenza è stata massima. E col Napoli, con l’Inter? Forse solo col Milan la Juve è in credito nei confronti della dea bendata.

    Siccome, come dice Allegri, “il calcio non è una scienza esatta, ma un’arte”, il risultato aritmetico, i 3 punti, non basta o meglio, si presta ad essere interpretato. E l’interpretazione dice che il male oscuro, anzi patente, della Juve è il centrocampo. E’ stato detto a più riprese e forse si poteva arguire anche sulla carta: Lemina, Hernanes, Sturaro, Pjanic, Asamoah, combinati nei modi più svariati, non filtrano benissimo e creano troppo poco. Né tutto può finire sulle spalle di Marchisio. Alla Juve funzionano le fasce (Alex Sandro e Cuadrado), ma in mezzo non c’è la proverbiale virtù. Le assenze di Vidal e Pogba sono pesanti, Kedira va centellinato e quindi Allegri fa di necessità (ossi il risultato di un mercato squilibrato) virtù. Gli infortuni dettano il resto della formazione e della scommessa. Una squadra con due centravanti che rischiano d’ “intrupparsi”, una difesa strenua esposta a troppe folate, una zona nevralgica (davanti alla difesa e dietro all’attacco) mal presidiata, un gioco illuminato solo dagli strappi di Cuadrado e sostenuto dal martellamento di Alex Sandro. Con un Pjanic che per 10 volte passa la palla indietro a 5 metri e per una volta effettua un lancio in vanti (il problema, certo,  è anche di chi non detta il passaggio)  è difficile non avere la squadra divisa in due tronconi. L’abnegazione di Higuain, pendolo perpetuo a tutto campo, rischia davvero di snaturarlo, tenendolo troppo lontano dalla sua area d’elezione, quella di rigore.  Nell’ ultima partita, paradossalmente con la sua uscita dal campo e la sua sostituzione con un terzino, si sono aperti gli spazi per i centrocampisti. Ma sembra questa la soluzione giusta? Togliere Higuain per dare più aria a Sturaro?  Si potrebbe aggiungere che Hernanes contro il Chievo ha giocato bene, ma, ancora, è lui il futuro prossimo della Juve in quel ruolo nevralgico? Gli ottimisti sentenziano che se la Juve giocando male è arrivata qui, cosa accadrà quando giocherà bene? I pessimisti prendono solo l’ultima parte della considerazione: quando giocherà bene?

    Probabilmente Allegri, col centrocampo che ha a disposizione, sta compiendo un miracolo. Sta ottenendo il massimo: punti, qualificazioni, ma non il gioco. Il suo maestro, Galeone, sostiene oggi (vedi “La Gazzetta dello Sport”) che la Juve bene non ha mai giocato: “ Quale? Quella del Trap, di Capello, di Lippi, Ranieri, Maifredi?” Aggiunge, bontà sua, che Agnelli “si concedeva dei fuoriclasse come Platini, Del Piero, Zidane”. Quei fuoriclasse  però attualmente non ci sono più, vuoi per necessità (Pirlo) vuoi per scelta (Pogba).

    Marotta potrebbe fare ad Allegri un regalo di Natale di nome Witsel, ma francamente non sappiamo se la soluzione a centrocampo abbia questo nome. Intanto Max mescola le carte che ha e, fra lussazioni, affaticamenti, risentimenti (muscolari) fa buon viso a cattivo gioco. Finché dura….

    P.S. Juventinologi illustri arguiscono che arrivare secondi nel girone di Champions non sarebbe poi così male. Sembra un film già visto. Senza lieto fine, però.

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