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    Allegri: 'Io alleno così. Con Berlusconi...'

    Allegri: 'Io alleno così. Con Berlusconi...'

    L'Allegri privato, quello fuori dal campo, si racconta al magazine GQ. Una bella intervista per conoscere meglio l'allenatore della Juventus: "Appena posso vado a  casa per sentirmi di nuovo Massimiliano, giocare  a briscola con gli amici, correre nel gabbione dei Bagni Fiume ­fino a farmi venire le vesciche. La maglia della mia prima squadra, quella dei  portuali, la indossai a 9 anni. Giocavamo con il sole, con la pioggia, persino con la neve. Certe  volte, tornando a casa, pareva che nella borsa avessi il piombo. La prima squadra che mi offrì un contratto, il Cuoiopelli, pagò il mio cartellino  6 milioni di lire. Avevo 17 anni. Ero felice. Eccitato. E ora? Mi piace il cazzeggio. Mi dà grande gioia. Rasserena,  rimette in pace con il mondo. Lo consiglio ai miei giocatori. Non si può essere concentrati  per 24 ore al giorno. È un indizio di malattia. Che allenatore sono? Amico no, carceriere mai. Non recludo i  calciatori, li responsabilizzo. Le soluzioni devono trovarle da soli. Altrimenti quando saranno  senza aiuto non sapranno a che santo votarsi. Detesto gli yes-men e cambio idea perché non la considero una debolezza, ma un modo di crescere. So di non avere sempre ragione. Se ce l’avessi e dicessi solo cose giuste, sa che palle?".

     Allegri parla anche dei presidenti che ha avuto: "Cellino, Berlusconi, Squinzi, Agnelli, Gaucci,  Piero Camilli, con la sua follia, a Grosseto. Tutti importanti. Berlusconi mi esonerò? Me lo comunicò Galliani, poi il giorno dopo  mi telefonò Berlusconi. Hanno romanzato tanto, inventando dissidi e complotti, ma la verità è che con il Berlusca ho sempre avuto un ottimo rapporto. È simpatico. Anzi, molto simpatico.  Poi se mancano i risultati ci si può dividere, ma il rispetto reciproco non è mai mancato. Dopo Napoli-Juve? "Quando tutti pensano di farmi il funerale poi si  ricredono, adesso inizio a divertirmi io", dissi. Ma non porto mai rancore, è una fatica inutile. Il calcio è una chiacchiera da bar. Fanno tutti i professori, parlano di tattiche e schemi, ma la verità è che nel pallone non si inventa nulla dal ’92, dall’abolizione del passaggio indietro al  portiere. Il resto sono puttanate. Nella vita ho fatto tante cazzate e sulla mia carriera di allenatore nessuno avrebbe scommesso un mezzo caffè. «Allegri è un coglione», dicevano. «Gioca al Casinò, punta sui cavalli, ha lasciato la sposa sull’altare, è solo una testa matta». Diventare chi sono è stato sfi­dare un pregiudizio. Dimostrare che le origini hanno un senso: vengo da Livorno, sono di scoglio e lo scoglio, come si sa, è duro. A Livorno si dice: «Meglio invidiati che compatiti». Mi pare renda l’idea".

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