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Allegri non gioca mai per vincere: così l'Ajax fa più paura dell'Atletico
Mi permetto solo di ripetere quanto scrissi alla vigilia della partita di Amsterdam: la Juve rischia di perdere (ed effettivamente rischiò), uno o due gol li prende di sicuro (fu bravo Szczesny), per essere serena dovrebbe segnare e magari non solo con Cristiano Ronaldo.
Ora tutti ricordano che nel finale il redivivo Douglas Costa colpì il palo, ma va detto che vincere dopo avere fatto una partita di quel genere sarebbe stato un mezzo furto. Allegri ha detto che la Juve all’andata ha sofferto venti minuti, io mi permetto di correggerlo sostenendo che lo ha fatto per tutta la ripresa tranne i dieci minuti finali.
Il problema di Allegri è che, a parte i casi disperati, come con l’Atletico Madrid, non gioca mai per vincere. Non lo fece in Spagna, non l’ha fatto in Olanda dove si poteva di più, perché l’Ajax è complessivamente meno forte e meno esperto dell’Atletico, quando perde palla è attaccabile, in difesa è vulnerabile. Mi auguro con tutte le mie forze che lo faccia almeno allo Stadium. Aspettare per ripartire - come sei giorni fa - sarebbe un suicidio.
E nemmeno si può caricare la partita solo sulle spalle di Ronaldo. E’ un fuoriclasse, è stato preso per fare gol decisivi, si allena con una sistematicità tale da avvicinarlo ad una macchina, ma resta un umano. Molto particolare, ma umano.
Se, dunque, non avrei dubbi a proposito dell’atteggiamento da tenere, meno che mai me ne farei sulla formazione. Stabilito che Chiellini è ancora out, Szczesny è il portiere disponibile (Perin non andrà nemmeno in panchina) e che il sistema di gioco sarà il 4-3-3, schiererei Cancelo a destra e Alex Sandro a sinistra con Rugani e Bonucci centrali. In mezzo Pjanic, al suo fianco Emre Can e Matuidi. Davanti Bernardeschi, Ronaldo e Kean.
Perché Kean?
Perché quando gioca segna e, se anche non segnasse, sa fare movimenti compatibili con ciascun compagno.
Perché è veloce e sa attaccare la profondità.
Perché a Ferrara è stato preservato proprio per l’Ajax
Perché Mandzukic ha un ginocchio infiammato e, nell’ultimo allenamento, ha spiegato che non ci sarà.
Per cominciare con Kean non serve coraggio, ma raziocinio. Se, come ha detto Allegri qualche giorno fa, una volta eluso il primo pressing nella metacampo dell’Ajax trovi il deserto, non si capisce perchè non dovrebbe essere Kean a giocare di punta. E siccome è una partita da vincere e non da pareggiare 0-0 mi terrei buoni sia Douglas Costa, sia Dybala. Il brasiliano, che al massimo potrà giocare mezzora, possiede accelerazioni inedite che si determina con dribbling agili. A partita in corso - e qualsiasi sia il risultato - va inserito perchè può determinare sconquassi.
Tuttavia resto convinto che le partite in equilibrio si vincano soprattutto con la forza mentale. E che questo accada ben prima di andare in campo. Certo se Allegri ha ancora in piedi l’idea del 3-5-2 con Emre Can accanto a Rugani e Bonucci, De Sciglio e Cancelo esterni, un centrocampo con Pjanic, Bentancur e Matuidi, in attacco Ronaldo e Bernardeschi, allora siamo molto lontani da un’idea di aggressività. Così come se fosse percorsa l’ipotesi di un 4-4-2 conservativo costruito con De Sciglio basso e Cancelo alto.
Allegri ha annunciato che deciderà in mattinata, ma un’idea in testa ce l’ha. Non vorrei che, alla fine, fosse la doppia esclusione, almeno all’inizio, di Dybala e Kean.
In ogni caso c’è tensione nell’aria: l’Ajax fa quasi più paura dell’Atletico Madrid e la Juve fatica a nasconderla.